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IV secolo a.C.

Era l'anno di massimo splendore della formidabile Grecia. Ogni uomo era guidato da un governatore e colui che aveva colpito di più in quel periodo fu Pericle, governatore della gloriosa Atene. Ma ogni abitante della Grecia, se pur molto devoti ai loro superiori, avevano una fede che accomunava tutti; quella negli Dei. Anche se nessun uomo poté dire di essere in contatto con loro, la loro devozione era immensa.
Dall'altra parte, gli Dei guardavano la popolazione dall'altro: dal Monte Olimpo. Gli piaceva vedere come il genere umano migliorasse giorno dopo giorno.
Con il miglioramento degli uomini, gli immortali trovavano sempre una scusa per festeggiare.
Kaminari Denki, Dio della festa e del vino, organizzava sempre i migliori festeggiamenti.
Nessun Dio si tirava indietro da un festeggiamento, persino Aizawa Shota, Dio degli inferi, passava del tempo coi suoi fratelli.
Ma, da lontano, vi era un Dio che odiava quell'atmosfera: Bakugou Katsuki, Dio della guerra.

Eccola lì, una delle solite feste inutili. Lui era sempre seduto lì, su quella nuvola che sembrava tanto morbida. Bakugou guardava gli Dei con disprezzo; non erano quelle le basi per comandare la Terra.
Sapete chi guardava con maggior disprezzo? Midoriya Izuku, il metà-dio.
Se ne uscì da un giorno all'altro con una forza incredibile, guadagnandosi anche lui il posto nell'ambito Olimpo.
E chi se li ricordava da piccoli? Due dei tanti figli di All Might, Dio del fulmine, che ambiva a diventare un vero Dio immortale. Midoriya, anzi, come lo chiamava Bakugou, Deku era gracile e debole. Passò il talentuoso Katsuki, ed ebbe un ruolo importassimo.
Anche se non sembrava, lui ora aveva paura. Paura di essere superato da quel cespuglio verde.
Distolse sguardo da quella scena raccapricciante, guardando verso il basso.
Gli uomini che veneravano nei tempi, un vero spasso. Venivano ogni giorno con desideri assurdi o che potrebbero realizzare già da soli.
Una leggera risata sadica si creò sulle labbra di Bakugou.
Finalmente, riguardó il "party da sballo".
Fu un attimo.
Un colore particolare.
Uno sguardo.
Un colpo di fulmine.
Bakugou Katsuki aveva incotrato il suo sguardo.
Lo sguardo del Dio del sole, Kirishima Eijirou.
Rimasero entrambi lì, incantato dai reciproci occhi color rubino.
Finalmente, il Dio della guerra si alzò, nervoso, e se ne andò. Si rifugiò nel proprio tempo, dove vi era una casa.
Quella casa era invisibile agli umani.
Tolse il mantello e lo buttò a terra, sedendosi poi sul bordo del comodo letto.
Mise entrambi le mani in faccia, colto da mille pensieri.






"... Rosso."

Come un fulmine - BakushimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora