Twentynine

14 4 0
                                    

Avevo riempito un piccolo trolley con le cose che mi sarebbero servite di più e poi ero uscita di casa, intenta a raggiungere casa di mia nonna. Quando passai davanti a casa di Blake, la porta si aprì, rivelando sua nonna. «Dove vai, cara?» chiese, rattristata. «Da mia nonna, starò un po' da lei» dissi. Lei annuì semplicemente, incapace di aggiungere altro, così proseguii il mio cammino e, dopo una ventina di minuti, raggiunsi casa di mia nonna. Mi accolse con un forte abbraccio e mi fece sistemare le mie cose nella mia stanza, poi le dissi che sarei tornata per cena ed uscii da quella casa, andando verso il parco. Non feci nulla se non aspettare che calasse la notte e sorrisi alla vista di Peter. Da casa di mia nonna, non sarei stata in grado di vederlo, quindi restai qualche minuto a guardarlo e poi tornai verso casa. Dopo cena, mi misi a lavare i piatti, mentre mia nonna guardava la TV. «Ah, mentre eri via, è venuto un ragazzo a cercarti» disse mia nonna, raggiungendomi. Mi bloccai e la guardai, scettica: Blake era venuto qui? Come? «Sembrava preoccupato. Gli ho detto che eri uscita e lui ha detto che ti avrebbe cercata» continuò lei. Mollai immediatamente i piatti e presi la giacca. «Dove stai andando a quest'ora?» esclamò mia nonna. «Non ti preoccupare, ci metto poco» dissi, uscendo di corsa. Corsi fino a casa mia e, quando fui vicina, potei sentire il suono di un violino. Mi fermai immediatamente e chiusi gli occhi, lasciando che quella musica riaccendesse in me tutte le emozioni che la tristezza aveva spento. Camminai verso casa di Blake e suonai il campanello. Sua nonna mi aprì e mi sorrise semplicemente, facendomi salire al piano di sopra. Entrai in camera di Blake ed uscii dalla finestra, arrampicandomi sull'albero e poi sul tetto. Lui si fermò quando mi vide, ma io gli feci segno di continuare. Lui sorrise e continuò a suonare, a suonare per me, come faceva un tempo. Dopo un po', alla fine del brano, si avvicinò a me e sospirò. «Sono stato un cretino, davvero, non ci sono spiegazioni valide e so che ti ho fatta stare davvero male, per questo non merito il tuo perdono, ma lascia almeno che ti dica il perché. Ero spaventato, spaventato a morte, non mi era mai capitata una cosa simile. Qualsiasi cosa io facessi, con qualunque persona io parlassi, tu mi restavi sempre in testa e non riuscivo a mandarti via. Ero così ossessionato da te che volevo solo smetterla, smettere di pensarti e, odiando questo pensiero, ho finito con l'odiare anche te ed è per questo che mi sono comportato in questo modo, era l'unica maniera per toglierti dalla mia testa. L'ho capito solo dopo che, averti, era ciò che mi faceva stare bene davvero, che ciò che avevo bisogno non era una distrazione dal violino, ma un motivo per suonarlo» disse, tutto d'un fiato, per poi unire il mio viso col suo in un bacio travolgente. «E allora suona, suona per me» dissi, porgendogli il violino e l'archetto. Lui sorrise e riprese a suonare come mai aveva fatto prima, mentre nel cielo, Peter aveva smesso di brillare, di vegliare su di me; ormai, non ne avrei avuto più bisogno.

The end.

Through the windowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora