CAPITOLO TERZO-Una risposta geniale

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«Hai sentito?»
«Sì, una Lestrange!»
«I miei parlano della sua famiglia! Sono un po'…ecco, mi hai capito?»
«Ma poi è strana! Se ne sta sempre a leggere e puntualizzare!»
«Ci credo che poi non ha amici!»
«Non dovrebbe essere in Grifondoro!»
«In Serpeverde non la vogliamo!»
«È troppo seria per essere in Tassorosso!»
«Lasciate stare noi Corvonero!»

Melody sentiva ogni singola parte di quei commenti, ma faceva finta di nulla. Quei pensieri le entravano da un orecchio e le uscivano dall'altro. Sapeva che la sua famiglia non era certo delle migliori, dato che i suoi, quando erano ancora in vita, possedevano un villaggio e, a volte, non prestavano i soldi necessari agli abitanti. Eppure doveva ammettere che le dava fastidio che la gente perdesse tempo a commentare. Cosa volevano da lei?
Travis, poi, era terribile. Non perdeva occasione per umiliarla-magari in pubblico-su come fosse un' "insopportabile so-tutto-io".
Melody aveva pensato di stare bene, a Hogwarts. Invece, ciò di cui aveva bisogno, era un amico.
Il sabato mattina i gufi della posta stavano portando le numerose lettere che i genitori spedivano ai propri figli.
La Lestrange osservò il loro batter d'ali, finché non arrivò Feather, ovviamente senza alcun pacco o busta nel becco. La civetta si posò sul braccio della ragazza:
«Sei stata bravissima, Feather» le disse in un sussurro.
Melody sentì lo sguardo di qualcuno addosso. Si girò alla sua destra, dando da mangiare a Feather (che volò alla Guferia) e vide Adrian Hills che la guardava pallido come un lenzuolo.
Hills era-se possibile-quasi terribile come Travis. Andavano d'accordo, quei due, e non smettevano mai (mai!) di tediarla. Ad esempio, Hills, mentre lei studiava, faceva rumore apposta per distrarla o le lanciava bigliettini in classe con delle scritte che per la maggior parte delle volte dicevano:
"Tieni giù quella maledetta mano, sapientona!"
Oppure
"Perché non chiudi il becco, ogni tanto? In fondo dici solo "idiozie", come dici tu".
Lei rispondeva cose come:
"Hai fatto una ripetizione".
Non voleva abbassarsi a quel livello.
Comunque, quella mattina Adrian Hills la stava guardando come se avesse visto un fantasma. Melody non era una Legilimens, ma nel suo sguardo si leggeva qualcosa come:
"Ti prego, aiutami, fatti venire un'idea!".
Melody guardò la lettera che il ragazzo teneva in mano: una Strillettera.
«Che cosa…?» chiese.
Prima che potesse completare la frase, la busta si aprì e urlò:
«ADRIAN HILLS! GRIFONDORO?! GRIFONDORO?! TI RENDI CONTO DI ESSERE FINITO NELLA CASA DEGLI ARROGANTI E DEI VANITOSI? CORVONERO COME TUO PADRE? NO! SERPEVERDE COME ME, TUA MADRE? NO! ORA CI MANCA SOLO CHE TI SPOSI CON QUELLA SANGUEMARCIO! TROVA UNA RAGAZZA PUROSANGUE IN QUESTI ANNI, ADRIAN HILLS, O NON VERRAI RICONOSCIUTO PIÙ COME MEMBRO DELLA FAMIGLIA! SONO STATA CHIARA? COME PUNIZIONE RESTERAI A HOGWARTS ANCHE PER LE VACANZE DI NATALE. PREPARATI PER L'INIZIO DI LUGLIO, ADRIAN HILLS!»
Dopo aver calcato sul nome e il cognome finale, la voce della madre si fermò e la lettera andò in fiamme.
Melody era esterrefatta: essere così razzisti e urlare in quel modo contro il proprio figlio per la sua vera natura!
Ma poi: lei e Hills che si sposavano? Nemmeno tra un milione di anni!
Adrian si alzò e lasciò in fretta la Sala Grande, completamente paonazzo, mentre Travis rideva a crepapelle. Melody prese il suo materiale e andò a lezione di Trasfigurazione.

Si sedette al primo banco-come al solito, era l'unica già in aula-e cominciò a rigirarsi la penna d'oca tra le mani. Forse avevano ragione, dopotutto. Era strana. Sola.
«Buongiorno, signorina» disse Silente, entrando in classe «Ti vedo un po' pensierosa, oggi, Melody. Non ti arriveranno Strillettere, te lo posso assicurare».
«Non è per quello, professore» ribatté lei, con aria mogia.
«Lo so. Lo vuoi un consiglio? Leggi il retro della tua foto» disse Silente, concentrandosi a correggere.
La foto. Melody se n'era quasi dimenticata. Era un po' che non la prendeva in mano e la guardava. Frugò tra il suo materiale e, infine, la trovò. Lanciò un'occhiata al ragazzo e poi girò il foglio. C'era scritto, con una grafia ordinata:
Sii gentile e abbi coraggio.
«Professore, questo prima non c'era. Ne sono sicura!» esclamò Melody, stupita.
«Perché questa scritta compare solo a chi desidera davvero imparare una lezione. E quell'uomo è la perfetta incarnazione di questa frase. Che ho detto io, ovviamente» spiegò Silente.
«Un po' come la Stanza delle Necessità… professore, lei lo conosceva?» chiese Melody.
Silente ridacchiò:
«Oh sì. Era un tipetto ribelle, quel ragazzo. Tanto ribelle»
«Era? Nel senso che è…»
«Oh no, per fortuna! È stato un mio studente. Come tua sorella. Erano…come dire?…molto legati» raccontò il professore.
Melody era, se possibile, ancora più stupita: quel ragazzo (quel ragazzo!) impegnato con…sua sorella? Eppure lui sembrava così diverso… aveva pensato che le somigliasse, anche lontanamente, nel carattere, ma a quanto pare non era così. Il fatto che, però, Leta avesse messo la foto del suo vecchio "amico intimo" fuori dalla porta la fece confondere.
«Grazie, professore» disse Melody, guardando la scritta sul retro del foglio.
«È stato un piacere, cara. Oh! Riguardo alla Stanza delle Necessità… non ne parlare troppo in giro» le intimò lui, sorridendo.

Adrian si svegliò lentamente e si accorse di essersi addormentato sul tavolo della Sala Comune. Diamine, stava cercando di scrivere! E ci aveva provato più volte, ma nessuna risposta gli sembrava adatta alla Strillettera, perciò le aveva accartocciate e gettate per…terra? Lì non c'era proprio nulla. Nel cestino della spazzatura sì, però: una montagna di fogli stropicciati. Tornò a posare lo sguardo sulla scrivania e vide un foglio. Quella non era la sua scrittura. Non usava tutti quei riccioli, lui. Prese la pergamena, confuso, e iniziò a leggere:
"Cara madre,
mi dispiace di averti delusa, ma non avreste dovuto farvi tutte quelle aspettative su di me. Non è colpa mia se non sono intelligente come un Corvonero, o ambizioso e garbato come un Serpeverde. Né tantomeno paziente come un Tassorosso! Ma Grifondoro non è la Casa degli arroganti: è la casa dei coraggiosi, dei nobili di cuore, dei leali.
Non sono triste di fare parte di questa famiglia. Ma non sono nemmeno triste di essere diverso. È bello essere parte di una Casata importante come quella degli Hills, ma ti prego di perdonarmi.
Io non provo assolutamente nulla per quella Sanguemarcio, come la chiamate voi, ma vi prego di lasciarmi carta bianca. Posso decidere io che destino seguire. Perché è la mia vita e, perdonami, ma la vivo a modo mio.
Ti voglio bene.
Con affetto,
Adrian"

Il ragazzo restò a fissare la lettera: era una risposta geniale. Esattamente ciò che lui non era riuscito ad esprimere in tutte quelle prove. Perfetta. E sapeva già chi fosse stato: in fondo, era totalmente plausibile. Guardò verso le poltrone rosse e vide Melody addormentata, con un libro ancora aperto sulle gambe. Si alzò dalla sedia, le spostò il libro di fianco e la coprì con una coperta, dato che il camino si sarebbe spento di lì a poco. Avrebbe voluto svegliarla, ma si ricordò di ciò che pensavano l'uno dell'altra. Odio. Se ne andò lentamente nel dormitorio maschile, senza staccarle gli occhi di dosso.

~My space~
Qui c'è taaaaanta Adrelody hahaha (ho deciso di chiamarla così perché è quasi uno scioglilingua pronunciarlo!).
Nulla, spero che questo capitolo vi piaccia!
Ci vediamo presto!
Giuseppetritto9 e Camy❤

Billiant|Melody Lestrange [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora