V. Ophelia"La bella Solange nella cornice aspetta,
Solange.
Quando si veglia la prima cosa a cui pensa è lei. Dov'è? Quella notte non ha potuto chiudere occhio, fantasticando su come ucciderla, ma pensandoci solo, perché sa che non può essere toccata. Ha passato dieci minuti a tacere, mentre lei raccontava i suoi piani per l'indomani. E Dorian non ha potuto fare altro che annuire ascoltare e annotare mentalmente quello che doveva fare. La brandina cigola sotto il suo peso, ma Dorian non ci fa caso, troppo impegnato a contemplare il vuoto di quella casa. È andata via?
"Sono dentro la cornice"
Una voce, nella sua testa. La sua voce. Si alza dal materasso e si dirige verso quel dannato quadro. È lì, imprigionata in un luogo onirico e inaccessibile.
Intingi il pennello nel sangue amaro e disegna la tua morte su tela di pelle.
Lei è lì, bella e dannata. «Prendi una valigia, infilaci dentro soldi e alcuni vestiti. Mettimi dentro e chiudila. Datti una ripulita e prendi il primo treno per Parigi.» E così fa. Butta dentro un bagaglio alcuni vestiti e i soldi che ha guadagnato con l'ultimo colpo e prende il quadro in mano. È pesante, nonostante sia di piccole dimensioni. Sfiora all'incirca i 12 centimetri di altezza e non arriva nemmeno a 10 di lunghezza. Lei è lì, lo sa, eppure non si muove. Resta ferma. Lo sguardo è sempre su di lui. La mette in valigia , ignorando la voglia così forte di strapparle a morsi quel collo delicato. Chiude la cerniera. Si dà una ripulita, per apparire il più normale possibile. Un gioco che gli riesce ormai da anni. Afferra la pesante valigia ed esce casa.
Camminare per strada non è mai stato così difficile. A ogni passo sente la paura di essere scoperto crescere in lui come un mostro. Ogni sguardo che gli riserva la fiorista, o il sorriso di cortesia di un passante: solo questo basta per renderlo nervoso. Sono trascorse più o meno ventiquattrore da quanto ha rubato Solange e il pensiero di aver commesso uno sbaglio nei calcoli gli attanaglia la mente. Nemmeno quando gli agenti dell'FBI avevano bussato alla sua porta, quando aveva diciassette anni, si era sentito così spaventato. Se lo ricorda bene, quel giorno d'estate. Aveva appena organizzato una vacanza con amici per Ibiza. Due uomini alti e grossi lo avevano prelevato e portato in un posto buio e non identificato. Dorian aveva paura che avessero scoperto dell'assenza di un tutor. Ma loro già lo sapevano. Gli proposero un accordo: diecimila franchi per un lavoretto sotto copertura. A Dorian era sembrato uno scherzo che i suoi amici gli avevano rifilato, ma poi i due uomini gli avevano mostrato il fascicolo dei suoi genitori. Avevano il sospetto che fossero stati ammazzati da qualcuno e che non si fosse trattato di un incidente d'auto qualsiasi. Dorian non ci aveva pensato due volte ad accettare, speranzoso di poter scoprire qualcosa sui suoi genitori.
«Dorian, che piacere vederti! Stai partendo?» A parlare è Michelle, un ragazzo dalla pelle color cioccolato che si diverte a fare qualche lavoretto in giardino. In quel piccolo posto lo conoscono tutti, eppure nessuno sa niente di lui. Non sanno dove abita, se ha una fidanzata e soprattutto che lavoro fa.
«Sì, vado in Perù.»
Mente, mente con la capacità che solo un truffatore come lui può avere e Michelle, il povero ragazzo, ci crede, troppo ingenuo per sospettare. Dorian ci fa quasi un pensierino. Vedrebbe volentieri il sangue che si mischia con la sua pelle scura e osservarne l'effetto. Sospira, gustandosi quei piccoli attimi di fantasia. Ma poi torna alla cruda realtà. Deve prendere quel treno. Senza nemmeno mimare un gesto di saluto, corre lontano da Michelle, pentendosi a ogni passo di non aver sgozzato quella meravigliosa distesa di invitante epidermide.
È seduto sopra al sedile scomodo del treno quando una graziosa fanciulla appare di fronte a lui. È molto bella, semplice. Indossa un vestito rosa antico, con le balze. La pelle abbronzata fa da contrasto con i suoi occhi verde chiaro. Ha i capelli fulvi. Gli rivolge un sorriso timido accompagnato da un leggero cenno del capo, e poi scompare alle sue spalle. Dorian pensa subito che se ne sia andata, delicata come una farfalla, ma poi la sente ritornare sui suoi passi e sedersi proprio dietro di lui. Lo distrae. Ma Dorian non può permettersi di combinare guai, non in un posto così... scoperto. Ma quando dalla sua bocca esce una melodia intonata, non ce la può fare. Il suo cervello va in tilt, l'istinto animalesco prende il sopravvento. "Ci sono sempre le cabine dei bagni" pensa. La sua bocca si curva in un sorriso maligno. Si alza, fruga dentro la valigia e trova il cappello. Sa di essere attraente e di avere il fascino dell'uomo misterioso: è così che accalappia le sue vittime migliori.
«Salve, mi chiedevo dove fosse il bagno e non vedo altri che mi possano aiutare tranne lei, signorina...»
«Etelle, mi chiamo Etelle. Se vuole, l'accompagno volentieri.» acconsente maliziosa. Dorian annuisce grato, seguendola con una certa fretta. Sente l'eccitazione invadergli il corpo. Può solo fantasticare per il momento, ma non appena avranno varcato la soglia di quel bagno stretto le prenderà il volto e la guarderà negli occhi, prima di cessare la sua esistenza. «Ecco, è questo» gli mostra con un sorriso provocante la ragazza. Dorian lascia che Etelle si scavi la fossa da sola. Non la ferma quando entra in quel bagno volontariamente. Gli sorride complice.
Sei corpo nato bruco e rinasci farfalla marcia, bellezza effimera e sguardo colpevole.
La ragazza non ci pensa due volte a fiondarsi su di lui, bramando la sua bocca fra sospiri strozzati. Ingenua creatura. Ma Dorian brama la sua vita, la vuole strappare dalla realtà e catapultarla in un oblio fatto di voci e pensieri confusi. Non c'è nessuno nel bagno, ma Dorian apre ugualmente la porta della cabina e ci si infila dentro, sicuro che la ragazza lo segua. Ed è la vittima, per una volta, ad ammazzarsi da sola. Dorian le prende il volto fra le mani e stringe forte la presa. A ragazza mugola dal dolore e questo non fa che accrescere il suo desiderio.
Urla e invoca il nome di Dio, ti porterò negli abissi dell'inferno e brucerò la tua anima con sangue mortale.
Dorian non ha nessuna arma con cui ucciderla. E dunque, per quanto disgustosamente folle possa essere, Dorian le prende la testa piena di riccioli fulvi e la immerge in acqua. Etelle urla ancora, ma nessuno la sente. Le mani si muovono freneticamente a cercare il suo assassino. Muove le gambe, cerca di farlo cadere. Il fiato le manca e gli occhi aperti guardano la morte. In un gesto disperato finge di morire, pregando che Dorian la lasci. Ed è così che fa. Ma non appena Etelle sferra l'attacco sorpresa, Dorian preme ancora più forte la mano sulla nuca e le sbatte la testa contro la ceramica bianca. E così smette di lottare, Etelle, abbandonandosi al dolce sonno di una morte agonizzante. La sua vita si spegne come una candela quando manca l'ossigeno. Dorian la lascia andare, abbandonando Ophelia alla morte che si è scritta da sola. Lascia il bagno con un senso di pienezza. Si è calmato. Ora è appagato. Ha colmato il suo desiderio. Fra qualche ora può darsi che l'istinto si ripresenterà, ma Dorian farà passare alcuni giorni prima di tornare a dipingere la morte di qualcuno.
Si siede al suo posto, godendosi quei pochi attimi prima dell'arrivo in Francia.
Nell'abitacolo, la dolce melodia di un'Ophelia disperata.
Qualcuno nell'ombra la sua natura sospetta."
Spazio autrice
Buonsalve!
Sono viva, ma non per molto. Ho pochissimo tempo e devo ancora scrivere il capitolo VI.Si accettano suggerimenti su come scrivere venti capitoli in una settimana.
Neb
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Solange - Il quadro vivente (IN PAUSA)
ParanormalUccidi. Ruba. Scappa. Dorian è un assassino. Per mantenersi fa il ladro per persone poco raccomandabili che gli garantiscono bei soldi e pochi problemi. E quando gli viene assegnato di rubare un quadro in una casa all'asta, è sicuro di guadagnars...