Prologo

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Jonathan non aveva proprio intenzione di restituire al fratello minore il suo pallone. Non gli importava quanto aveva pianto il povero bambino, non avrebbe ceduto per nessun motivo al mondo.

-Se non smetti di piangere lo buco!-gridó-Lo juro su Díos, che lo buco.

Sotto quella minaccia, il bambino smise di piangere. Sentono dei rumori alla porta di ingresso, e corrono di sotto, lasciando perdere la palla.

Loro padre era appena tornato a casa, e loro madre gli stava togliendo la giacca.

-Papá!

-Ciao ragazzi.-disse semplicemente senza guardarli. Si diresse verso il soggiorno.-Portami una birra.-ordinó alla moglie che subito corse a prendere la birra.

I due bambini si sedettero a terra, guardando il padre. La donna tornò con una bottiglia giá aperta e lui glielo strappo di mano.

-Che cosa avete fatto oggi?-chiese ai bambini dopo aver mandato giù metà bottiglia.

-Jonathan ha preso il mio pallone e lo vuole bucare.

-Ho dovuto minacciare di farlo, se no non smettevi di piangere!

-Hai pianto?-gli chiese il padre

-Si.-rispose abbassando la testa.

Il padre gli si avvicina, lo prende per i capelli e gli solleva la testa. La donna sussultò, portandosi le mani al viso. Non le piaceva che si toccasse in modo violento i suoi figli, e valeva lo stesso anche se era il padre ha farlo.

-Escuchame, un uomo non piange mai.-disse scandendo bene le parole.-Hai capito?

-Si, papà.




Era notte, stavano dormendo tutti. Si sentivano dei rumori di sotto che si facevano man mano sempre più forti, e lo fecero svegliare. Guardò la porta con il volto ancora assonnato. Saltò in aria quando la porta si aprì di colpo, e la figura di suo padre fece irruzione in camera sua.

-Alzati!-ordinò prendendolo per un braccio e tirandolo fuori dal letto.

Lo trascinò a forza al piano di sotto, lui non capiva che stava succedendo, anche perché era stanco. Al piano di sotto c'erano almeno una decina di uomini, e la cosa lo spaventò un pochino. Ma il suo piccolo cuore prese a battere più forte quando vide due uomini che tenevano ferma, a terra, sua madre.

-Mamà.-gridò per poi lanciarsi in avanti, ma il braccio di suo padre glielo impedì.

-Dov'è Jonathan?-chiese e al sentire il suo nome il bambino più grande sbucò fuori con in mano due zainetti.-Andiamo.

-No!-gridò la donna-Ti supplico, lasciami i miei bambini. Ti prego! Ti prego!


I suoi occhi si aprono, interrompendo quel doloroso ricordo. Si mette seduto, prendendosi il viso tra le mani. Perché quel ricordo é riaffiorato proprio ora? Credeva di aver sepolto gli scheletri del passato, di on dover avere mai più a che fare con loro, e invece sono tornati a galla. Un movimento al suo fianco lo distrae dai suoi pensieri. Sorride nel vedere sua moglie scoperta dalla vita in giù. La copre per bene e poi si alza, forse un pò di aria fresca lo calmerà.

Si blocca sul primo gradino sentendo dei lamenti.

Amanda.

Si dirige velocemente verso la stanza della figlia, nata tre mesi fa. Accende la luce e si dirige verso la culla, prendendola delicatamente in braccio.

-Ehi, mi princesa. Che cosa hai? Hai fame? Shh. Andiamo a prendere il latte.

La porta con sé al piano di sotto, cullandola nel tentativo di calmarla un pò. Arrivato in cucina vede che c'è la luce accesa. 

-Zab, come mai sveglio?-chiede al suo amico

-Per il tuo stesso motivo. Solo che é Perrie ad occuparsene. Jade é andata in letargo?

-Ero già in piedi e lo sentita piangere. Volevo prendere una boccata d'aria.

-E' successo qualcosa?

Christopher sospira, scuotendo la testa piano.

-Solo ricordi.

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