Per ricominciare.

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"Non posso credere che tu l'abbia fatto davvero." Dico incredulo quando Claudio mi sputa addosso la sua spremuta con la cannuccia.
"Non te lo aspettavi? Ti ho avvisato." Disse lui ridendo ancora come un matto.

Sono passati due mesi da quella notte.In tutto questo tempo non ho più rivisto o sentito i miei genitori e la cosa mi sta più che bene, Claudio ed io invece, passiamo molto poco tempo insieme nell'ultimo periodo, decisi quel giorno stesso che volevo prendermi del tempo per me stesso, per una volta nella vita pensare solo ed esclusivamente alla mia persona, non posso dire di essere stato totalmente felice ma perlomeno ho acquisito sicurezza, non ho più paura di guardarmi allo specchio e provare disapprovazione, non amo ancora il mio aspetto ma sto imparando ad apprezzarlo. Valentina ripete in continuazione quanto io sia scemo e che se solo non fossi gay, potevo essere il suo uomo.

Il lavoro per fortuna procede più che bene, oggi è una giornata abbastanza piena in vista dei saldi e questo mi porta a distrarmi da tutto ciò che occupa in genere la mia mente.

"Mario".
Mi giro non appena sento pronunciare il mio nome ma appena capisco chi ho difronte a me faccio un passo indietro. Non posso credere che lui sia qui.
"Che ci fai qui?". Prego che qualcuno venga a salvarmi ma proprio quando hai bisogno di qualcuno, nessuno è presente.
"Ho appena staccato al bar. Scusa se mi sono presentato qui ma è da un po' di tempo che non ci vediamo, rifiuti tutte le mie chiamate e non rispondi mai ai miei messaggi. TI chiedo ancora scusa per quella sera, non so cosa mi sia preso ma volevo farlo."
"Devi andartene, sto lavorando e come puoi ben vedere sono molto incasinato."
"Ma..."
"Ho detto che devi andartene." Alzo la voce quanto basta per fargli capire quanto io sia serio.
Rimane lì fermo a guardarmi e così me ne vado io.


*Claudio*

E' passato un po' di tempo da quando ho visto Mario l'ultima volta, un po' troppo tempo.

Le mattine al bar, da quando lui non viene a fare colazione, sono diverse. A volte per vederlo, rimango ad aspettarlo un po' più in là dal negozio in cui lavora senza mai farmi vedere o chiamarlo, alle volte è sorridente mentre altre sembra triste o più semplicemente stanco.

Da quella famosa notte a casa dei suoi genitori a Milano le cose sono cambiate. Credevo che finalmente avessimo trovato il nostro equilibrio, che finalmente potevamo essere quello che realmente siamo.
Passavamo giornate intere insieme ed il più delle volte rimaneva a dormire da me, si buttava sul letto e poi si addormentava mentre gli accarezzavo i capelli. Sentivo che qualcosa dentro di me era cambiato ed ero quasi sicuro che per lui fosse lo stesso. Avevo percepito la stessa luce nei suoi occhi pieni di oscurità.

*Flashback*

Mario ed io siamo sdraiati sul mio letto a guardare un programma in tv della quale in realtà non importa a nessuno dei due. Mi sistemo meglio sotto le coperte e mi giro verso di lui, posiziono le mani sotto la guancia così da avere la testa all'altezza giusta per poterlo guardare come merita.
Credo di avere ormai il suo corpo ben impresso nella mia testa da riuscire a credere che non possa mai essere possibile riuscire a dimenticarlo eppure non ci ho mai trovato i difetti di cui tanto parla.
Immerso in quello che è il suo mondo non mi accorgo che ha ormai spento la tv ed è a pochi metri dal mio viso.

"A cosa stai pensando?".
"A niente.".
"Dai dimmelo.".
"Ti guardavo.".

Mi guarda.
Mi chiedo se quando mi guarda pensa di me le stesse cose che penso io di lui.
È in quello stesso momento che trovo il coraggio di farmi avanti e così provo a baciarlo.
È dalla prima volta che l'ho rivisto a quel dannato fiume che le mie labbra desiderano baciare le sue.
Forse da bambino non sapevo cosa volessi o cosa avrei potuto volere da grande ma adesso lo sapevo ed ero pronto a tutto.
Tutto, ma non a questo.
Cerco di realizzare quello che è successo nel minor tempo possibile anche se le urla di Mario mi rendono le cose più difficili.

"Come hai potuto provare a baciarmi?" Dice mentre toglie i pantaloncini per mettere i jeans.
"Come hai anche solo potuto pensare che io volessi baciarti?" Questa volta sta indossando la maglietta. Non riesco a rispondere, è tutto così confuso nella mia testa.
"Mario." È l'unica cosa che riesco a dire quando lo vedo uscire fuori dalla stanza.
Ancora una volta Mario è uscito fuori dalla mia vita e ancora una volta ha lasciato quel senso di vuoto.

*Fine Flashback*

Ho lasciato che il tempo scorresse e portasse con sé tutto ciò che non andasse bene lontano da lui, eppure in due mesi l'unica cosa che è davvero passata è stata: il tempo.

"Devi andartene." È stato tutto quello che è stato in grado di dirmi per la prima volta dopo mesi. Conta davvero niente per lui quello che è trascorso? Mi avrà anche mandato via dal negozio ma appena finirà il suo turno, tutto quello che potrà fare sarà ascoltarmi, dopo potrà anche andare via come se niente fosse ma deve lasciarmi spiegare.

"Mario..... Mario."
Si gira e quando vede chi è la persona che lo chiama inizia ad accelerare di qualche passo.
Questa volta non mi sfuggi Mario Serpa.
Mi alzo di fretta da quelle scale che mi hanno sorretto per ore intere e gli corro dietro fino a bloccarlo contro un muro.
"Dobbiamo parlare."
"Non ho nulla da dire, penso di essere stato abbastanza chiaro prima." Dice in tono così freddo che credo le temperature si siano abbassate di almeno una decina di gradi.
"Beh io si quindi adesso tu ti fermi e mi ascolti.
Ho provato a baciarti si e cazzo si avevo voglia di farlo e allora? Cosa c'è di sbagliato in questo?" Quasi mi si blocca il respiro quando noto il cambiamento nel suo sguardo.
"Non avresti dovuto."
"Non avrei dovuto perché? Per chi Mario?"
"Per me Claudio, per me."
Faccio un passo in avanti verso di lui.
"Non vorrai farmi credere che tu non avresti voluto."
"Ho messo la mano sulla bocca, cosa avrei dovuto fare per farlo capire?" Alza la voce.
Mi strappa un sorriso, uno di quelli che ti lasciano con l'amaro in bocca.
"Hai messo la mano perché hai paura Mario, non perché non volessi. Li leggo i tuoi occhi o i tuoi sorrisi. Sento i tuoi brividi quando la notte prima di addormentarti ti accarezzo i capelli e ho potuto sentire i battiti del tuo cuore accelerare quella notte mentre mi avvicinavo a te. Io vedo come sei quando sei con me perciò Mario continua pure a mentire a te stesso, a credere di non essere ciò che sei, continua pure ad avere paura di tutto ciò che di bello può capitare nella tua vita e continua pure a credere che tutti siano come tuo padre. Abbandonati alla tua paura se è quello che vuoi ma spera soltanto che non sia troppo tardi quando arriverà il momento per ricominciare a vivere la tua vita."

Prima di voltarmi faccio in tempo a vedere un lacrima scivolargli sul viso e solo Dio sa quanta forza mi ci è voluta a non voltarmi, a non tornare indietro e stringerlo a me.
Sono stato duro con lui ma come può pensare di superare le sue paure se non le affronta? Può davvero credere di non meritare la felicità?

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