*In questo capitolo sono presenti scene spinte.*
Il mattino seguente stranamente è Mario a svegliarsi per primo, e prima di alzarmi da questo letto vuoto mi prendo dieci minuti per pensare. Non so cosa mi aspettassi ieri sera portandolo qui, forse semplicemente mi aspettavo delle spiegazioni che però non sono arrivate, capisco che era una situazione un po' particolare, eravamo entrambi inondati di forti emozioni, quindi parlare di quella notte avrebbe peggiorato le cose, probabilmente a questo punto, è stato meglio così. Alzandomi dal letto decido che a tempo debito, avrò le mie spiegazioni. Entrando in cucina posso sentire un profumo delizioso, Mario starà sicuramente preparando la colazione. "Buongiorno..."
"Buongiorno dormiglione."
Dormiglione a me? Pff.
"Taci te che è la prima volta che ti svegli prima di me e fai la colazione per me. A proposito, dove hai trovato tutta questa roba?"
"Al supermercato che c'è sulla strada che porta qui, spero non ti dispiaccia che abbia usato la tua macchina ma è l'unica con cui siamo arrivati fino a qui."
"COSA? Spero per te che sia ancora intatta Mario."
"Tranquillo, solo un graffietto sulla fiancata ma niente che non possa sistemarsi da un buon meccanico." Sto perdendo la pazienza e lui deve essersene accorto perché si affretta ad uscirsene con un: "Stai calmo, sto solo scherzando. La tua auto sta da dio e la colazione è pronta, mettiti comodo che te la porto."
"Bene allora prendi un vassoio lì giù e portamela a letto."
"Non pensi di chiedere un po' troppo signorino?"
"Dai Mario, ti prego."
"Fila. E sappi che non succederà mai più."
Esco dalla cucina e mi rintano in camera da letto, sotto le coperte.
Non potrebbe semplicemente essere tutte le mattine così?
Poco dopo Mario entra nella camera e tra noi cala il silenzio, nessuno dei due dice o fa nulla, ci limitiamo a mangiare i pancake preparati da lui e basta.
"Devi lavorare oggi?" Decido di rompere così quel silenzio asfissiante.
"No, cioè in teoria si, dovrei fare il pomeriggio ma stavo pensando di prendermi la giornata libera avendo dei giorni liberi da recuperare, perché?"
"Niente. Volevo solo sapere se dovevo accompagnarti a casa adesso per non farti fare tardi a lavoro."
"Ah okay, comunque posso chiamare un taxi se hai da fare o se non hai voglia di riaccompagnarmi."
"Nessun problema..."
"Se ne sei sicuro tu, va bene."Cala ancora una volta il silenzio, l'unico suono che rimbomba nella stanza è il volume del televisore che non sto neanche prendendo in considerazione. Mario imbarazzato si gira ogni tanto a destra e sinistra, non sapendo cosa fare o dire.
Quando la mia pazienza arriva al limite spengo la tv e mi siedo sul divano rivolto verso di lui.
"Basta girarci attorno, dobbiamo parlare."
"Di cosa vuoi parlare?"
"Dell'altra notte." Dico deciso anche se una pare di me ha ancora qualche titubanza nel voler sapere per davvero.
"Claudio non credo ci sia qualcosa da aggiungere..."
"No Mario, esigo delle spiegazioni."
"Cosa vuoi sapere esattamente?"
"Perché ti stavi comportando in quel modo con quel perfetto sconosciuto?"
"Te l'ho detto, Francesco mi aveva detto che ti avrebbe baciato se..."
"No no, non ricominciare con questa storia che Francesco mi avrebbe baciato perché non è una giustificazione, lo fosse, se lo avesse fatto ed io ci fossi stato, le persone possono dire quello che vogliono ma poi di fatto conta quello che facciamo io e te Mario."
"Lo so, ero incazzato. Ero incazzato con te perché non mi avevi detto che Francesco sarebbe stato lì quella sera."
"Non lo sapevo."
"Ed io non sapevo che tu lo non lo sapessi. Ho dato per scontato che lo avresti saputo visto che è amico di Paolo e Paolo è il tuo migliore amico. Ed ero comunque incazzato con te anche se ero stato io da solo, a tirare le somme. Ero incazzato con me stesso per averti detto di no quando mi hai chiesto di andare a fumare e mi sono incazzato ancora di più quando ho visto Francesco raggiungerti fuori e non ti ho visto tornare subito dopo e così sono venuto fuori io. Poi dovevamo andare al Berfi's e tu hai deciso di non venire e non volevo darti nessuna soddisfazione nel tornare a casa con te, così una volta arrivato lì ho iniziato a bere per quello che era successo prima, non volevo pensarci e anche perché mi aveva infastidito che tu avessi deciso di tornare a casa anziché venire lì con noi, con me. "
"Ho sperato che tu tornassi a casa con me. Sai perché non sono voluto andare al Berfi's? Perché volevo tornare a casa con te e litigare piuttosto ma chiarire tutto quello che era successo al ristorante, ma no, tu ovviamente non potevi rinunciare alla tua serata e quindi hai preferito ancora una volta pensare ai fatti tuoi."
"Io non pensavo che tu volessi tornare a casa per quello."
"Tu non pensi mai e se pensi, pensi sempre qualcosa di negativo quando si tratta di me e poi vai a buttarti addosso il primo che capita." Alzo il tono questa volta.
"Claudio stavamo solo ballando."
"No Mario non stavate solo ballando, vi stavate strusciando e soprattutto stavate per limonarvi. Cristiano alla cena ha capito tutto e quando ha visto che le cose stavano per peggiorare al Berfi's mi ha chiamato dicendomi di venire a prenderti perché stavi male e dovevi tornare a casa mentre lui e Lore volevano rimanere ancora lì. L'avresti baciato se non fossi arrivato io?"
"Non lo so Claudio, forse si, forse no, non lo so."
Ed è in questo preciso istante che tutto attorno a me si ferma.
"Forse si."
Se non fossi arrivato io forse l'avrebbe baciato, ha un minimo di importanza per lui quello che abbiamo condiviso fino ad oggi oppure ero solo io a credere in qualcosa che in realtà non c'è?
"Mario io e te quella stessa sera, in camera mia, stavamo per fare l'amore se non mi fossi fermato, o forse dovrei chiamarlo semplicemente "sesso"? E tu qualche ora dopo, forse avresti limonato un perfetto sconosciuto mentre io me ne stavo a casa a pensarti."
"Non ho detto che l'avrei fatto."
"Hai detto "forse si". Bastava che quello si spostasse qualche centimetro in più verso di te e sarebbe successo."
"Chi ti dice che ci sarei stato? Come io non posso dare per scontato che tu accetteresti un bacio da Francesco allora io posso dire la stessa cosa."
Urlo. "Voi vi stavate strusciando maliziosamente Mario, io e Francesco non abbiamo manco mai ballato insieme, come puoi anche solo voler mettere a paragone le due cose?" Faccio una piccola pausa passando una mano nel ciuffo e tirandolo all'insù. "Stai solo cercando di arrampicarti sugli specchi, stai cercando una giustificazione dove non c'è."
"Cosa vuoi che ti dica Claudio, eh? Che mi sono sentito malissimo quando mi sono girato e ti ho visto lì? Vuoi sentirti dire che se potessi tornare indietro, tornerei a casa con te? Mi dispiace ma non si può tornare indietro e non si può cancellare quello che è successo." Questa volta è lui ad alzare i toni.
"No, non vorrei tornare indietro nel tempo altrimenti non saprei quello che so oggi."
"Cosa sai?" Mi chiede questa volta dolcemente.
"Che non posso più fidarmi di te."
"Cos'hai intenzione di fare adesso? Con gli altri intendo."
"Gli altri non sanno niente, solo Cri che non credo abbia bisogno di spiegazioni, abbiamo fatto finta di niente per tutto questo tempo, possiamo continuare a fare la stessa cosa ma in modo diverso."
"In che senso?"
"Nel senso che prima nascondevamo quello che sarebbe potuto succedere tra noi, d'ora in poi invece, faremo finta che non ci sia mai stato niente. Torniamo alle nostre vite di sempre, torniamo a fare quello che facevamo prima di rincontrarci."
"Io non avevo nulla prima di te, Claudio."
"Mi dispiace Mario, l'hai voluto tu. Questa volta è colpa tua." Prendo un grande respiro. "Hai degli amici adesso, non me, ma ne hai altri."
"Sono i tuoi migliori amici Claudio."
"Questo non implica che non possano essere tuoi amici, Mario non sto dicendo che non puoi più uscire con noi o essere loro amico, dico solo che devi fare finta che io non esista più."
Sto accusando lui ma la colpa maggiore appartiene a me perché ancora una volta sono andato emotivamente troppo oltre, nelle ultime settimane abbiamo condiviso di tutto, dal cibo al letto e ciò ha fatto in modo che mi innamorassi di lui. A quanto pare però era un sentimento a senso unico.
Non sarà facile per nessuno dei due, probabilmente, ma è quello di cui ho bisogno.
"Abbiamo bisogno l'uno dell'altro." Dice Mario dopo dieci minuti di silenzio a fissare il vuoto.
"Che ne sai tu di cos'ho bisogno io?"
"Siamo due persone diverse da quando siamo insieme Claudio."
"Non sai com'ero prima di conoscerti e posso assicurarti di essere sempre lo stesso."
Non è vero, dico mentendo.
"Non è così ." Ribadisce Mario sicuro.
Mento a lui e a me stesso, in realtà sono cambiato un sacco da quando lui è tornato.
Da quando è tornato sono cambiate tante cose, mi sono messo in gioco. Per la prima volta dopo anni ho riaperto il mio cuore ad una persona che non facesse parte della mia famiglia o dei miei amici.
Da quando Mario è tornato ho scoperto com'è condividere la propria vita con qualcuno, avere quotidianamente qualcuno per casa e non stare più da solo.
Ho scoperto cosa vuol dire aspettare qualcuno e preoccuparsi in caso di un ritardo dopo il lavoro, tornando a casa. Ho scoperto cosa significa pensare prima ad un'altra persona e poi a sé stessi.
Ho scoperto cosa si prova quando vai a dormire con qualcuno ed il mattino seguente trovi il letto vuoto ed il suo profumo tra le lenzuola.
Ho scoperto come ci si sente quando hai voglia di vedere qualcuno ma che per una qualsiasi causa, non puoi vedere, ho scoperto cosa si prova nel baciare labbra che non vorresti mai lasciare andare.
E soprattutto ho scoperto come ci si sente a casa, anche quando, casa tua è lontana chilometri e tu sei fuori al freddo della notte.
"Mi dispiace ma è proprio così."
Non so se sto cercando di convincere di più me stesso o lui.
Mi squilla il cellulare. E' Francesco. Decido di rispondere.
"Ehi Franci.."
Vedo Mario con la coda dell'occhio cambiare totalmente espressione, schiude la bocca e sgrana gli occhi.
"Stasera? Si, sono libero, ci sarò."
Ed è un attimo che mi ritrovo Mario addosso che mi strappa via il cellulare di mano e se lo porta all'orecchio.
"Ciao Francesco, sono Mario, mi dispiace davvero tantissimo ma Claudio stasera è super impegnato, è occupato con me ma se n'era completamente dimenticato, sono sicuro che non troverete mai del tempo per incontrarvi. Ciao."
Chiude la chiamata e si infila il cellulare nella tasca posteriore dei pantaloni, come se fosse suo.
"Mi spieghi che cazzo hai fatto?"
"Non uscirai con lui."
"Non dovevo uscire con lui. Lui e Paolo hanno organizzato un aperitivo a casa di Francesco e tu eri tra gli invitati, Paolo ti ha mandato un messaggio."
"Ah, beh in ogni caso stasera non ci saremo nessuno dei due."
"Ora posso riavere il mio telefono?"
Lo tira fuori e lo poggia sul tavolino accanto a noi.
"Ma si può sapere che problemi hai?"
Si avvicina e mi separa le mani che poco prima avevo intrecciato e se le stringe tra le sue per poi lasciarle andare e poggiando le sue mani sul mio viso e in un attimo mi le sue labbra sulle mie. Poco dopo chiede accesso alla mia bocca spingendo la lingua sulle labbra, oppongo resistenza per un po' e quando lui porta una sua mano nei miei capelli, decido di lasciarmi andare, ci baciamo con foga, come mai prima d'ora, porto le mani sui suoi fianchi facendolo alzare e prendendolo in braccio porta le sue gambe attorno al mio bacino.
Con lui in braccio mi siedo sul divano e così e su di me a cavalcioni, senza mai far staccare le sue labbra dalle mie.
Quando porta una mano sul mio petto penso che si sia già pentito di ciò che ha fatto e sta per allontanarmi nuovamente ed invece la porta sempre più giù arrivando alla mia intimità, poi torna su e inizia a slacciarmi la camicia e lo stesso inizio a fare io con la sua. Una volta tolta la camicia mi lascia dei baci sui pettorali e porta le mani sulla chiusura dei pantaloni, iniziando a slacciare anche i miei jeans. Si stacca e scende giù dalle mie gambe e iniziando a togliere i suoi pantaloni, mi alzo anche io e capovolgo la situazione, faccio sedere lui sul divano e mi inginocchio in mezzo alle sue gambe. Prendo il suo membro tra le mani e lo avvicino alla mia bocca. Tiro fuori la lingua e l'avvicino alla punta del suo sesso, poco dopo, lo porto nella mia bocca. Quando capisco che sta per arrivare al culmine dell'eccitazione mi allontano, so che lui non ha mai avuto rapporti sessuali con nessuno e non voglio che la sua prima volta accada così, su un divano, per quanto sia eccitante in realtà, voglio che sia speciale per lui e che possa ricordarla in maniera diversa.
Mi metto a cavalcioni su di lui e lo bacio, un bacio pieno di desiderio, da entrambe le parti. Con le labbra ancora attaccate alle sue, cerco il suo membro con le mani e lo avvicino alla mia entrata e una volta posizionato inizio piano a muovermi su e giù. Mario porta le sue braccia dietro al mio collo, facendomi avvicinare ancora di più a lui, continuo a muovermi con movimenti circolari su di lui. Mentre mi muovo su di lui, ci guardiamo negli occhi, non mi sono mai sentito così bene come in questo momento, ho dimenticato qualsiasi cosa, tranne una.
"TI amo." Lascio sfuggire dalle mie labbra queste due piccole parole che portano con sé un grande significato.
"Anche io, ti amo anch'io." Risponde Mario sorridendomi e portando ancora una volta le nostre labbra l'una sull'altra a muoversi all'unisono e mentre le nostre bocche parlano tra loro d'amore entrambi veniamo, insieme.
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Destinati ad essere.
General FictionCapitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all'improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata.