*Claudio*
Quando la sera rientro a casa dal bar spero che Mario abbia già lasciato casa mia. Oggi pomeriggio, dopo il nostro litigio sono andato via e ho pregato lui di fare lo stesso prima del mio rientro. Non riesco a perdonargli tutto quello che ho passato nei mesi scorsi, come potrei tornare con lui come se nulla fosse mai accaduto? Se solo fosse tornato indietro tanto tempo fa, allora avrei potuto superare la cosa con lui ma purtroppo le cose sono andate in modo diverso. Apro finalmente la porta di casa e quando mi ritrovo dentro l'appartamento, tutte le luci sono spente e il pensiero che Mario sia davvero andato via fa crollare tutte le speranze positive che nel pomeriggio hanno riempito la mia mente, forse avrei voluto trovarlo ancora qui, litigare ancora con lui e costruire dei ricordi nostri seppur non bellissimi. Entro in cucina e rimango bloccato sulla porta, la tavola è già ben apparecchiata per due, mentre Mario è ancora intento a finire di preparare la cena.
"Ti avevo detto di lasciare il mio appartamento prima del mio rientro." Dico quando realizzo l'assurdità della situazione.
"So che le cose tra noi sono rovinate e che tu non hai niente da dirmi ma godiamoci questa cena, dopo se vorrai ancora che me ne vada, me ne andrò e questa volta sarà per sempre.". Mi lascia un bacio sulla guancia e ritorna ai fornelli senza darmi il tempo di replicare. Okay Mario, godiamoci questa cena e poi ognuno torna a quella che era la propria vita fino a ieri, come se oggi non fosse mai esistito e noi non ci fossimo mai amati.
"Papà io lo amo", "aspetta non andare via", "non posso perderlo".
Sono queste le parole che Mario urla nel sonno, la televisione ancora accesa su quella serie tv che chiaramente nessuno dei due stava più guardando, ci metto qualche minuto prima di capire cosa fare. "Mario svegliati.", "Mario, sono io, svegliati". Quando finalmente apre gli occhi, quello ad aver paura sono io. Capisco quanto sia stato tutto difficile per lui, lasciarmi quella sera per lui voleva dire perdere l'amore ma se non mi avesse lasciato avrebbe perso la sua famiglia, ancora una volta. Capisco la paura, il trovarsi ad un bivio senza via d'uscita perché qualsiasi strada tu decida di percorrere vorrebbe dire rinunciare all'amore, che sia quello del tuo uomo o della tua famiglia. Capisco dalle lacrime dei suoi occhi quanto anche lui abbia sofferto in questi mesi e quanto l'incubo di quella sera abbia torturato non solo me ma anche lui. Capisco che nessuno dei due abbia dimenticato o smesso di amare l'altro. Capisco tutto. "Io non posso lasciarti andare ancora." dico prima di baciarlo. Non ho mai potuto dimenticare il sapore delle sue labbra, non ne ho mai voluto cercarne altre che potessero farmele dimenticare, che poi, si può mai dimenticare qualcuno che si ha amato così profondamente? "Dai alzati, andiamo a dormire nel letto." Non credo di poter spiegare a parole cosa significhi dormire di nuovo abbracciato a lui nello stesso letto che per mesi è rimasto vuoto. Quando Mario finalmente riesce a tranquillizzarsi si addormenta ed io voglio fare qualcosa per lui, per noi.
"Dai Claudio dimmi dove mi stai portando." Insiste.
"Non posso dirtelo, è una sorpresa."
"Ma hai preparato le valigie."
"Andiamo a Milano." Si irrigidisce.
"Cla, abbiamo appena fatto pace, io non credo sia una buona idea andare dai miei, forse dovremmo prima concederci del tempo, non credi?"
"Tranquillo, saremo a Milano solo di passaggio, andremo solo in aeroporto." Mario emette un sospiro di sollievo che mi fa sorridere da un lato per quanto sia buffo ma mi fa male dall'altro, vorrei non avesse più paura di noi e di nessun altro dopo quello che abbiamo passato. Capisco che ha intuito il mio malessere quando lo noto avvicinarsi a me e abbracciarmi. "Ti porterò da loro ma prima ho bisogno di te." mi sussurra all'orecchio come se ci fosse qualcuno che potesse sentire. "Mi dici dove andiamo?" chiede bloccandomi con le spalle al muro e provocandomi, passando la sua mano sopra il cavallo dei miei jeans. "Hai voglia di giocare come Mario, eh?" ride mordicchiandomi il lobo dell'orecchio. Non ho dimenticato di cosa sia capace ma non ho alcuna intenzione di cedere ai suoi giochetti così lo respingo. "Dai muoviamoci ad uscire o faremo tardi e perderemo l'aereo.", prima di uscire dalla stanza riesco a vedere la sua faccia esprimere delusione e perplessità che mi fa scoppiare dal ridere.
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Destinati ad essere.
General FictionCapitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all'improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata.