Louis ad Harry avevano da poco ripreso a baciarsi con foga, quando bastó un rumore a far cessare quel fuoco che ardeva sulle loro labbra.
"È la porta" disse Louis quasi sorpreso e mentre Harry stava per dirgli di andare a controllare, 'sono a casa! Lou! Ci sei?'
"Oddio" disse lui, che se fosse stato un tipo che si preoccupava adesso sarebbe stato in preda al panico, "Nasconditi.. oppure no, dici che sei un amico e che mi stai dando ripetizioni.. ripetizioni di matematica."
"Ripetizioni di matematica, mh, magari le dico anche che sono un patito per i giochi online.."
"Non ti ho detto di fare il nerd!"
"Dare ripetizioni di matematica è da nerd."
"Preferisci stare nel ripostiglio? Ci sono dei ragnetti simpatici"
"Tutte le ripetizioni che vuoi, geografia, matematica, ci sto."
"Bene!"
Salirono le scale e notarono la madre di Louis che aveva appena varcato la soglia della porta, teneva le chiavi dell'auto in una mano e delle buste nell'altra, era vestita in modo abbastanza giovanile per essere una signora, ma ció la faceva apparire comunque elegante. Aveva gli occhi di un azzurro gelido e i capelli castani che le ricadevano sulle spalle.
"Salve ragazzi" disse sorridendo.
"Mamma lui è Harold, mi da ripetizioni di matematica"
"Salve signora" Harry sembró imbarazzato.
"Ciao Harold, non chiamarmi signora, sono Constance" il suo sguardo era dolce e accogliente.
"E lei mi chiami solo Harry....beh, io stavo giusto andando via.."
"No ragazzino, resta pure qui per cena, ordiniamo del cinese oppure una pizza"
"Mamma, ha detto che vuole andare!"Louis ribattè.
Ma sua madre sembrava essere molto insistente ed in fine Harry si convinse a rimanere. Erano entrambi imbarazzati ma era evidente che a nessuno dei due dispiaceva, avevano ordinato tre pizze che mangiarono tra le risate e i racconti degli uomini di Costance, in altre situazioni dei racconti del genere li avrebbero annoiati ma in quel caso erano divertenti. A Louis parve inizialmente come una di quelle bizarre cenette in famiglia, anche se, prima non era mai riuscito a sentire il calore di una famiglia, si sentiva solo, sempre e comunque, quella sera no, Harry gli trasmetteva quella sicurezza e quel calore che pareva stringergli il cuore, non si sarebbe stancato facilmente di quella sensazione che tendeva a nascondere.
Dopo aver mangiato si sedettero sul divano, Constance sfilò dalla sua borsa un pacco di sigarette e ne porse una ad Harry "Non fare complimenti." Gli disse poi ed il ragazzo , con sorpresa di Louis, accettó la sigaretta. Constance ne diede una anche al figlio che ovviamente non avrebbe rifiutato, tra un tiro e l'altro usciva qualche parola ma poi gli argomenti diventarono quasi noiosi e la mano di Louis scivoló sul telecomando accendendo la tv. Vagava per i canali come per movimentare un po' l'atmosfera e cosí fu, il telegiornale stava annunciando di un omicidio alla frequentata discoteca di Wolverhampton, il "Darklight". Louis ebbe un secondo per incontrare lo sguardo di Harry e deglutire,si sentí di aver ingoiato un pezzo di vetro che ora lo stava trafiggendo.
Velocemente spense la televisione sperando che la madre non avesse ascoltato la notizia, ma evidentemente non era cosí "Celine Dawson, Celine Dawson.." si ripeteva mormorando Constance "Louis, questa cittá non è poi così grande, Celine era la tua migliore amica una volta, dovresti portarle dei fiori... Ah che disgrazia!" disse poi rattristita.
"Giá, forse dovrei" Louis era piú pallido del solito.
"Vado a fare una doccia calda" si alzó con eleganza "Ci si vede Harry, scusa la maleducazione, ma sono sfinita."
"Non si preoccupi signor.. emh Constance, grazie dell'ospitalitá!" Ma lei stava giá salendo le scale.
"Ora che cazzo faccio?" Louis era perplesso.
"Non lo so ma ci penseremo" Harry era preoccupato ma gli strinse la mano come se volesse rassicurarlo "Beh, ora vado, è tardi."
Louis annuí e lo accompagnó alla porta, aveva riflettuto per qualche secondo e poi gli aveva lasciato un bacio delicato sulle labbra che Har aveva intensificato e poi gli aveva sorriso.
Quei giorni erano passati in fretta, ed entrambi ragazzi non andavano a scuola da quasi una settimana, verso le sette del mattino lo schermo del cellulare di Louis si accense, era un messaggio di Harry, 'Buon giorno, mamma mi ha costretto ad andare a scuola, magari ci vediamo oggi!
ps. Non accoltellare nessuno xoxo'
Louis sorrise nel vedere quel messaggio e pensó che lo avrebbe aspettato all'uscita da scuola tra l'albero di acacia e la panchina isolata a pochi metri dal laghetto.
Harry lo riconobbe subito, indossava il suo leggerissimo giacchetto di jeans che faceva intravedere la t-shirt nera di cotone, sotto portava dei pantaloni stretti dello stesso colore della maglia e delle converse grigie.
"Che hai combinato?" Har rise.
"In realtá niente, sono venuto qui per passare del tempo con il mio amico."
'Amico', quella parola sembró sbagliata, una lama tagliente."E dove hai intenzione di andare?"
"Andiamo al parco.."
"Al parco?..Beh, non mi sembra proprio.."
"Un luogo adatto ad un omicida? In effetti non lo è."
"Io non volevo dire questo, stavo solo dicendo che magari non ti piace come posto, preferiresti un'altra casa abbandonata, un cimitero, un luogo piú calmo." Il tono di Harry si era addolcito di piú.
"Hai ragione ma a te potrebbe piacere."
"Portami alla casa che si affianca il cimitero, quella a nord della cittá, ne parlano tutti!"
"Ci stai prendendo gusto, eh?"
"Non immagini quanto."
A Louis scoppió una risatina coperta da un velo di malizia e poi fece cenno ad Har di affiancarsi a lui, per arrivare dall'altro lato della cittá presero la metro e poi proseguirono a piedi, raggiunsero un vicoletto sperduto che lasciava intravedere degli alberi spogli dietro un grande cancello.
Il cancello era ricoperto da vernice nera e lucida che in molti punti stava letteralmente cadendo a pezzi, sopra era appuntito e c'era uno strano simbolo, una sorta di stella a piú punte con sopra un corvo. Louis era eccitatissimo all'idea di varcare quel cancello, le cose macabre l'avevano sempre incantato sin da piccolo, non a caso Halloween era la sua festa preferita, si avvicinó al cancello sbattendolo per tentare di aprirlo ma c'era un lucchetto che lo bloccava.
"Dannazione!" gli diede un calcio, ma nulla.
"Forse dovremmo scavalcare.."
"Si, è l'unica cosa."
Con l'agilitá di un felino Louis si aggrappó al cancello e una volta in cima mise le gambe una alla volta dall'altro lato, poi con un salto atterró, era come se fosse stata la cosa piú normale del mondo, nemmeno un goccio d'affanno eppure per reggersi aveva fatto un grande sforzo che si notava solo dalla contrazione dei muscoli.
Toccava Harry che era meno agile di Louis, ma se la cavò abbastanza bene fino a quando nel passare l'altra gamba, il piede gli scivoló sul ferro e anche la mano sudata non resse piú, cadde cosí addosso a Louis. Adesso erano entrambi distesi sul terreno, Harry stava sopra di Louis che gli reggeva i fianchi, non c'era nulla che separava i loro corpi, i battiti filtravano attraverso il tesssuto sottile e Louis che fino a poco fa sembrava non aver mostrato alcun segno di stanchezza stava affannando.
"Devi fare attenzione" Sussurró sollevando Harry.
"Si, scusa" l'altro si pulí il giaccone con la mano alzandosi.
Erano andati avanti e in quei minuti c'era stato un tale silenzio, forse era l'imbarazzo, nella cantina di Louis avevano avuto un gran contatto ma quella volta erano cosí vicini da sembrare una sola cosa, e quella sensazione dava i brividi ad entrambi. Dopo un po' raggiunsero l'ingresso della casa.
"Che lo spasso abbia inizio." Il sussurro divertito di Louis bastó ad interrompere il silenzio.
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Darklight
Fanfictionun diciottenne di nome Louis Tomlison che ha passato la maggior parte del suo tempo tra galere e manicomi a causa della sua mente contorta un giorno verrá sorpreso da qualcosa,o meglio qualcuno,un ragazzo di nome Harold Styles, che riuscirá a strav...