Looks and breaths

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Sono passati otto anni da quando l'insegnante di chimica ci ha messo in gruppo assieme in seconda superiore, otto anni da quando lo conosco.

Quella mattina era speciale per me, dopo un anno terribile di superiori potevo cambiare classe, cambiare gruppo. Ho conosciuto Calum l'estate prima del secondo anno e mi stava simpatico, molto di più quando abbiamo scoperto di essere in classe assieme.

Entrai in classe e con il sorriso più smagliante cercai Calum sul retro della classe e lo raggiunsi quasi saltellando, ero davvero felice di aver cambiato classe e nulla mi avrebbe rovinato quest'anno.

Ho capito di sbagliarmi quando incrociai lo sguardo di Michael Clifford.

Aveva una certa reputazione a scuola e pur essendo in seconda era davvero conosciuto.

Bocciato in prima con credo tre quarti di insufficienze e per miracolo è arrivato in seconda, logicamente l'aiuto gli è arrivato dal mio amico Calum qui seduto accanto a me.

Quando l'insegnante arrivó in classe eravamo tutti seduti ed appena notò la mia presenza sorrise e mi fissó per alcuni secondi, si di sconcentrò prendendo il registro e facendo scorrere il dito svogliatamente sui nomi, su e giù.

"Hemmings, visto che sei così bravo farai coppia con Clifford. Ha bisogno di uno come te per superare questa scuola."

Lo sentii sbuffare dal lato opposto dell'aula, nessuno fece rumore quando si alzó e scambió il suo posto con quello di Calum che mentre se ne andava mi guardava dispiaciuto. Lo avrei voluto vicino si ma non potevo discutere contro un insegnante, e neanche lui poteva.

Mentre lei si mise a parlare io cercavo di concentrarmi sulla sua voce, avrei dovuto aiutare uno sbandato quindi dovevo studiare il doppio.

"Ehi" sorrisi senza voltarmi, mi stava guardando ossessionatamente.

"Guardami" feci no col capo provando a rimanere concentrato ma lui aveva l'intenzione di farsi ascoltare, con le buone o con le cattive.

Iniziò a farmi il solletico per circa due minuti ed alla fine cedetti e mi voltai, in quel preciso istante, mentre il verde dei suoi occhi sfumava nell'azzurro dei miei, è nato il nostro amore.

Passammo circa quattro mesi a parlarci solo durante le lezioni e per cose futili e riguardanti gli argomenti trattati a lezione, il giorno prima del ballo invernale ero in cortile con Calum a parlare delle lezioni e delle gaffe fatte degli insegnanti quando due ragazze si fermarono davanti alla nostra panchina e quindi davanti a noi.

"Ciao Luke, ciao Calum" io alzai lo sguardo strizzando gli occhi per i raggi solari e cercai il volto della ragazza. Era bionda, leggermente in carne ma davvero bella.

"Io e Mary volevamo invitarvi al ballo di domani.. Sappiamo non avete nessuno quindi" annuimmo sia io che Cal, in contemporanea, facendo ridere loro due e noi stessi.

"Certo, dopo scuola ci date i numeri così ci accordiamo stasera" sorridendo se ne andarono ed io e Cal tornammo in classe senza commenti sull'episodio.

Finite le lezioni io e Calum aspettammo davanti la nostra classe Mary e Lucy per avere il numero, loro arrivarono quando oramai era tutto deserto e se ne andarono dopo averci lasciato un foglietto.

"Te ne occupi tu, non voglio avere nulla a che fare con loro" sbuffai avviandomi all'uscita.

"Lo so, ma come potevo dirgli di no! Luke prima o poi Michael si accorgerà di te e ti parlerà" sbuffai rallentando il passo per permettergli di raggiungermi, senza dire altro arrivammo all'uscita trovando però qualcuno ad aspettarci.

"Perchè cazzo ti è saltato in testa di dire a quella zoccola che vai con lei al ballo?" Sgrano gli occhi e mentre Michael mi punta il dito al petto sento il rumore dei passi di Calum, sta arretrando.

"Io.. A dire la verità.. Perchè si" balbettai qualche parola sconnessa, non aveva motivo reale di attaccarmi giusto? Non mi ha mai parlato per quattro mesi giusto?

"Perchè si? Cazzo tu non ci andrai con lei chiaro?" Annuii sconvolto ma ci ripensai subito.

"Perchè? Michael perchè non posso andare con lei? Tu non mi conosci. Tu non mi parli. Tu mi usi solo per i compiti e per non prendere voti schifosi. Tu mi consideri una specie di tuo aiutante. Tu non hai il diritto di comandarmi. Perchè pensi di avere questo potere?" Da dove sia uscito quell'odio ancora non lo so, puntai il dito al suo petto ribaltando la situazione e lui si senti spaesato.

"Non dici nulla?" Deglutì rumorosamente rimanendo a guardarmi dritto negli occhi.

"Ti amo, o almeno credo, ma si ti amo e voglio venirci io con te al ballo." Arretrai e quasi inciampai sui miei passi sconvolto.

Smisi di respirare mentre realizzavo quello che aveva detto, era tutto vero allora.

"Luke avevo bisogno di tornare a casa, sono tornato per questo" rimango incastrato col volto nel suo collo e non faccio resistenza quando cammina verso l'uscita.

Scendo da lui per salire in macchina e tutti e tre andiamo a casa.

Rimanere solo con lui in sala è facile mentre Lisa corre nella sua cameretta per fare, come ha detto lei, un disegno a papà.

"Allora" sussurro poggiandomi sul bancone mentre lo guardo togliersi la giacca e rimanere con la maglia e i pantaloni, si siede sulla sedia davanti a me e sorride.

"Vuoi davvero rimanere li?" Annuisco incrociando le braccia ma subito capisco di aver sbagliato mentre si avvicina a me.

"Non mi guardare con quello sguardo Mic, non faremo nulla" sbuffa premendo le mani sui miei fianchi.

"Amore, per quanto ne hai col disegno?" Urla spostando il viso verso la stanza per guardare qualcosa che da qui non vede, la risposta di Lisa lo rassicura.

"Ho molto tempo, amore" la malizia con la quale sussurra amore mi fa eccitare.

"Dannazione, sei davvero qui" annuisce sfiorandomi le labbra con le sue, preme contro la mia eccitazione la sua sempre più evidente.

"Michael" gemo mentre scende a baciarmi il collo, piccoli, leggeri e veloci baci sul collo.

"Dai" mugulo odiandolo, lo sto odiando perchè mi è mancato davvero troppo.

Lentamente avvicina la mano al bottone dei miei jeans e cerco di fermarlo con un braccio ma non ho la forza.

"Sei diventato più forte, così non vale" borbotto lasciandogli slacciare i jeans e sorrido quando lo sfiora attraverso i boxer.

"Un punto per me no?" Gli sbuffo in volto facendolo sorridere, non riesco davvero a fermarlo e lui lo sa, i suoi occhi mi paralizzano e quando siamo insieme, vicini, sono totalmente dipendente da lui. E questo lo sa.

"Grazie a te sono tornato a respirare" sorrido soffiando sulle sue labbra vicine alle mie.

"Tu sei il mio ossigeno" finisco la frase sorridendo al ricordo.

Eravamo sdraiati sul suo letto, pochi mesi dopo la dichiarazione, ancora non avevamo definito il nostro rapporto.

Nessun bacio, nessuno sfioramento, solo molti sguardi, sorrisi e tante parole.

Fissavo il soffitto mentre lui fissava me e nessuno dei due osava interrompere il silenzio di quel momento.

"Grazie a te sono tornato a respirare" mi disse ad un certo punto, sorrisi involontariamente girandomi a guardarlo.

"Tu sei il mio ossigeno" conclusi ottenendo un sorriso timido e le sue dita intrecciate alle mie.

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Dal computer mettero le parti del ricordo in corsivo.

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