Capitolo 2.

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Nel momento esatto in cui Nico era corso via per tornare nella sua cabina, visibilmente sotto shock, Will era entrato in infermeria.
Era rimasto lí, per un tempo indefinito, appoggiato alla parete, mentre pensava.
Forse aveva un tantino esagerato poco fa. Nico è un ragazzo estremamente timido e il suo gesto doveva averlo scombussolato parecchio, non essendo comunque abituato a manifestazioni del genere.
Non in pubblico, almeno.
Non capiva neanche lui perché lo avesse fatto, aveva agito d'impulso, senza pensare. Solo che..Nico era lì, davanti a lui, bellissimo come sempre, tutto concentrato e indaffarato a cercare di fare centro e..non ha saputo resistere: percepiva già da quella mattina, quando lo aveva visto da lontano, l'impulso irrefrenabile di stringerlo forte fra le sue braccia e non lasciarlo andare mai più e, alla fine, lo aveva fatto. Ed era stato meraviglioso, fino a quando poi Nico non si è sottratto bruscamente dalla sua presa. Doveva ammetterlo, c'era rimasto un po' male.

Non riusciva a dare un nome a tutte quelle emozioni che stava provando. Emozioni che gli provocava soltanto Nico. Solo lui e nessun altro.
Diamine, cosa gli stava facendo?
Era dalla guerra, e dal suo soggiorno in infermeria, che non faceva altro che pensare ossessivamente a lui.
L'unica cosa che veramente voleva era stargli il più vicino possibile. Lo voleva talmente tanto che, quella mattina, aveva persino minacciato Derek, suo fratello, di una morte lenta e dolorosa se non gli avesse ceduto il posto di "istruttore" di Nico per il tiro con l'arco.
Alla fine il poveretto si era visto costretto, dal fratello maggiore, a cedergli il posto.
Forse non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo, più tardi gli avrebbe chiesto scusa.
E poi, non gli sembrava più una così grande idea visto che Nico non sembrava gradire più di tanto la sua compagnia quel pomeriggio. Se Derek voleva, avrebbe potuto riprendere a fare lezione al figlio di Ade, così lui avrebbe avuto più tempo per riflettere.
Già, ma la domanda era: riflettere su cosa?
Sui suoi sentimenti per Nico, ovvio.
Senza dubbio stava iniziando a provare qualcosa di forte nei suoi confronti e non riusciva a capire se fosse o meno una cosa positiva.
Non riusciva a capire proprio niente in realtà.
Sospirò, visibilmente frustrato.
Non aveva proprio idea di cosa fare.

Interruppe momentaneamente il flusso dei suoi pensieri solo per alzare lo sguardo sul grande orologio appeso alla parete principale dell' infermeria.
Erano già le 18:45.
Tra poco ci sarebbe stata la cena e Will era sicuro al 120% che Nico non vi si sarebbe presentato. Ormai lo conosceva troppo bene.
Sorrise al pensiero.
Non poteva farci niente, anche il solo pensarlo lo faceva sorridere.
Era proprio fottuto.
Si passò una mano sul viso. Non ce la faceva più, quella situazione lo stava demolendo psicologicamente. Doveva parlare con Nico, doveva capire se anche lui condivideva i suoi stessi pensieri. Ma non lo avrebbe fatto quella sera, e neanche il giorno dopo, o quello dopo ancora. Aveva bisogno di altro tempo e, forse, stargli lontano per un po' lo avrebbe aiutato ulteriormente.
Sarebbe stata un'impresa ardua, ma ce l'avrebbe fatta. E, se fosse stato necessario, avrebbe ignorato completamente qualsiasi forma di dialogo da parte del corvino, pur di riuscire nel suo intento.
Guardò di nuovo l'orologio, 19:00.
Avrebbe fatto meglio a sbrigarsi se non voleva rimanere a digiuno per tutta la sera, anche perché stava morendo di fame.
Tutto quel pensare gli aveva messo appetito.
Uscì dall' infermeria e si avviò alla Casa Grande. Una volta arrivato si sedette al tavolo dei figli di Apollo e, vagando un po' con lo sguardo, si rese conto che al tavolo della cabina 13 mancava un componente: Nico.
Sapeva che non sarebbe venuto.

Per tutta la durata della cena Will non fece altro che intervenire nei discorsi dei fratelli. Non era mai stato così presente a tavola, solitamente era sempre con la testa tra le nuvole, a pensare ad un certo corvino dalla pelle lattea che veste sempre di nero. Ai suoi fratelli questa cosa non passò inosservata, infatti:" Ehi Will, come mai sei così loquace questa sera?"- domandò Elen, figlia di Apollo, "Già, fratellone, perché?"- lo punzecchió Angel, uno dei figli di Apollo più piccoli "Non posso voler semplicemente parlare con i miei fratelli?"-rispose "No, c'è sicuramente qualcosa che non va. Quando inizi a parlare così a sproposito c'è qualcosa che ti turba."- si intromise Austin.
"Cosa c'è, Nico si è rifiutato di dartelo?"- questa volta a parlare fu Justin, che aveva un paio d'anni in più a Will. Il diretto interessato, a quell'affermazione, divenne rosso come un peperone, che sia per rabbia o imbarazzo non lo sapeva neanche lui "Ma che cosa diamine vai blaterando Jus? Cosa ti salta in mente?"- sbottò arrabbiato. Questa sua reazione non fece altro che peggiorare la situazione "Oh andiamo, vi abbiamo visti oggi. Sembrava che tu avessi tutta l'intenzione di scopartelo lí davanti a tutti"- disse sogghignando. Will, se possibile, arrossì ancora di più. Certo, non era una suora, ma sentire ad alta voce certe cose lo imbarazzava.
Soprattutto perché lui quelle cose le aveva pensate davvero. "Jus fammi un favore, chiudi quella bocca."- gli rispose più che incazzato Will, alzandosi dal tavolo per tornarsene in cabina.
Stava quasi per poggiare la mano sulla maniglia quando "Ehi Will!"- si sentì chiamare. Si voltò e si ritrovó davanti Eleonora, "Ehi Ele, ti serve qualcosa?"- "Beh no..cioé si. Dov'é mio fratello? Non doveva essere con te prima? Perché non si è presentato a cena?"
Merda.
"Oh ehm..vedi lui.. lui non si è sentito molto bene e ehm..quindi ha deciso di restarsene in cabina"- lei lo guardò trova "Dí un po' Solace, con chi credi di avere a che fare?"- "E-eh?"- "Non prendermi per il culo. Avanti spara, che cosa è successo?"- "Ehm..niente..perché?"- disse con non poca insicurezza nella voce "Tsk, ti hanno mai detto che non sei bravo a mentire?"- "Io..ecco..io"- "Lascia stare, scopriró da sola che cosa è successo"- disse, mentre stava per andarsene "Però, sai, credo proprio che sarà direttamente Nico a parlarmene"- lo guardó furba e poi si diresse alla cabina 13.
Quando fu sicuro di non essere visto, tirò un sospiro di sollievo. Se avesse detto ad Eleonora che Nico non si era presentato a cena per colpa sua lei lo avrebbe fatto a pezzi.
Era molto protettiva nei confronti del fratello, a volte anche troppo. E poi, doveva ammetterlo, gli faceva un po' paura con quello sguardo freddo e glaciale, così simile a quello del Dio degli inferi, che riservava alle persone quando la facevano arrabbiare, o, più semplicemente alle persone che non sopportava in generale.
Nico, a differenza sua, era molto più puccioso quando si arrabbiava. Almeno a parer suo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 27, 2018 ⏰

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