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La natura si svegliava. Gli uccelli cantavano, gli animali percorrevano il bosco in lungo ed in largo, in cerca di cibo, acqua. Era alba già da un po', ma Zeon dormiva. Dormiva e sognava. La scena di Joav che veniva portato via era la base dei suoi sogni, o incubi. Stava ancora riposando. Poi la pioggia. Acqua sul suo dormiente viso. Fu svegliato da quell'acqua. Fu portato nel mondo degli svegli.
Saltò dallo spavento. Una delle guardie gli aveva lanciato una ciotola d'acqua in faccia, facendolo svegliare, per poi allontanarsi. Saltò in piedi. Erano ancora nel bosco. Lo erano da tre giorni ormai, ma gli sembrava fosse passata un eternità. Si guardò intorno: Gahim era appoggiato ad un albero a discutere con Skar; le altre due guardie si erano messe alle due estremità della fila; la guardia che lo aveva svegliato era indaffarato a cercare in un grosso zaino portato dalla squadra di soldati; e poi c'era lui, il ragazzo, appena sveglio che si guardava intorno.
La guardia tornò da Zeon e gli offrì la colazione: pane. Zeon si pulì gli occhi e sbadigliò, poi accettò il pane. Era soffice, morbido, buono. Diede un morso e poi un altro ed un altro ancora. Mangiò avidamente. Poi gli venne offerta dell'acqua, dalla stessa ciotola che lo aveva risvegliato. Inghiotti l'acqua in un sorso e restituì la ciotola alla guardia.
Tre giorni di marcia. Erano ormai passati tre giorni da quando avevano lasciato l campo, dal quale avevano dato l'addio a Joav. Tre giorni che sembravano un eternità. Tre giorni di foglie e tronchi e cespugli e radici e terreno. Tre giorni di verde. Tre giorni di silenzio. Erano passati ormai tre giorni dalla partenza. In questi tre giorni Gahim non parlò al ragazzo. In questi tre giorni la guardie non parlarono al ragazzo. In questi tre giorni nessuno parlò al ragazzo. In questi tre giorni il ragazzo tacque. Camminava soltanto. Dormiva soltanto. Mangiava soltanto. Viveva soltanto.
Si stiracchiò la schiena e si aggiustò i riccioli biondi dietro le orecchie. Si guardò intorno e mirò ad un albero. Lentamente e con disinvoltura si avvicinò a quell'albero, ma la guardia che gli aveva offerto la colazione lo fermò con una mano al petto. Zeon si voltò in direzione della guardia e molto acidamente pronunciò:
<<Devo pisciare. O vuoi che piscio davanti a tutti?>>
La guardia abbassò la mano e lo fece andare per la sua direzione.
Zeon voltò l'angolo dell'albero, e quando fu solo si abbassò il pantalone e cominciò a svuotarsi la vescica. La calda orina innaffiava i ceppi d'erba vicino alle radici dell'albero. Zeon sollevò la testa in segno di liberazione e si lasciò andare.
Pensava. Pensava costantemente. Pensava ad Aurunis. Pensava a Joav. Pensava a quel traditore di Gahim. Pensava a cosa gli aspettava alla città antica. Pensava a cosa sarebbe accaduto in futuro. Pensava che mai più sarebbe ritornato a Breakin-city. La promessa che mai più avrebbe mantenuto. Questi pensieri fecero eco nella mente del giovane ragazzo. Il getto di orina si fece forte contro il tronco dell'albero, quasi a macchiarlo. Poi si scaricò, rialzò il pantalone e riallacciò la cintura. Doveva tornare la in mezzo. In mezzo alle guardie e traditori. Gahim l'avrebbe pagata.
Le cose non erano cambiate durante la sua breve assenza. Le guardie avevano mantenuto lo stesso assetto e Gahim parlava ancora con Skar. Si sedette la dove si era assopito la notte prima. Qualcosa non gli tornava. Come sapevano quelle guardie della loro posizione. Loro erano diretti si alla città antica, ma quella posizione era sconosciuta a tutti, Gahim stesso non ne era a conoscenza. Come li avevano trovati, e come sapevano quando si sarebbero trovati in quell'ubicazione specifica. Qualcosa non tornava. Troppi pensieri.
La guardia si avvicinò a Zeon:
<<Preparati. È ora di andare.>>
Zeon annuì. Le guardie erano armate di spade, oltre agli archi. Avevano armature in pelle e acciaio, all'apparenza leggere senza ostacolare i movimenti, ma avevano piastre in acciaio al petto, all'addome, alle gambe ed alle braccia. Non indossavano elmetti o cappucci, mostravano i loro volti. Non avevano stemmi che li identificassero ad un regno, ad una casata, ad un esercito. Probabilmente erano mercenari.
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La Finestra Sull'Infinito: Isaac
FantasyIsaac è un volume della saga de "La Finestra Sull'Infinito". Questo romanzo è generalmente un fantasy (visto che luoghi, ere e personaggi non sono reali) con contorno Action e drammatico. La scrittura è abbastanza diretta e cruenta (anche con dettag...