Capitolo 5: ...Antica.

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I due erano rimasti da soli nella tenda, dopo che Gahim aveva rapito il ragazzo ed era fuggito. Avevano le lame incrociate e si fissavano negli occhi. Una goccia di sudore scendeva dalla fronte di Skar, percorrendo la lunga cicatrice all'occhio sinistro come fosse un binario. Dall'esterno si sentivano le fiamme propagarsi ed alzarsi nel cielo.

Entrambi usavano molta forza per non perire sotto la lama dell'altro, ma Skar era decisamente più forte. Arch avrebbe avuto la peggio, se non avesse colpito Skar con un calcio all'addome, sbattendolo fuori dalla tenda.

Arch stava riprendendo fiato lentamente, ma sapeva che sarebbe durato poco prima che Skar ripartisse all'attacco. Ancora con la spada saldamente impugnata si avvicinò all'entrata della tenda per poi uscire. All'esterno della tenda il cielo era dipinto di arancio per le fiamme, la gente correva impazzita lontana dalle fiamme, che si propagavano per l'intera città.

Skar si stava rialzando, sempre impugnando la spada e con lo sguardo fisso contro il suo avversario. Arch, ormai fuori, teneva spada, testa ed anima puntati su Skar. Il suo avversario era pericoloso, se avesse voluto sopravvivere non doveva sottovalutarlo, ne distrarsi. Il minimo errore, la minima esitazione, gli sarebbe costato la vita. Ma aveva la determinazione giusta per sopravvivere, se non vincere.

<<Stai commettendo un errore...>> Skar si rivolse all'amico.

<<Sei tu a non capire.>> rispose.

I due erano in mezzo alla strada principale che portava al tempio. La strada principale che portava la folla lontana dalle fiamme infernali che avanzavano per la città. I due erano soli in mezzo a quel casino infernale. Ne suoni, ne persone, ne ostacoli potevano distrarli in quel momento. I due guerrieri erano li per una sola ragione: uccidere, o essere uccisi.

<<Stai mettendo i sentimenti prima del lavoro. Lo sai come la penso.>> riprese Skar.

<<Hai la vista offuscata, fratello. Questo lavoro è come un altro lavoro, un qualsiasi altro lavoro. Ne troveremo un altro, o altri 10, o altri 100. La nostra fama ci è alleata. Ma quel ragazzo...>> spiegava Arch. Ma fu interrotto.

<<Quel ragazzo niente! Non si può più tornare indietro, fratello. Tu sai chi ci ha assoldati.>>

Arch esitò un attimo. Skar si rialzò in piedi, ma aveva la spada abbassata. In fondo, Skar, non voleva veramente ucciderlo. Arch pensò un attimo, ma solo un attimo, che forse Skar aveva ragione, e che avrebbe dovuto fare ciò che doveva. Abbassò la testa e la spada. Ma nella sua testa apparve il ragazzo... apparve Breakin-city... apparve la verità.

<<In entrambi i casi dovrò morire allora...>> disse a testa bassa Arch <<Se ti uccido ed aiuto il ragazzo sarò perseguitato ed ucciso. Se non sarò io ad ucciderti, sarai tu a farlo a me. Non c'è salvezza... >>

<<Puoi sempre smetterla di fare l'idiota e tornare in te.>>

Arch alzò la testa e guardò Skar negli occhi.

<<Non stavo trovando una soluzione.>> disse Arch <<Stavo solo riflettendo sul mio futuro.>>

Arch alzò di nuovo la spada e partì all'attacco. Ogni fendente lanciato, ogni affondo, ogni colpo, tutto parato da Skar. I due non si risparmiavano. Arch non si risparmiava, sapeva che avrebbe dovuto ucciderlo alla svelta. Skar si limitava a parare i colpi di Arch, senza contrattaccare.

I due erano al centro della strada a colpirsi e pararsi e schivarsi, mentre la folla di persone correvano per la strada evitandoli. La folla correva dritta per la strada, poi si apriva a metà, una parte andava a destra ed una a sinistra, per poi ricongiungersi di nuovo al centro, come una mandria di bufali che evita un ostacolo per poi tornare uniti.

La Finestra Sull'Infinito: IsaacDove le storie prendono vita. Scoprilo ora