A volte succede che ti svegli con un mal di testa tremendo. Succede che, in automatico, apri gli occhi e guardi lo schermo del cellulare, per controllare l'ora. Succede poi che l'occhio cade sulla data e che improvvisamente capisci il perché del mal di testa e il perché della bottiglia di vetro vuota affianco al letto. Mi alzo, con fatica, sentendo una forte nausea. Alzo la bottiglia, credo sia Rum. Ero in salotto, ieri sera. Guardavamo un film, io mamma e Checco. A mezzanotte lei si è alzata e mi ha abbracciata, mi ha fatto gli auguri baciandomi tante volte le guance, quasi commossa, forse rivivendo il ricordo di vent'anni fa, una me meno problematica e più amata. Mio fratello si è alzato, se n'è andato in camera sua. Marco non l'ha ricordato. Stefano non accedeva a Whatsapp dall'ora di pranzo. Gaia silenzio stampa. Ho sentito un male al petto enorme quando sono rimasta sola davanti alla tv, a guardare un programma di cucina americano. Così ho deciso di aprire la vetrina dei liquori di mamma, ho preso il primo che ho trovato e mi sono chiusa in camera anche io. Che tristezza è stato, essere ubriaca così, con il male dentro e tanta voglia di non sentire più niente. Che poi, cosa cambia? Prima mi piaceva tanto festeggiare il mio compleanno e invece, adesso, fa solo male. Vent'anni di cosa? Di errori? Di prese in giro? Ho trascorso la giornata da sola, in casa, concedendomi di mangiare un'intera scatola di gelato al cioccolato. Mamma è tornata a casa con la pizza, per cena, l'abbiamo mangiata insieme in silenzio, poi sono uscita. Nessun accenno di parola da parte di mio fratello, solo un quando torni urlato da mia madre, al quale ho evitato di rispondere sbattendo forte la porta di casa. Ho preso il treno per il mare, per Ostia, l'ultimo della serata, anche se non so come tornerò a casa ma non ha importanza, ora ho soltanto bisogno di tranquillizzarmi. Sono arrivata qui, su questa spiaggia libera un po' dimenticata da dio, dal mondo e da qualunque essere umano. Una volta avevo pure pensato di ripulirla, ma dopo un pomeriggio di lavoro ho rinunciato all'impresa. Sono seduta sulla sabbia sporca e fredda, anche se si sente che arriva giugno, con il caldo, le vacanze e la crema solare. Ma oggi è ancora maggio, è ancora il mio compleanno, sono ancora io a fissare il mare e le sue onde che inarrestabili mi sfiorano le scarpe, ogni volta un po' più vicino. Sono sempre la stessa, anche se adesso ho ufficialmente finito la mia adolescenza e non ho più nessuna giustificazione per tutte le cazzate che sto facendo. -Ehi- Salto praticamente in aria, stringo il mio zaino e mi giro lentamente, terrorizzata. Ma poi mi distendo quando il viso di Stefano prende forma nell'ombra, con un sorriso dolce e una mano tesa in segno di saluto. Sorrido anch'io, forse per la prima volta in questa giornata. -Ehi- ricambio, abbastanza sorpresa. -che ci fai qua?- -Sapevo di trovarti qui- mi spiega, sedendosi affianco a me e sollevando in aria un po' di sabbia, che va a finire sui miei pantaloni. Cerco di toglierla con scarsi risultati. -Come facevi a saperlo?- -E' il tuo compleanno e stai male- mi spiega, guardando anche lui il mare. -E sei venuto apposta?- Annuisce, rimane in silenzio. E'venuto proprio per me.-E se non ci fossi stata?- -Valeva la pena tentare- Ci lasciamo cullare dal frastuono delle onde e non posso che sentirmi sorpresa per questa cosa. Mi conosce così bene? Sapeva che sarei stata qui, al mare, e non ha esitato a venire. Sorrido ancora, lui è così. Tira fuori le vere emozioni da dentro di me e le rende centovolte più potenti. -Senti...- si volta, mi guarda -io volevo soltanto farti gli auguri di persona, non mi piace farli per messaggio- ammette, senza smettere di fissarmi, cosa che mi mette leggermente a disagio. Come faccio io a guardare i suoi occhi e a resistergli? Come ho fatto in questi ultimi mesi, ma soprattutto negli ultimi anni, a fare a meno di lui? Dei suoi occhi grandi e delle sue mani forti, con cui stringe la sabbia affianco a lui. Nella mia mente si affaccia quello che sembra essere un ricordo, è sempre notte e stiamo sempre seduti a terra, qua, ma non c'è nient'altro. Mi sforzo, ma la mia memoria è limitata e capricciosa, non vuole farmi vedere altro. -Quindi posso farti gli auguri?- agita le mani davanti a me, per farmi tornare alla reltà. Annuisco e lui mi abbraccia, nemmeno me ne rendo conto, sembrava che non aspettasse altro. Lo ricambio, titubante, un po' spaventata. Chissà a cosa pensa in questo momento, se anche lui come me sente il cuore battere forte per l'agitazione e la pelle ricoprirsi di brividi. Chissà cosa pensa mentre con le labbra mi sfiora il collo, volontariamente o no? Chissà cosa pensa che io pensi, mentre capisco che le sue labbra sul mio collo sono decisamente volontarie. Chissà se sente anche lui i brividi che ho addosso. -Tanti auguri stellina- sussurra piano. Si separa e, come ogni volta, risento dell'allontanamento del suo corpo. Il nomignolo che mi ha dato... perché lo ricordo? -Come stai?- chiede, quando con un sospiro torno a guardare il mare. Forse certe cose non le saprò mai. -Non bene Ste- Aspetta paziente in silenzio che io continui. -Va tutto una merda... Oggi è stata una giornata di merda e credo tu sappia quanto mi piaceva festeggiare il mio compleanno- -Sì- dice, con un'aria pensierosa -amavi davvero il tuo compleanno- -Oggi... oggi invece, nemmeno Checco mi ha fatto gli auguri- dicendolo ad alta voce mi viene da piangere, ma cerco di trattenermi. Fa più male del previsto questa cosa, dannazione. -Mi odiano tutti Ste, tutti. Ed è solo colpa mia.- in così pochi mesi ho combinato un casino più grosso di me e non so se sarò in grado di uscirne. Da qui, ora, adesso, sembra impossibile. Lui mi avvolge le spalle con un braccio e mi stringe. -Io non mi aspettavo tanto, sai? Mi aspettavo che almeno mio fratello mi facesse gli auguri o che il mio ragazzo me li facesse e non solo mia madre.- diventa sempre più difficile evitare di piangere. -non ce la faccio più così, Ste- Rimango in silenzio, lottando contro me stessa per non scoppiare a piangere come una bambina per l'ennesima volta davanti a lui. Qualche lacrima però sfugge al mio controllo, lui se ne accorge e mi stringe più forte. -Continua- Lo guardo un po' perplessa -Cosa?- -Continua a parlare- dice, categorico. -Perché?- -Perché ti fa bene- No, Stefano, sei tu che mi fai bene. Tu che mi ascolti senza pretendere nulla, non hai mai voluto nulla che io non volessi, ti è sempre bastata la mia amicizia, anche se avresti preferito avere di più. E ora so anch'io cosa voglio. Voglio che lui continui a farmi stare bene così, per tutta la vita. -Gaia non mi ha fatto gli auguri- continuo, abbassando lo sguardo. -io ricordo poco di prima dell'incidente... ma per quello che ho vissuto con lei da quando mi sono svegliata... mi manca, mi manca tantissimo- ammetto, mentre lui mi accarezza dolcemente la spalla. -E Marco...- continuo, incoraggiata dal suo silenzio -lui vuole solo scoparmi secondo me e poi probabilmente non è bastato strappargli canne dalla bocca per due mesi, perché continua imperterrito a fumare. Glielo sento addosso, nell'odore dei vestiti che indossa che a volte sanno anche un po' di alcol.- Sospira, allenta un po' la presa. Non gli piace sentire parlare di Marco.-E Francesca? Io non so se la vede ancora. Gli ho semplicemente chiesto di chiuderla e lui mi ha detto di sì... ma che ne so io?- tutti i dubbi che ho tenuto nascosti anche a me stessa, in questi mesi, stanno tornando a galla. Uno per uno, senza che io possa fermarli. -Non lo puoi sapere infatti... Dovresti fidarti- Sento qualcosa spezzarsi nel petto. -Io non mi fido di lui- e avrei dovuto esserne consapevole almeno due mesi fa, quando ho scoperto di lui e Francesca. Lo sento ridere e lo guardo, interrogativa. -Perché ridi?- -Scusa ma allora che ci fai insieme a lui?- Scuoto la testa, senza sapermi dare una risposta. -Lui ha bisogno di aiuto Ste- Mi allontana, in modo da potermi guardare negli occhi. -E perché proprio del tuo aiuto? E perché aiutare lui deve distruggere la tua vita?- Sta per aggiungere altro ma si mette una mano sulla bocca e si tiene strette le labbra. Vorrebbe dire tante altre cose, ma resta in silenzio. -Perché è meglio così, Ste. Io sono un disastro e alle altre persone non faccio altro che fare male- Ti prego Emma resisti, non piangere, ti prego. Ma il controllo non è mai stato il mio forte e più mi ripeto di non farlo, più le lacrime scendono sulle mie guance. Stefano le asciuga, con la mano piena di sabbia. -Non sei un disastro- sussurra, quasi divertito. Mi abbraccia di nuovo e aspetta che io finisca di piangere, canticchiando uno strano motivetto per calmarmi. Funziona. -E a tutto il male che hai fatto... puoi porre rimedio, lo sai?- Annuisco, non molto certa. Come?-Puoi farlo anche adesso- Lo guardo e mi vedo riflessa nella sua iride, vedo i miei mille difetti e i pochi, pochissimi pregi. Ma riflessa nei suoi occhi... sembro bella anch'io, sembra che posso essere amata anch'io. -Che ore sono?- gli chiedo, lasciandolo di sasso. Forse non si aspettava questa domanda in questo momento, anzi, proprio per niente. -Sono le due, perché?- Cazzo. Lancio una conchiglia lontano, nell'acqua. -Nulla, lascia stare- -Emma, per favore, dimmi- sembra preoccupato, ma anche un po' speranzoso. -Volevo chiederti se potevi farmi un piccolo regalo per il compleanno, ma ormai è passato- Sorride, sorride tanto. -Chiedimi tutto quello che vuoi, stellina- E in realtà, non vorrei chiedere niente in più. Mi basta questo, il suo sorriso, la mia incertezza, la strana voglia che ho di baciarlo, gli occhi grandi quanto il cuore. Mi basta lui per stare bene, mi basta lui per sistemare tutto il casino immenso che è diventato ormai la mia vita. -Mi puoi perdonare?- Il suo sorriso, se possibile, si fa ancora più grande. Ride, è contento e orgoglioso, forse di me. -Certo - dice, cercando di apparire serio, ma non ci riesce. -ma per cosa?- chiede, come ad una bambina con cui deve essere certo che ha capito il suo errore.Ci penso un attimo su. -Prima di tutto per essere stata una stronza. Poi... per le cattiverie che ti ho detto, che io non intendevo affatto. Mi spiace anche di avere insultato quella ragazza che era con te quella mattina. Mi scuso per non aver capito che mi amavi, per tutto questo tempo. Chissà se mi sarà possibile rimediare...- Lui si sdraia sulla sabbia, lasciando la mia domanda sospesa nell'aria, leggera come una nuvola, ma una nuvola che porta temporale. Rimane in silenzio, senza proferire parola. -Vuoi recuparare...con me?- chiede poi, la voce tradisce un leggero tremolio. -Sì- -Allora certo, con me avrai sempre la possibilià di essere perdonata. Io non riesco a dirti di no... lo sai- si tortura le mani come se volesse fare qualcosa, ma la testa non gli dà il permesso di farlo. Ste, se vuoi toccarmi, puoi...Stavolta sono io a sorridere. -Però voglio una cosa in cambio, alla tua promessa.- I suoi occhi sono luminosi. Sembra un bambino che ha appena ottenuto ciò che da sempre voleva. Me. Siamo due bambini, in fondo, che vogliono solo toccarsi e scoprirsi, essere felici insieme nonostante tutto.-Devi sistemare la tua vita- continua. -In che senso?- la sua voce così decisa e sicura mi destabilizza. -Non puoi andare avanti così. In cambio devi promettermi che riaggiusterai ciò che non va nella tua vita, tutto ciò per cui ti sei lamentata prima. Se ti fa male, trovaci una soluzione che ti faccia stare bene- -Ma io...- provo a fermarlo, ma mi blocca immediatamente.-Non sarai sola Emma- Mi guarda intensamente, come mai aveva fatto prima. Mi guarda e stavolta sono io a sentirgli l'anima, sembra che vibri tra le mie mani, che pulsi insieme al battito del mio cuore. Sembriamo una persona sola. -Ci sarò io con te- e questa ha tutta l'aria di essere una promessa. Un flash, un ricordo, strizzo gli occhi per il mal di testa improvviso. -Che succede, tutto bene?- -Sì...- lo rassicuro, analizzando le immagini nella mia testa. E' lo stesso ricordo che intravedevo prima, ora un po' più definito. -Tu mi hai già promesso questa cosa, vero?- Lui sorride. -Sì, lo ricordi?- -Vagamente- minimizzo, per non dare troppa importanza alla cosa. -quindi... non posso dare peso alle tue promesse...- -Emma, guardami- Mi volto, guardo lui, guardo il suo viso che forse è anche meglio del mare. -Io quella promessa l'ho mantenuta.- ammette, con un sospiro. -Non vedi? Sono ancora qua.- Mi viene da ridere. -Quindi... stai rinnovando la tua promessa?- gli chiedo. -Oh no per carità, non siamo sposati- Mi dà una gomitata, io lo ricambio, prendendolo tra le costole. Si lamenta un po', poi mi tira giù e rimaniamo entrambi sdraiati sulla sabbia, a guardare il cielo con le stelle, a guardare il mare, incuranti della sporcizia, della sabbia nei capelli e nelle scarpe, basta che entrambi ci leviamo quella dal cuore, che lì un po' brucia, un po' fa male.-Ho freddo- E lui, come nei film americani, si toglie la felpa e me la mette addosso, rimanendo a mezze maniche. Nel farlo, la maglietta gli si alza un po', lasciando intravedere la sua schiena. Cerco di bloccare gli imbarazzanti e quasi osceni pensieri che si affacciano nella mia testa. -Ti va di guardare l'alba insieme?- gli chiedo, per completare la scena da film. -Emma domani mattina devo lavorare, lo farei volentieri ma è un po' complicato...- Guardo il cellulare per controllare l'ora. -Io non so come tornare a casa, però - gli dico, cercando di nascondere la mia delusione per la mancata alba insieme. Sento che potrei fare di tutto, con lui affianco. Anzi, è diverso. Io voglio fare tutto con lui affianco. -Ti porto io in macchina, scema- Ci alziamo e torniamo verso il marciapiede, la sua macchina è parcheggiata di fronte alla spiaggia.-Sai perché sapevo di trovarti proprio qui?- -Perché?-Guarda la luna, poi chiude gli occhi, come per gustarsi appieno il ricordo in cui si è perso. -Perché dopo... dopo il nostro bacio, tu mi dicesti che se mai ti avessi persa e avessi voluto cercarti, avrei dovuto farlo dove il mare finisce -Poi indica l'insegna affianco alla spiaggia, c'è scritto "Prohibition of bathing, end of the sea". Divieto di balneazione, fine del mare. Entro in macchina, sgrullandomi la sabbia di dosso, cercando di immaginare e di capire perché io avessi voluto dire una cosa del genere a Stefano, perché lui mi avrebbe voluta cercare, perché non potevo semplificare tutta la faccenda e lasciare Marco. D'altra parte è quello che ho fatto fino ad adesso. Sono turbata, ma vederlo affianco a me, concentrato a guidare, fa andare in fumo tutti i muri che avevo costruito per tenerlo lontano. Vedere che ogni tanto sbircia i miei occhi dallo specchietto, mi fa arrossire. -Non guardarmi in mezzo alle gambe oh!- lo rimprovero, al suo ennesimo sguardo malizioso. -No no- si giustifica subito lui -stavo notando che hai tanta di quella sabbia addosso... domani mi toccherà portare a lavare la macchina- Rido anche io con lui e il viaggio, forse troppo in fretta, finisce. Parcheggia davanti casa mia, scendiamo e io cerco di togliere la sabbia che ho lasciato sul suo sedile. Lui però ha altro in mente, chiude lo sportello, poi mi ci spinge contro con delicatezza, il suo corpo aderisce al mio. Lo stomaco sprofonda immediatamente sotto la suola delle scarpe e sento le labbra tremare, cerco di calmarle mordendole. -Cazzo Emma, se le mordi pure è come se mi stessi mandando un invito ufficiale- Rido, nervosa. Ride anche lui, nervoso. -Mi prometti che sistemerai la tua vita? Insieme a me?- Annuisco, incapace di proferire parola. -Spero che questa sia la volta giusta...- sussurra, per la prima volta lo vedo davvero spaventato da me. Non voglio più farlo stare così. -Io... andrei- suggerisco, sentendo che si è allontanato. Non voglio che la situazione diventi imbarazzante.-Sì, ti accompagno al portone- Entriamo nel cancello, lui mi tiene la mano e io mi sento ad un passo dal paradiso. Chiudo l'inferriata dietro di me, mi giro, e all'improvviso quella meravigliosa sensazione sparisce. All'improvviso, scivolo giù dal paradiso e finisco dritta tra le fiamme dell'inferno. Guardo Stefano e la sua espressione sembra uno specchio della mia, con una consistente aggiunta di rabbia.Seduto sugli scalini, davanti al mio portone, c'è Marco, che ci fissa.
Buonasera! Scusate il ritardo ma ho avuto da fare... tra un esame e un po' di pausa, sono riuscita a scrivere soltanto oggi e questo è il risultato. Che ne pensate? Emma e Stefano si stanno di nuovo avvicinando, sarà questa la volta giusta? E Marco sotto casa? Cosa c'è da aspettarsi?
Giuro che il prossimo lo posto presto presto <3 Per il prossimo 30 mi piace e 30 commenti <3 (Piccola nota per gli amici di wattpad: ho un problema con il mio profilo, non mi fa rispondere ai commenti come faccio di solito, però giuro che vi leggo sempre <3 )
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Cercami dove il mare finisce
Fanfiction(#STEM) Un terribile incidente sconvolge quella che all'apparenza era definita da tutti una vita perfetta. Emma, 19 anni, perde il ricordo dei suoi ultimi quattro anni. È sparito tutto: la migliore amica Gaia, il fidanzato Marco e il migliore amico...