Schiaffo mor(t)ale

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3. SCHIAFFO MOR(T)ALE.

-Non fidarti mai di nessuno e non scordarti mai da che parte stai.-
(Dal film Cella 211)

Aranel osservava i bambini giocare, ridere e strillare cose senza senso, mentre se ne stava appoggiata con i gomiti alla dura superficie della scrivania. Quel giorno l’ufficio era particolarmente frenetico, tutti avevano qualcosa da sbrigare e tutti lo facevano in gran fretta. Erano trascorsi un paio di giorni dalla festa alla villa di sua nonna, eppure il cattivo umore causato da quello stupido gioco persisteva. Chantal si era limitata ad un banale messaggio di scuse che lei aveva cancellato senza neanche leggere. La sua famiglia era sempre stata un disastro, sin da quando aveva ricordo non avevano mai vissuto un momento raccolto e felice, anzi i suoi parenti erano stati in costante guerra. Il divorzio dei suoi genitori non aveva appianato le divergenze, forse le aveva peggiorate, e questo era chiaro anche dopo dodici anni. A sedici anni desiderava avere una famiglia che le volesse bene e che fosse unita, mentre ora voleva soltanto che la smettessero di darsi il tormento a vicenda. La situazione, inoltre, sembrava riproporsi con il suo matrimonio. Da quando Theo le aveva chiesto scusa presentandosi alla festa, le cose tra di loro si era placate, però non aveva ancora avuto modo di confrontarsi. Forse sposare una chimera con problemi a gestire le emozioni non era stata la scelta migliore della sua vita, forse aveva sbagliato tutto, e forse era ancora in tempo per rimediare. Ripetuti colpi la destarono dai suoi pensieri: Nadia la salutò dall’altra parte della porta di vetro con un enorme sorriso. Come facesse quella ragazza ad essere sempre ottimista, era un vero mistero.
“Buongiorno, raggio di sole!”
“Buongiorno a te, Nadia. Sei più felice del solito o sbaglio?”
Nadia le porse una rivista e picchiettò su un titolo in particolare: Aranel Jones e la sua lotta a sostegno delle donne.
“Sono felice perché hanno scritto un bellissimo articolo di elogio per te e la tua inchiesta!”
Aranel rapidamente lesse l’articolo e lo trovò ridondante, pieno di citazione prese dalla sua stessa inchiesta e troppo eccessivo. Non disse nulla per non smorzare l’entusiasmo dell’amica.
“Bene, ti ringrazio per il ragguaglio. Com’è andata ieri sera? Liam ha fatto il bravo?”
“E’ stato davvero imbarazzante farlo conoscere ai miei genitori. Ha balbettato per tutta la serata, ha rovesciato il vino sulla giacca di mio padre e ha scambiato la borsa di mia madre per una busta della spazzatura.”
Nadia assunse un’espressione talmente affranta che Aranel scoppiò a ridere, perché immaginava che Liam desse di matto al primo incontro con i suoceri.
“Theo mi deve venti dollari, glielo dicevo io che Liam avrebbe fatto la figura dell’idiota.”
“Beh, almeno alla fine si è degnato di pagare il conto.” Fece la biondina con un’alzata di spalle.
“Scommetto che è stato Mason a suggerirglielo.”
Prima che Nadia potesse replicare, le due donne furono interrotte da forti grida che provenivano dal corridoio. Si precipitarono a vedere e scorsero una calca di colleghi intorno alle fotocopiatrici, al centro Trevor Marshall stava sbraitando contro una giovane stagista di nome Mary. I toni della polemica erano troppo esagerati e Aranel decise di intervenire, così si posizionò accanto alla ragazza accusata e puntò il dito contro l’uomo.
“Che succede, Trevor? Perché stai torturando questa poverina?”
“Eccola, Aranel Jones, la paladina delle donne!” il disprezzo nelle parole di Trevor bruciava come acido sulla pelle.
“Io sarò anche la paladina delle donne, ma tu sei un uomo debole se te la prendi con una persona alle prime armi in un ambiente di lavoro.”
Mary d’istinto si riparò alle sue spalle, tremava come una foglia. Trevor nell’ufficio era noto come un soggetto instabile, irascibile e anche violento, quindi era plausibile quel suo folle comportamento.
“Disse la donna che non sa il vero significato del lavoro. Tu che lavoravi al Times solo grazie al tuo ricco fidanzatino, tu che lavori qui perché Richard Bettencourt ti ha fatto assumere, e tu che sei candidata al Pulitzer solo perché frequenti Octavius Wagner!”
“D’accordo, è meglio chiudere qui il discorso.”
Aranel sorrise a Mary, le mise un braccio intorno alle spalle e insieme si incamminarono verso il suo ufficio, ma Trevor colpì la fotocopiatrice con il plico di fogli che teneva in mano per attirare la sua attenzione.
“Chiudi il discorso perché hai paura? Avanti, Aranel, lo sappiamo tutti che gli uomini ti apprezzano. Chissà cosa ne pensa tuo marito, la vittima delle tue astute manovre.”
Malgrado Nadia con uno sguardo le consigliasse di lasciar perdere, Aranel le affidò Mary e tornò da Trevor.
“Hai dei problemi con me, Trevor? Sei invidioso perché io sono candidata al Pulitzer mentre tu continui a scrivere stupidi articoli sul meteo?”
“Ti ho visto sorseggiare vino insieme a Octavius Wagner alla festa di Chantal Thompson, perciò scommetto che la tua candidatura, anziché basarsi sulla tua inchiesta, si basi sulle tue abilità sessuali!”
“Ovviamente per voi uomini una donna raggiunge una certa posizione solo tramite il sesso, vero? Se la pensi così, Trevor, dimostri di essere una persona insulsa e deplorevole.”
Si era voltata e avviata verso Nadia quando Trevor lanciò la bomba che fece esplodere la sua pazienza.
“Almeno tuo marito lo sa che la dai a tutti?”
Allora Aranel, mossa da una rabbia cieca, gli tirò uno schiaffo che zittì l’uomo e gli segnò la guancia.
“Non permetterti mai più, altrimenti le conseguenze saranno sgradevoli.”

A touch of light 2 || Theo Raeken Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora