7. DI NEMICI E AMICI.
-I nemici più grandi, e che dobbiamo combattere soprattutto, sono dentro noi stessi.-
(Miguel de Cervantes)
Theo sbuffò e si massaggiò le tempie, non aveva dormito neanche quella notte ed era esausto. Sentiva Aranel respirare in modo regolare ed era sollevato che almeno lei riposasse bene. Si versò altro caffè e lo bevve lentamente questa volta, come se ogni goccia della bevanda amara potesse risvegliarlo. Roxy qualche minuto prima lo aveva avvisato che non sarebbe andata con loro in biblioteca con un messaggio lapidario e senza fronzoli, il che gli faceva sospettare che stesse nascondendo qualcosa. Per quanto l’accusasse di tenere tutto per sé, anche lui era da condannare per non aver detto ad Aranel degli incubi che da mesi lo turbavano.
“Avverto il tuo malumore da qui.”
Theo fu colto alla sprovvista dall’arrivo di sua moglie e fece un mezzo sorriso, riusciva sempre a sorprenderlo.
“Non è malumore. Si tratta piuttosto di brutto presentimento.”
“Riguardo a cosa?” gli domandò la ragazza, preparandosi una tazza di the verde.
“Riguardo a tutto.”
Aranel si rattristò nel vedere Theo tanto sconfitto e oberato di ansie e paure. Gli accarezzò dolcemente la nuca con le unghie curate e gli diede un bacio sulla guancia.
“Andrà tutto bene, fidati.”
“Questa volta è diverso perché sono coinvolto in prima persona e sono invischiato ancora nel mio passato, il quale è davvero deplorevole.”
“Questa volta è diverso perché non sei solo, ci siamo io e Roxy al tuo fianco.”
“Roxy ci ha piantato in asso stamattina.”
Aranel riconobbe un non so che di incerto nella sua voce.
“Qualcosa ti frulla nel cervello, Raeken. Cos’è?”
Theo ridacchiò con il mento rivolto verso il basso perché, se c’era al mondo una persona in grado di capirlo al volo, era di certo lei.
“Credo che Roxy stia combinando qualche guaio. Non capisco quale impegno possa impedirle di venire con noi oggi.”
“Credi che sia andata da Savannah?”
“Bingo! E se abbiamo ragione, è pericolosa la loro vicinanza.”
Aranel, sebbene comprendesse lo stato d’animo Roxy, era consapevole che Savannah era troppo vicina a Octavius per considerarla in mani sicure.
“Non puoi immischiarti, Theo. Lo so che non è facile, ma si allontanerà se interveniamo. Dobbiamo fidarci di Roxy e sperare che prenda le decisioni giuste.”
“Lo so. Andiamo in biblioteca, dai. Sarà una lunga giornata.”
Roxy si batté la fronte con la mano dopo aver inviato a Theo il messaggio in cui declinava i loro impegni. Stava sbagliando tutto, lo sapeva, ma al tempo stesso stava facendo la cosa giusta, almeno per se stessa. Savannah era sotto la doccia mentre lei si scolava l’ennesima birra, fortuna che l’organismo dei licantropi smaltisse in fretta l’alcol.
“Tu sei una di loro, dico bene?”
L’odore di vaniglia di Savannah aveva preannunciato la sua entrata, avvolta in un morbido asciugamano verde, e si sedette sul divano accanto a lei. Roxy le lanciò una rapida occhiata per poi tornare a concentrarsi sulla lattina vuota. La gettò a terra con rabbia, quasi potesse gettare via anche i sentimenti negativi.“Che intendi con ‘una di loro’?”
“Sei come Octavius?”
“No, non direi proprio. Io sono un licantropo, mentre tuo marito è una bestia non definibile.”
Si alzò per andare a recuperare un’altra lattina alcolica, voleva solo annebbiare il cervello per mettere a tacere i pensieri. Savannah provò a toccarla, ma lei si allontanò con stizza.
“Roxy, mi dispiace. Capisco che tu sia in collera con me, che non ti fidi più, e che hai delle riserve nei miei confronti dopo quello che è successo, però ti chiedo di concedermi il beneficio del dubbio.”
“Concederti il beneficio del dubbio? Stai scherzando? Io e Aranel stavamo per farci molto male per colpa di quello stronzo di tuo marito! Potevamo morire, lo capisci? Non posso dubitare di nulla, devo avere la massima certezza!”
La donna aggrottò le sopracciglia quando Roxy aumentò il volume della voce.
“Mi dispiace.
“Ti dispiace? No, Savannah, tu non sai neanche che cos’è il dispiacere. A me dispiace di essermi innamorata di una bastarda manipolatrice e traditrice come te!”
“Tu sei innamorata di me?”
La lupa distolse lo sguardo, era nel totale imbarazzo ed era più arrabbiata di prima. Poteva sentire il rimprovero di Theo nella sua mente, letale come al solito. Savannah la tirò verso di sé e la intrappolò in un bacio selvaggio, un complesso gioco di lingue e bocche. Roxy si abbandonò, dopo mesi assaporava ancora quelle labbra che l’avevano sedotta, e sentì il cuore esplodere di un’insolita gioia.
“Sì, sì, io ti amo.”
“Anche io ti amo, Roxanne.”
Aranel fischiettava mentre inseriva la freccia e svoltava a destra, in direzione del centro città. Si stavano recando in biblioteca per visualizzare i bestiari e avere un’idea più o meno precisa di cosa gli avesse assaliti due sere prima. Theo, al lato del passeggero, guardava le storpie figure di alberi e passanti attraverso il finestrino. Sentendo una mano sulla coscia, si girò verso sua moglie e le sorrise.
“Se vuoi toccarmi, basta chiedere, stellina.”
La ragazza ritrasse la mano alzando gli occhi al cielo.
“Sì, vorrei toccarti con un pugno in faccia.”
“L’ultima volta che hai aggredito qualcuno al viso, questo è morto.”
“Non sei divertente, Raeken.”
Theo le pizzicò una guancia giocosamente e rise, adorava darle fastidio. Aranel imboccò la via principale e procedette verso sud. Guardando lo specchietto per controllare le altre auto, arricciò in naso. Suo marito se ne accorse e si voltò indietro per seguire il suo sguardo.
“Credi che quell’auto ci stia seguendo?”
“Ci sta dietro da quando abbiamo svoltato quattro isolati fa.” Rispose Aranel, dopodiché accelerò nel tentativo di superare quell’auto nera che sembrava proprio pedinarli.
“Forse la bestia vuole finire il lavoro che ha cominciato. Ecco, siamo arrivati.”
La ragazza parcheggiò in fretta nei sotterranei della biblioteca e attesero che l’auto li raggiungesse. Pochi istanti dopo, quella si posizionò a pochi metri da loro.
“Che facciamo, Theo? La porta in fondo al parcheggio è l’unico ingresso ai piani superiori.”
“Scendiamo e facciamo finta di niente. Reggimi il gioco.”
Bloccati gli sportelli, Theo le afferrò la mano e la spinse dolcemente contro il fianco della macchina. Aranel aveva capito che lui stava cercando di cogliere rumori, voci e odori, così gli circondò il collo con le braccia e lo baciò. Era un tocco leggero, ma comunque una scarica di emozioni. Lui le strinse la vita e l’avvicinò per approfondire il bacio, rendendolo passionale e vibrante.
“E’così che devo reggerti il gioco?” gli mormorò Aranel sulle labbra e lui sorrise.
“Sei la complice perfetta, stellina.”
“Hai sentito qualcosa?”
“Sono gli uomini di Octavius. Forse hanno scoperto che siamo entrati in casa sua e che la bestia ha fallito. Andiamo.”
In pochi minuti varcarono la porta antipanico e presero l’ascensore per salire la primo piano della biblioteca. Non appena le porte si aprirono, Aranel lo trascinò nella sezione ‘storia antica’, l’ala più frequentata dell’edificio. Si nascosero dietro agli scaffali più alti, risalenti ai primi anni ’90, e per fortuna l’area era vuota. Theo si assicurò che non gli avessero seguiti anche lì e tornò da lei.
“La sezione dei bestiari si trova al secondo piano, come passiamo inosservati?”
“Perché lo chiedi a me? Sei tu quello che ordisce i piani!” fece Aranel allargando le braccia in modo teatrale.
“Perché tu sei il topo da biblioteca, stellina. Conosci questo posto come le tue tasche. Studiare il terreno di scontro è un’ottima mossa.”
“D’accordo. Dovrebbe esserci una scala di servizio in fondo alla stanza da cui si sale agli altri piani. Vieni”
Camminarono con calma per non dare nell’occhio e, raggiunta la scala, richiusero la porta alle loro spalle. Percorsero di fretta i gradini, seppur continuando a guardarsi indietro per essere sicuri. Sbucarono direttamente nella sezione dei manoscritti medievali, ovvero le copie degli originali dal duecento al cinquecento. Theo scrutò i volti dei presenti alla ricerca di espressioni sospette e, convinto che non li avessero seguiti sino a lì, fece cenno ad Aranel di proseguire. La ragazza individuò facilmente la pila di libri che interessava a loro: bestiari medievali. Theo spalancò gli occhi quando Aranel depose sul tavolo un tomo spesso dalla copertina di pelle marrone sulla cui superficie campeggiava la dicitura MS 24. Le pagine erano ingiallite e usurate dal tempo, ma leggibili e dai colori vividi ancora.
“Dobbiamo leggerlo tutto?”
Lei scosse la testa a quella domanda, suo marito non era un’amante della lettura.
“Questa è una copia del bestiario di Aberdeen, il cui originale è conservato nella città omonima. Risale al XII secolo ed è uno dei bestiari più completi poiché è stato redatto per l’ultima volta nel 1542. Gli indizi sullo scrittore e sui proprietari sono incerte, ma pare che l’ultimo possessore sia stato un ricco uomo di chiesa.”
“E tu come le sai queste cose?”
“All’università ho partecipato ad un seminario sui bestiari perché ero curiosa di scoprire le origini della specie di Scott. Proprio questa opera è stata presentata come lavoro finale e l’altro giorno mi è venuta in mente come unica fonte affidabile, evitando così di coinvolgere Nadia e Liam.”
“Io sono follemente innamorato della tua intelligenza.” La spontaneità con cui aveva detto quella frase colpì Aranel al cuore come un arco che scocca un dardo. Sorrise timidamente mentre le gote si tinsero di rosso. Trovare qualcuno che ti amasse soprattutto per la tua interiorità era un privilegio di cui pochissimi eletti possono godere, e lei fu contenta di essere tra questi.
“Beh, come stavo dicendo, è una fonte affidabile soprattutto perché è suddiviso in base a delle particolarità dell’animale: c’è un capitolo dedicata agli animali con le corna, uno per quelli con il manto a chiazze, e così via. E’ di facile consultazione.”
Theo si mise comodo e accese il lumino sul tavolo per leggere meglio.
“Bene così. Adesso dobbiamo solo ricordare alcune particolarità della bestia per sapere cosa cercare.”
“Somigliava ad un lupo ma sembrava molto più esile. Le costole sporgevano e le orecchie erano più appuntite.” Disse Aranel, mentre si sforzava di rievocare i ricordi di quella terribile notte. Theo chiuse gli occhi e ritornò alla mente alla lotta contro la bestia, ne annusò di nuovo il forte odore di carcassa e ne rivide le zampe sottili.
“C’è un capitolo dedicato agli animali che puzzano di putrefazione?”Aranel scorse l’indice e picchiettò il dito sul foglio: Cap. X, Odore Animale.
“Qui dice che gli animali odorano di quello che mangiano. Ecco: nel caso in cui avvertiate un tanfo insopportabile di cadavere e viscere putrefatte, sappiate di trovarvi dinanzi ad una Yena. Cosa? Una yena?”
“Sì, avrebbe senso. Le iene sono più esili di costituzione e hanno orecchie più sottili dei lupi.” Spiegò Theo, poi controllò ancora l’indice e sfogliò le pagine fino al capitolo XXI: Yena. Aranel si sporse e vide accanto al nome dell’animale una sua raffigurazione.
“Che cosa dice?”
“Dice che le iene formano una famiglia biologica a sé stante. Hanno un olfatto assai sviluppato, riescono a percepire il sangue e una carogna a centinaia di metri di distanza. Pare che imitino la voce umana per attirare le proprie vittime. La loro è una organizzazione matriarcale e i loro clan sono capeggiati da una grossa femmina per difendere il territorio di caccia.”
“Davvero stiamo supponendo che ci abbia attaccato una iena?” domandò Aranel con un certo timore, come se dirlo ad alta voce lo facesse diventare ancora peggio di quel che era. Theo si grattò il mento in segno di riflessione.
“Il disegno rappresenta appieno la bestia che ci ha aggrediti, pertanto è davvero una iena. E’ assurdo che i Dottori abbiano sperimentato anche con le iene!”
“Non credi sia possibile?”
“No, dico solo che è assurdo. Avevano stilato un catalogo dei loro esperimenti e tra essi comparivano parti del corpo di un branco di iene, e adesso so per cosa sono state impiegate. La cosa strana è che di rado i Dottori lasciavano in vita i fallimenti, quindi non capisco perché abbiano abbandonato questo senza ucciderlo.”
“E se lo avessero sfruttato in un altro modo?”
La domanda di Aranel fece scattare gli occhi chiari di Theo nella sua direzione.
“Che intendi?”
“Forse i Dottori non hanno ucciso la iena perché l’hanno sfruttata in un modo diverso, nonostante fosse un fallimento.”
“Perché sfruttare qualcosa di inutile?”
“Magari era inutile per riportare indietro la Bestia del Gévaudan, ma utile per fare altro. Tu ricordi qualcosa di quel periodo?”
Theo fece di no con la testa, la vita con i Dottori era un ammasso di tetri ricordi che giorno dopo giorno cercava disperatamente di dimenticare.
“Non ricordo nulla degno di nota. Adesso che sappiamo cosa stiamo combattendo, sarà meglio andarsene, prima che i nostri amichetti ci trovino qui.”
Aranel fotografò il disegno della iena e rimise il tomo al suo posto, dopodiché lei e Theo discesero la scala usata in precedenza e tornarono nel parcheggio. L’auto che gli aveva seguiti era ancora lì, appostata ad un paio di metri, e la ragazza ingranò la marcia per lasciare la biblioteca il prima possibile.
Theo era impressionato dalla concentrazione di Aranel. Da quando erano rincasati, si era catapultata sul libro di Octavius: sottolineava alcune parti e prendeva appunti su un quaderno. Lui, troppo affamato per ragionare, cucinò alla svelta della carne in padella e una ciotola di insalata, e imbandì anche la tavola.
“Aranel, vieni a mangiare.”
“Non ora!”
Senza perdere altro tempo, Theo la sollevò di peso dal divano e la trasportò in cucina per metterla a sedere sullo sgabello dell’isola.
“Adesso mangi, chiaro?”
“Va bene, ma non era necessario ricorrere ai rimedi estremi.”
“Con te è sempre un rimedio estremo, stellina.”
Pranzarono in silenzio e in serenità, come non succedeva da quando erano tornati dal viaggio di nozze. Lavarono insieme i piatti e condivisero anche un bicchiere di gelato al tartufo.
“Grazie per il pranzo, era tutto buono.” Esordì Aranel, riponendo nella credenza l’ultimo piatto.
“Non c’è di che. A stomaco pieno si ragiona meglio.”
“Ah, e da quando tu ragioni, Raeken?”
“E’ così che la metti, Jones.” Disse Theo, avvicinandosi pericolosamente a lei. Aranel incrociò le braccia al petto e sorrise sorniona.
“E’ esattamente così che la metto.”
L’attimo dopo si ritrovò con la schiena premuta sul letto e le mani di Theo a farle il solletico. Aranel rideva a crepapelle e si dimenava come una anguilla che cerca di scappare dal suo assalitore.
“Basta! Basta! Ti supplico!”
Theo l’azzittì con un bacio a stampo, poi si stese al suo fianco per farla riprendere dalla mancanza d’aria causata dalle risate. All’improvviso Aranel si fece seria e silenziosa.
“Aranel? Che succede?”
“Hai detto che i Dottori avevano un catalogo degli esperimenti che eseguivano?” domandò, mettendosi a sedere sul materasso.
“Sì, perché?”
“Forse nel catalogo compare anche il nome di Octavius e il motivo per cui lo hanno lasciato in vita.”
Theo annuì, non aveva voglia di ripensare ai Dottori e ai loro esperimenti che gli avevano rovinato la vita.
“Io conservo quel catalogo in una cassetta della mia banca. Vuoi che lo vada a prendere?”
“Te la senti?”
“Questo e altro per la mia stellina.” Disse lui, allora si infilò le scarpe e recuperò la chiave della cassetta che teneva nascosta nell’armadio. Aranel gli accarezzò le spalle da dietro e gli baciò il collo.
“Ti amo, lo sai?”
Theo sorrise attraverso lo specchio e le strinse una mano, poi ne baciò il dorso.
“Lo so.”
Aranel arrivò a casa di Roxy mezz’ora dopo aver salutato Theo. La lupa le aveva suggerito di passare da lei perché aveva delle novità. Il quartiere era popolato, i marciapiedi erano i palchi sui cui i bambini giocavano, i più giovani parlottavano tra di loro, e gli anziani sedevano immobili sulle panchine come gargouille. Riconobbe il civico di Roxy e bussò due volte, come pattuito per telefono. La cascata di capelli azzurri della ragazza l’accolsero quando la porta si aprì.
“Ehilà, principessa. Entra.”
Non appena fu dentro, Aranel sospirò e si portò le mani sui fianchi. Savannah stava impalata in mezzo al soggiorno, indossava solo una maglia grigia troppo grande per la sua taglia ed era scalza.
“Ciao, Aranel.” Soffiò la donna con imbarazzo.
“Non mi stupisce la tua presenza qui.”
“Avrei dovuto dirvelo, lo so e mi dispiace!” esordì Roxy con le mani in alto come se fosse stata accusata. Il pollice di Aranel sfiorò la fede e l’anello di fidanzamento, un gesto meccanico che compiva dal giorno del matrimonio.
“Theo non è stupido, lo aveva già intuito. Mi sembra strano che Octavius non la stia cercando.”
“Gli ho detto che sono a Shangai per acquistare un’azienda in crisi.” Rispose Savannah, mantenendo un tono di voce vellutato. Aranel, invece, era decisa a mantenere una maschera dura e severa.“D’accordo. Allora, quali sono le novità?”
Roxy la fece accomodare sul divano e le diede un foglio ripiegato.
“Quello è il contratto stipulato tra tua nonna e Octavius. Ti avverto che non è affatto piacevole.”
Quando Aranel lesse i termini del contratto, chiuse gli occhi per trattenere le lacrime: Io, Chantal Thompson, in qualità di debitrice nei confronti del Sig. Octavius Wagner, prometto di concedere in vendita mia nipote Aranel Jones.
“Mia nonna mi ha venduta a Octavius. Come lo hai scoperto?”
Roxy rimase strabiliata dalla freddezza con cui la ragazza aveva incassato il colpo. Dapprima impacciata, riordinò le idee per darle una risposta.
“C’era una cartella che il mio software non riusciva a decriptare, ma Savannah era a conoscenza della password che si è rivelata la chiave di lettura. La cartella contiene solo questo file. Abbiamo un altro problema: l’hard disk ha iniziato ad autodistruggersi, Octavius ha innescato il processo dopo che abbiamo avuto accesso a questa cartella perché è collegata al suo cellulare.”
“E’ riuscito anche a triangolare la tua posizione?”
“No, ho usato un programma che fa rimbalzare il segnale tra un centinaio di linee.”
Arane spostò gli occhi lucidi da Roxy a Savannah, che se ne stava in disparte contro lo stipite della porta.
“Adesso mi devi dire tutto quello che sai di Octavius, dal principio.”
“Mi ha confidato di essere un essere sovrannaturale dopo il matrimonio, però io ero innamorata e non mi importava della sua doppia natura. Agli inizi era tutto bello, poi ha rincontrato tua nonna durante un viaggio di lavoro e le cose sono cambiate. Lui ha iniziato ad essere sfuggente e assente, incontrava tua nonna almeno una volta a settimana a New York, e un giorno mi ha imposto una relazione aperta che prevedeva di frequentare altre persone. Mentre lui lo ha davvero messo in pratica, io fingevo di vedere altri uomini solo per tenerlo contento. Octavius voleva conoscerti e tua nonna gli ha detto che ti avremmo trovato a Vernazza in luna di miele, così siamo partiti senza neanche pensarci su. Mi aveva detto che voleva comprarti e, sebbene la mia opposizione, ha perpetrato nel suo intento. Ha fatto di tutto per essere eletto presidente del Premio Pulitzer per starti più vicino. Quando ci siamo trasferiti qui, è venuto a sapere che Trevor Marshall aveva scoperto dei suoi affari con tua nonna. Ha provato a pagarlo per farlo stare zitto ma, quando Trevor ha rifiutato, lo ha ucciso senza pietà. Poi si è accorto che qualcuno aveva rubato il suo hard disk e vi ha seguiti fino al lago, dove ha tentato di uccidere Theo e Roxy per rapirti. Ero troppo spaventata per restare con lui, allora ho deciso di mentirgli e di rifugiarmi qui.”
“E perché hai chiesto a Theo di venire a letto con te?”
“Perché Octavius credeva che Theo avrebbe accettato e che vi saresti allontanati, solo in questo modo tu ti saresti avvicinata a lui. Non aveva calcolato che tuo marito è profondamente innamorato di te.”
“Perché Octavius mi vuole?”
“Questo non lo so, lo giuro. Nemmeno io capisco perché sia ossessionato da te.”
“Theo lo ucciderà non appena lo saprà.” Esordì Roxy, spezzando il silenzio piombato nella stanza.
“Lo so, ma devo essere sincera con lui. Nasconderglielo sarebbe sbagliato.”
Aranel stava rivivendo il dramma già vissuto a Beacon Hills: la sua famiglia che la tradiva in favore del mondo sovrannaturale. Anziché essere triste e arrabbiata, era determinata a scoprire la verità e ad affrontare sua nonna. Non c’era tempo per le lacrime, era giunto il momento di dare una svolta a quella tragica vicenda.
“Venite con me, dobbiamo parlare con Theo.”
Quando Aranel entrò in casa sua, lasciò cadere la borsa a terra per lo stupore. Scott e Stiles sedevano sul suo divano e non erano affatto contenti. Theo non era ancora tornato, ma al posto suo era stato Liam a farli salire, poiché aveva una copia delle chiavi per le emergenze. Roxy e Savannah, alle sue spalle, rimasero spiazzate dalla presenza dei tre uomini.
“E voi che diamine ci fate qui?” sbottò Aranel, andando incontro ai suoi amici. Stiles si finse offeso portandosi una mano al petto con fare teatrale.
“Oh, è così che ci dai il benvenuto? Sei maleducata, amica mia!”
“Non fare il sarcastico con me, Stilinski. Non funziona. Ora esigo una risposata alla mia domanda!”
“Semplice, il nanetto ha fatto la spia.” Disse Roxy, indicando Liam. Scott toccò la spalla del suo beta per impedirgli di ribattere.
“Io e Stiles siamo stati avvisati da Liam di alcuni eventi strani che sono legati a Theo. Poiché tu non ci hai detto nulla, siamo venuti a vedere di persona in quale guaio vi siete cacciati.”
“Non ci siamo cacciati in nessun guaio. Stiamo bene. Potete tornarvene a casa.”
“Aranel, che ti succede? Un tempo ci dicevi tutto.” disse Stiles con tono pacato, non voleva irritarla ancora di più. Aranel sospirò, era sfinita e non aveva voglia di rispondere al loro terzo grado. Aveva ben altri problemi cui pensare.
“Io e Theo siamo in grado di gestire le cose, non abbiamo bisogno del vostro aiuto.”
“Sappiamo quello che è successo a Vernazza.”
Le parole di Scott la colpirono come una doccia fredda. Aranel scrutò i volti dei presenti rivolti nella sua direzione con espressione interrogativa.
“Non è possibile, non ne abbiamo fatto parola con nessuno.”
“Vi ho sentiti parlare in bagno la sera del compleanno di Mason. Hai detto a Theo di dimenticare quello che era successo a Vernazza altrimenti Stiles avrebbe avuto un motivo in più per odiarlo.” Intervenne Liam, che si beccò un’occhiataccia da Roxy.
“Voi credete che io e Theo abbiamo ucciso qualcuno in Italia? State scherzando?”
“Dal momento che tu non ci dici più niente, dobbiamo anche desumere le cose peggiori.” Disse Stiles. Scott, però, captava un alone di tristezza profonda intorno alla sua migliore amica e si sentì in colpa per averla attaccata senza prima di darle il tempo di spiegarsi.
“Non hanno ucciso nessuno e non hanno commesso azioni cattive. E’ successo dell’altro, vero?”
Aranel dovette arrendersi, prima o poi, col trascorrere degli anni, tutti se ne sarebbero accorti. Amava Theo e, qualunque fosse stata l’opinione dei suoi amici, avrebbe continuato a farlo senza riserve.
“La verità è che Theo è sterile. A Vernazza credevamo che fossi rimasta incinta e ci siamo recati in ospedale dopo uno svenimento. Ho detto ai medici della probabile gravidanza e mi hanno fatto le analisi del sangue. Non ero incinta, ero svenuta a causa di mancanza di zuccheri. Ci hanno posto alcune domande e poi hanno chiesto a Theo di sottoporsi ad alcuni esami. Hanno scoperto che una operazione subìta all’età di nove anni lo aveva reso sterile. Abbiamo capito al volo: quando i Dottori del Terrore gli hanno trapiantato il cuore della sorella, hanno anche evitato che potesse avere figli. Lui era distrutto, voleva lasciarmi perché io trovassi un uomo con cui poter avere una famiglia, e per due giorni è anche andato via di casa. L’ho fatto ragione affinché capisse che lo avrei amato con o senza figli perché è l’unica persona al mondo a cui affiderei il mio amore. La sera del compleanno di Mason ha avuto una ricaduta, mi ha seguita in bagno e ha tirato fuori quella storia, allora l’ho convinto a tacere perché altrimenti Stiles avrebbe avuto una ragione in più per volerci lontani. Liam, ora sei deluso che non abbiamo ucciso nessuno?”
Stiles fu il primo ad abbracciarla, la strinse forte sino a sentire il suo cuore battere, e lei liberò alcune lacrime che le pungevano gli occhi.
“Mi dispiace, Aranel. Sono stato un vero stronzo con te.”
“Non dare la colpa a Theo, ti supplico. Lui è solo una vittima.”
“Lo so. Non gli do nessuna colpa.”
Quando si staccarono, Aranel vide Roxy piangere per la prima volta, e le sorrise riconoscente della comprensione. Poi fu il turno dell’abbraccio di Scott, lei gli arpionò la maglia e si lasciò cullare da quelle braccia che fin da bambina l’avevano consolata.
“Avresti dovuto dircelo, non vi avremmo mai condannati per questo. Siamo sempre stati contrari alla vostra relazione e abbiamo sbagliato, ma avevano solo paura che lui ti spezzasse il cuore. Invece, siamo stati noi, i tuoi migliori amici, a spezzartelo. Perdonaci.”
“Va tutto bene. Vi ho già perdonati. Siete i miei fratelli e vi voglio bene.”
Il trio si strinse ancora in un caloroso abbraccio e Aranel fu felice di trovarsi schiacciata tra due degli uomini più importanti della sua vita. Liam si accasciò sul divano, sopraffatto dai suoi stessi errori. Aveva preso un abbaglio che poteva costare caro a Theo. Benché non lo sopportasse, sapeva quanto amasse Aranel e che non le avrebbe mai fatto del male. Spalancò la bocca quando Aranel abbracciò anche lui, non pensava di meritarlo.
“Aranel, io …”
“Shh, non dire niente. Mi sono finalmente liberata di un peso.”
Theo, ad occhi chiusi, ascoltava lo scrosciare dell’acqua della doccia e respirava lentamente. Dopo essere rientrato e aver trovato Scott e Stiles, gli avevano detto di sapere tutto, sia della sterilità che di Octavius. Non si era arrabbiato con sua moglie per averlo raccontato ai suoi amici, piuttosto era avvilito al solo pensiero di quanto dolore avesse provato a parlarne da sola. Ora, mentre Scott e Stiles occupavano la camera degli ospiti e Savannah e Roxy si erano sistemate sul divano, lui se ne stava disteso sul letto a fissare il soffitto. Aranel uscì dal bagno qualche minuto più tardi ad interrompere quel suo momento di riflessione. Lei non osava guardarlo negli occhi, anche a cena non gli aveva rivolto parola per timore che ce l’avesse con lei. Con addosso un asciugamano bianco, si frizionava i capelli sulla soglia del bagno.
“Vieni qui, Aranel.”
Aranel gelò sul posto, aveva paura che la resa dei conti fosse arrivata. Si mosse cautamente verso di lui con il cuore che pompava il doppio del sangue.
“Hai paura di me? Non devi. Non sono arrabbiato.”
“Dici davvero?”
Theo le prese la mano e la fece sedere sul letto, la schiena di lei contro il suo petto. Le tolse il pettine di mano e cominciò a passarglielo tra i capelli lunghi e umidi. Aranel non capiva tutta quella dolcezza, era confusa dai suoi gesti accorti e amorevoli.
“Dico davvero. Lo avrebbero comunque capito. Da un matrimonio tutti si aspettano un figlio, tu adori i bambini e non averne sarebbe stato un chiaro indizio.”
“Lo sai che per me non è un problema. E poi, ci sono molti modi per essere genitore.”
“Lo so.” Disse lui, continuando con delicatezza a pettinarle i capelli. Le baciò la spalla bagnata e lei sorrise.
“Siamo sposati da un mese soltanto, non abbiamo alcuna fretta.”
“Hai ragione.”
“Devo dirti una cosa, Theo.”
Theo notò subito il repentino cambio dei battiti cardiaci, mise da parte il pettine e la fece voltare.
“Di che si tratta?”
“Roxy ha trovato il contratto stipulato tra Octavius e mia nonna. E’ un atto di vendita.”
“Chi ha venduto cosa?”
“Mia nonna mi ha venduta a Octavius.”
La reazione di Theo fu spaventosa: tirò un pugno al materasso così forte da rompere le assi di legno che contenevano le reti. Iniziò ad imprecare, mentre camminava avanti e indietro, malediva Chantal, Octavius, i Dottori e se stesso. Era stravolto.
“Quella vecchiaccia deve morire, costi quel che costi!”
“Theo, calmati e ragiona. Anche io sono furiosa con lei, ma non puoi ucciderla.”
“Giusto. Rinchiuderò lei e Octavius in una gabbia e lascerò che un lupo li sbrani. Sì, decisamente una bella idea!”
“Theo …”
“No, Aranel, non replicare. Ti stanno trattando come un oggetto, ti vendono e ti comprano come una schiava, e non sono immaginare cosa voglia farne di te quel bastardo di Octavius. Li ucciderò tutti, dal primo all’ultimo, con una ferocia mai vista prima.”
Aranel immaginava che si sarebbe infuriato a tal punto da dichiarare guerra e morte a tutti, ma doveva farlo ragionare altrimenti si sarebbe messo nei guai.
“Per favore, non dire così! Anche io li vorrei vedere soffrire per quello che mi stanno facendo, però in questo modo ci andremmo di mezzo noi e non sarebbe giusto. Dobbiamo giocare d’astuzia. Ho in mente un’idea.”
“E quale sarebbe?”
“Incastrare Octavius e mia nonna per l’omicidio di Trevor.”
Salve a tutti! ^_^
La verità su quello che è successo in luna di miele è venuta fuori. Ve lo aspettavate?
Che ne dite di Savannah?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.
STAI LEGGENDO
A touch of light 2 || Theo Raeken
FanfictionNathaniel Hawthorne ha sostenuto che "il passato giace sul presente come il corpo morto di un gigante", e Theo è ben consapevole del peso. Aranel era convinta che potessero ricominciare daccapo insieme ma i demoni del passato non si assopiscono mai...