I miei occhi si spalancarono di scatto.
Mi alzai immediatamente a mezzo busto, guardandomi intorno per mettere a fuoco dove fossi e constatando che non era stato tutto un brutto sogno.
Sospirai.
No, non era stato affatto un brutto sogno.
Era tutto dannatamente reale.
La voce di Andrew al mio fianco mi arrivò dritta alle orecchie nonostante si trattasse di poco più di un sussurro.
«Non riesci a dormire?»
Scossi la testa in risposta.
«Neanche tu a quanto pare.»
Constatai io guardandolo.
Era seduto ai piedi del letto, con i gomiti appoggiati sulle gambe ed un espressione indecifrabile in volto.
I capelli scuri, che gli ricadevano sul viso e gli coprivano buona parte del volto erano capaci di dargli un'aria strana, misteriosa e a tratti affascinante.
Odiavo ammetterlo ma era dannatamente bello in quel momento, e la cosa che mi faceva innervosire ancora di più era il fatto che lui fosse consapevole di questo.
Lo si capiva da quella specie di ghigno che gli si era formato sulle labbra mentre io ero persa a guardarlo.
«Continui a guardarmi» mi provocò, ghignando.
«Mi trovi bello?»
A quella domanda deglutì, e improvvisamente mi parve di avere la gola secca.
«N-no cosa dici!» esclamai, forse un po' troppo istericamente.
«Bugiarda.» replicò lui, alquanto divertito dalla situazione.
Si divertiva troppo a vedermi spiazzata.
«Non ti stavo affatto guardando!» sbuffai guardandolo male, ottenendo in risposta un'altro ghigno.
«Come vuoi.»
Detto questo mi diede le spalle, rimettendosi di nuovo a letto lasciandomi sola con i miei pensieri.Inutile dire che non chiusi occhio per tutta la notte o per meglio dire durante quelle poche ore che erano rimaste.
Il giorno dopo uno dei due gemelli passò a controllarci un paio di volte, dell'uomo con la barba rossa invece nessun accenno.
Non sapevamo neanche dove ci stessimo portando e non riuscivo a capire come quell'idiota riuscisse ad essere così dannatamente tranquillo, come se la cosa non lo riguardasse affatto.
Ma che cazzo.
Pensai alzando gli occhi al cielo.Andò avanti così per giorni finché finalmente non approdammo.
Non ci fecero scendere dalla nave ma anzi, sembrava che ci tenessero ancora più sotto sorveglianza.
Jack.. o per meglio dire mio padre, non sapevo neanche io come chiamarlo, non aveva proferito parola per tutto quel tempo fatta ovviamente eccezione per alcune frasi farfugliate da ubriaco.
Non sapevo neanche cosa pensare.Un tonfo improvviso, uno strano suono e poi il rumore di passi che scricchiolano sul legno.
Ma cosa..
Un'altro strano rumore, un gemito soffocato e poi il suono di due corpi che cadono a terra.
Non feci neanche in tempo a svegliare Andrew che la porta si spalancò e fece il suo ingresso una donna.
Era alta e bionda, e a giudicare dall'abbigliamento era palese che fosse un pirata anche lei.
«Oh Elizabeth!»
Jack sorrise ampiamente guardando la donna mentre si appoggiava alle sbarre.
«Io sapevo che saresti venuta, non potevi stare senza di me? Tranquilla! Non lo dirò a Will. Sarà il nostro piccolo segreto!»
«Non sei cambiato affatto Jack.» disse la donna, infilando le chiavi nella serratura liberando il pirata.
«Beh ma per te posso farlo.» replicò lui, uscendo dalla cella.
«Bene or-»
«Aspetta aspetta!»
Elizabeth si voltò in nella direzione di Jack, che fece un cenno nella direzione mia e di Andrew, che nel frattempo si era svegliato e aveva assistito alla scena al mio fianco.
La donna parve non capire in un primo momento e sinceramente neanch'io avevo capito ma poi ebbe un illuminazione e con passo svelto aprì anche la nostra di cella.
«Ora andiamo prima che ci scoprano.»***
Una volta fuori e ormai scesi dalla nave potei constatare che non era ancora giorno ma bensì l'alba.
Non c'era nessuno, a quell'ora del giorno, nello stretto vicolo nei pressi del molo, nessuno fatta eccezione di noi.
Gettai una rapida occhiata alle mie spalle, osservando la nave su cui ero stata "prigioniera" tutti quei giorni e ghignai.
Alla faccia di quell'idiota dalla barba rossa.
Pensai per poi riprendere a camminare.
Percorremmo una strada piuttosto lunga, seguendo Elizabeth fino a giungere nei pressi di una locanda.
Ad aprirci fu un ragazzo dagli occhi azzurri, che sembrava essere poco più grande di me.
«Mamma..» disse poco prima di essere interrotto dalla voce di Jack.
«Oh ma tu guarda Will Junior è qui!» urlò guardandolo.
«Ma non ci interessa.» disse infine, spostando il ragazzo ed entrando nella locanda guardandosi intorno.
«Tutto qui? Non avete saputo trovare di meglio?»
In tutta risposta Elizabeth alzò gli occhi al cielo, cercando forse di mantenere la calma per poi voltarsi verso di noi facendoci entrare.
«Purtroppo è fatto così..» esclamò facendo un cenno verso Jack.
«Io sono Elizabeth Turner e lui è mio figlio Henry-»
«Will! Chiamatemi Will» precisò lui, ricevendo un occhiata torva da parte della madre.
«Oh su Elizabeth! Non è di certo colpa del ragazzo se gli hai messo un nome di merda!» s'intromise Jack.
«Sta zitto.»
«Permalosa.»
Elizabeth sbuffò.
«Tu devi essere Andrew, Blake giusto? Sei uguale a tuo padre.»
«Conosceva mio padre?»
«E anche tua madre, eravamo grandi amiche.. tu invece sei?»
«Lily, mi chiamo Lily.» sorrisi, dapprima a lei e poi a Henry.. o Will come voleva essere chiamato.
«Piacere di conoscerti Lily.»
Quella donna era capace di mettermi in soggezione, non so. Eppure sembrava gentile.
«Henry vi accompagnerà di sopra, ci sono delle camere così potrete rinfrescarvi, riposarvi.
Parleremo dopo e vi sarà spiegato tutto okay? Immagino che abbiate parecchie domande.»
"Non sai quante"
Avrei voluto dirle, ma mi limitai ad annuire solamente, seguendo il ragazzo dagli occhi azzurri su per le scale.
Mentre camminavo incrociai lo sguardo di Jack. Sembrava mi stesse scrutando come se fosse alla ricerca di qualcosa.
Resto a fissarmi così per un paio di secondi, poi distolse lo sguardo con chissà quali pensieri che gli affollavano la testa.
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ᴛʜᴇ ʙʟᴀᴄᴋ ʀᴏsᴇ
PertualanganEra da un po' ormai che avevo preso l'abitudine di passare metà della notte fuori, a contemplare le stelle. Quelle passeggiate notturne erano capaci di distrarmi da tutto il resto. Scrutai l'orizzonte, osservando le onde del mare che si infrangeva...