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Entro dentro casa e vado in cucina per pranzare dove mia madre ogni tanto mi manda varie occhiatacce mentre mangio. Segnale che ha qualcosa da dirmi.

"Mamma, che cosa c'è?" Chiedo.

"Mi ha chiamato il prof. di matematica..."

Deglutisco rumorosamente. Perché mai ha chiamato i miei? Ero semplicemente impreparata, succede a tutti, non capisco proprio.

"Mi dici che ti prende? Non hai mai preso un voto tanto basso..."

"Mamma ero semplicemente impreparata, succede a tutti!"

Sbotto alzandomi dal mio posto per poi correre a rinchiudermi in camera, il mio unico rifugio.

Mia madre non mi segue e le sono grata per questo. Forse ha ragione. Sto cambiando... o forse sta solo esagerando, come sempre.

"Ehy! Perché cavolo hai sfondato la porta?! Tutto bene?" Mi chiede mio fratello Tommy dal piano superiore del letto a castello.

Come faccio a non ricordarmi mai di mio fratello? Mi sento in colpa per questo.

"Nulla Tommy. Mamma ha dato di matto perché ho preso il primo quattro della storia!" dico sbuffando subito dopo.

Lui fischia a lungo scendendo dal letto con un balzo. Non si fa male? Mi guarda fisso negli occhi.

"Che ti succede?" Chiede incrociando le braccia al petto. Per essere un ragazzino di soli sedici anni è molto scaltro e intelligente, non è facile ingannarlo, e nulla può passare inosservato sotto i suoi occhi. Sembra addirittura più grande di me. Forse è per questo che mi chiama sempre sorellina.

Scaccio via quel pensiero concentrandomi su quella domanda.

Che mi succede?

"Nulla. Che vuoi che succeda? Anche tu hai preso dei quattro, però mamma non ha avuto la stessa reazione."

"Sì, ma io sono io, tu sei Emma, l'inteligentona di casa."

Lo guardo male mentre lui alza le mani in segno di difesa.

"Non guardarmi così. È la verità. Tu sei l'orgoglio di mamma e di papà e... stai cambiando..."

"Ma che avete tutti?"

Chiedo alzandomi dal letto furiosa.

"È solo una fottuta insufficienza!"

Esco fuori da camera mia e corro fuori casa senza ombrello. Ho bisogno di pace, ho bisogno di silenzio. Io non sto cambiando. Sono la stessa Emma di sempre, perché non lo capiscono?

Un'insufficienza fa questo effetto sui miei? Che fastidio...

                           ******

Piove più di quanto pensassi e l'aria è davvero troppo fredda. Stupida me...

Avrei potuto prendere un ombrello o una giacca, invece, accecata dalla rabbia, sono uscita con una maglietta a maniche corte e senza ombrello e me ne sto pentendo amaramente.

"Emma?"

Mi volto sentendo venir pronunciato il mio nome e vedo poco distante Max. Mi guarda facendo spallucce sorpreso di vedermi. Probabilmente dalle condizioni in cui sono gli farò pena.

Si avvicina e mi copre col suo ombrello.

"Che ci fai in giro così? Ti verrà una polmonite... "

È carino da parte sua preoccuparsi per me.

Non gli rispondo. Non ho la forza aper parlare. Ho un nodo alla gola e sono sicura che se emettessi un qualsiasi suono scoppierei a piangere. Non sono fatta per questo... Tutte queste emozioni sono troppo nuove per me...

"Vieni." Mi mette un braccio attorno alle spalle e mi conduce verso una casa poco distante. Non mi oppongo bisognosa di calore.

Ci entriamo e vengo subito investita da un immenso calore. Ora sì che mi sento meglio. Intuisco che questa deve essere la casa di Max.

"Forse dovresti cambiarti da quei vestiti e metterti qualcosa di più asciutto. Prova a vedere di sopra, a destra, se trovi qualcosa, ok? Io ti aspetto qui."

Annuisco andando dove mi ha detto Max.

La casa è stranamente silenziosa. Dov'è la famiglia di Max?

Che domanda stupida... Saranno a lavoro, ovviamente.

Entro dentro la stanza. Ha le pareti dipinte di un azzurro chiaro, abbinato alle lenzuola del letto di colore blu oceano. Vicino al letto c'è un piccolo mobile, poco più in là un armadio, e dall'altra parte della stanza una scrivania bianca. Davvero carina la sua camera.

È più ordinata della mia senza ombra di dubbio.

Apro il suo armadio dal quale subito dopo si diffonde un dolce profumo di lavanda. Abiti appena lavati? Ma quanti ne ha? Sono una montagna!

Afferro una felpa e un paio di pantaloncini sportivi. Dovrebbero entrarmi, giusto?

Li indosso subito e noto immediatamente la differenza di taglie. Ora sono sicura al cento per cento che lui sia più grosso di me...

"Emma, tutto bene?" sento gridare da Max al piano di sotto.

Metto i miei vestiti sopra un termosifone sperando che si asciughino.

"Sì."

Rispondo per poi uscire e andare da lui. Non appena mi vede sorride.

"Emma ti vedo dimagrita." Scherza lui facendo riferimento ai vestiti larghi che indosso.

"E io ti vedo ingrassato." Rispondo ruotando gli occhi al cielo sorridendo.

"Questo è un colpo basso, nanetta." Risponde fingendosi offeso.

Sbuffo.
"Quante altre persone devono prendermi in giro per i miei 1,60 metri?"

"Molte." Risponde ridendo. "Senti freddo?" Mi chiede facendosi serio.

Scuoto la testa.
"Sto bene, grazie."

"Non mentire." Si volta di nuovo maneggiando su un telecomando che subito dopo accende il riscaldamento.
"Meglio?"

Annuisco mentre lui tira un sospiro di sollievo.

"Non mi hai ancora risposto. Che ci facevi lì fuori conciata in quel modo, e senza ombrello per giunta?" Chiede sedendosi sul divano cosa che faccio anche io sotto il suo invito.

Mi stringo nelle mie spalle. Facendomi il più piccola possibile.

"Problemi con la mia famiglia..." sussurro piano, a quanto pare non abbastanza dato che Max sembra aver sentito.
"Ho preso una semplice insufficienza e mia madre e mio fratello sembrano impazziti! Mi hanno addirittura detto che sto cambiando! Assurdo." Sbotto. "Insomma... tutti prendono brutti voti... Non credo sia così catastrofico per gli altri." Dico abbassando il tono della voce.

La mia famiglia crede così tanto in me tanto da preoccuparsi per una misera insufficienza? La posso recuperare se è questo quello che li preoccupa.

Max rimane in silenzio.

Ti prego... Dì qualcosa...

"Hanno esagerato." Finalmente parla lui. "È una cosa normale, come hai detto tu... Hanno fatto un casino per nulla."

Sorrido.

"Grazie Max." Dico sincera. Lui almeno mi capisce. Gli sono molto grata per questo.

Suona il campanello subito dopo. Vedo Max contrarre la mascella.

"Aspetta qui... Potrebbero essere i miei..."

Si allontana così. Come mai è così preoccupato?

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