Capitolo 6

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Dopo un po', giusto il tempo di far diventare le mie guance dello stesso colore del tappeto sotto di me, Jungkook alzò leggermente lo sguardo e mi guardò.

Alcuni ciuffi bruni si spostarono delicatamente prima sul naso e poi scivolarono piano sugli zigomi ricoprendo, per quel che potevano, il livido che si era espanso per tutta quella zona.

Il moro aveva un aria mortificata, ma non disse nulla.

Preferiva non parlare, piuttosto che dire qualcosa di inappropriato.

Sì schiarì la voce per attirare la mia attenzione e poi si alzò di scatto, poggiò le mani dietro la sua schiena e fece leva su di esse per poi portare il suo busto in alto.

Le sue braccia erano davvero muscolose e il mio sguardo si era perso in quella meravigliosa pelle candida e chiara.

Tanto da non accorgermi che una voce mi stava richiamando già da un po'.

"Danbi! DANBI!"

Alzai lo sguardo e incontrai quello del maggiore un po' spazientito dalla mia distrazione.

"Proprio non ce la fai...? Intendo con..." Un segno del capo rivolto alle mie ginocchia mi fece capire che lui era preoccupato per la mia scarsa mobilità.

Anche io provai ad alzarmi come aveva fatto lui poco prima, con l'unica differenza che le mie gambe rimasero incollate al pavimento, provocando in me solo un estremo dolore e un leggero imbarazzo.

Al contrario da quello che pensavo, Jungkook non scoppiò in un fastidioso risolio, ma rimase serio e impassibile.

Sbuffò pesantemente e mi porse una mano in segno di aiuto.

Io la afferrai e la usai come "ancora" mettendoci tutta la forza che avevo, ma non ce la feci.

Jungkook rimase immobile come una pietra e non fece il minimo sforzo di resistenza per tenersi incollato al parquet mentre tiravo.

Effettivamente, nonostante la poca differenza di età, aveva dei muscoli veramente scolpiti rispetto ai miei coetanei.

Smisi per un attimo di tirare e rimasi incantata dalla vena in rilievo sul suo braccio.

Di nuovo.

A riportarmi alla realtà fu il moro che, abbandonata la mano lungo la coscia, si chinò alla mia altezza e fece per prendermi in braccio.

"WO WO WO!" Esclamai "Che cosa vorresti fare?!".

"E tu invece?" Fu la sua risposta schietta mentre cinse il mio busto con le sue braccia e mi sollevò con un pizzico di fatica.

"Domandina di servizio..." Disse lui trasportandomi verso la camera da cui ero uscita poco prima "...Quanto pesi all'incirca?".

Non so cosa mi diede più fastidio...

La domanda o la totale nonchalance con la quale l'aveva posta.

"Jeon-"

Stavo per rispondere, ma poi mi ricordai che era lui che mi stava aiutando, per cui mi calmai sperando che la situazione non sarebbe degenerata.

"Non lo so!" Mi limitai a sputare dalla mia bocca.

"Beata ignoranza!" Esclamò lui mentre cercava di adagiarmi sul letto nel quale avevo passato tutta la notte a rotolarmi.

Io lo guardi un po' imbronciata e lui mi rivolse un sorriso molto dolce.

Che schifo.

Anzi no.

Anzi sì: che schifo!!!

Al diavolo l'educazione!

Gli feci una linguaccia e lui mi fissò con aria di sfida.

"Come sei sgarbata" Disse poi ritirando poi fuori il mio broncio di prima "Allora ciao!".

Non feci neanche in tempo a capire cosa mi aveva detto che lui se ne era già andato sbattendosi la porta dietro con violenza.

"Almeno abbi la decenza di ACCOSTARE la porta, Jeon Jungkook!" Mormorai tra me e me parecchio irritata.

Poi mi accorsi di ciò che stavo facendo, di ciò che avevo fatto e anche dove mi trovavo e in compagnia di chi.

Fin da piccola ho sempre avuto un carattere disprezzato dalle altre persone, anche dai membri della mia stessa famiglia.

Sospirai e mi portai una mano nei miei lunghi capelli neri.

Sono sempre stata una ragazza reputata "antipatica" e che gli altri volevano allontanare a tutti i costi.

Per questo ero stata talmente stupida da credere che mia sorella mi volesse bene.

Perché nessuno me ne ha mai voluto.

E io non sapevi neanche cosa fosse.

Strizzai gli occhi cercando di riordinare i pensieri nella mia testa.

In quel momento mi ripromisi che mi sarei vendicata.

Sarei riuscita a farla pagare a mia sorella.

Mi ero ritrovata in un gioco nel quale io facevo la parte del burattino e tutti gli altri riuscivano a comandarmi senza il minimo impegno.

Ma mi ripromisi che sarei riuscita a cambiare le redini del gioco.

Credevo che solo così avrei trovato la felicità, ma molto probabilmente mi sbagliavo...

↡↡ sᴡᴇᴇᴛ ʀᴀɪɴ ↡↡ || jєση jυηgkσσk Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora