Strizzai gli occhi per qualche secondo e presi un lungo respiro.
Scesi dal materasso e aprii l'armadio della piccola stanza.
Dovevo trovare qualcosa di decente da mettermi, così da poter scendere con un' aria minimamente presentabile.
"Quando i ragazzi se ne andranno, io avrò il tempo di uscire per comprare un po' di vestiti... Femminili...?"
Pensai tra me e me mentre scrutavo le felpe all'interno del mobile.
Alla fine non indossai nulla di che: un paio di jeans, una maglia verde militare e una felpa.
Non ero abituata a quel vestiario; in genere mettevo mille fiocchi e nastrini tra i miei capelli e le gonne erano all'ordine del giorno.
Rassegnata e soprattutto a disagio uscii dalla camera e mi diressi verso le scale che avevo visto qualche momento prima.
Le gambe mi facevano male da morire ma avrei resistito fino alla fine.
Questo ed altro per la "felicità"!
Prima di scendere controllai attentamente il corridoio per essere pronta a qualsiasi evenienza.
Del tipo un ragazzo esaurito che prova ad uccidermi.
Credetemi, non è proprio uno scenario da Love Drama e, in caso di situazioni simili, dovevo essere agile nel fuggire verso la porta dalla quale ero uscita.
Mi guardai più volte alle spalle mentre avanzavo lentamente e, con passo delicato (o almeno il più che potevo), mi diressi ai gradini di marmo.
Quando arrivai alla fine di quest'ultime iniziai a sentire delle voci.
Erano ovviamente maschili e provenivano dalla cucina che si trovava proprio dietro l'angolo.
Una era sicuramente quella di Jungkook.
L'altra mi era totalmente estranea.
"Non possiamo tenerla con noi!
Per prima cosa sarebbe imbarazzante sia per me e voi che per lei vivere insieme.
Secondo: è solo una scocciatura. Finito il lavoro dobbiamo liberarcene in qualsiasi modo!"Era stato il misterioso ragazzo a parlare, che aveva un tono decisamente più basso di quello del moro; dedussi che si trattasse di qualcuno di più grande.
"Hyung, credimi, ha delle potenzialità!...
Tuttavia hai ragione: è solo una palla al piede!"Questa volta quelle parole scortesi uscirono dalla bocca del corvino.
Sputate senza ritegno, come se fosse un animale l'argomento del discorso.
Ma avevo capito che in realtà, il motivo di quella discussione, ero proprio io.
Spesso mi dicevano che ero solo una palla al piede ma quella frase, pronunciata da Jungkook, mi lasciò una sensazione di dispiacere, che nessuno era mai riuscito a farmi provare.
"Odioso!" Sussurrai mentre poggia delicatamente i polpastrelli sulla parete della colonna per tenermi in piedi contro l'unica persona che reputavo "umana e benevola" fino a poco prima.
Insieme alle mani, misi anche la fronte su quella carta da parati rossa bordoux.
Purtroppo la fortuna, come al solito del resto, non fu dalla mia parte e neanche il sottile muro di cartongesso; evidentemente la carta da parati, oltre ad essere luccicante e raffinata era anche parecchio scivolosa.
Invece di poggiare silenziosamente gli avambracci su di essa precipitai a terra, respirando a pieni polmoni la polvere sottile del tappeto sotto i miei piedi; a quanto pareva non veniva pulito da un po'...
Riuscii a non sbattere la faccia, ci sarebbe mancata solo quella, ma mi "paraii" con le braccia.
Finii con i palmi delle mani parecchio distanziati l'uno dall'altro e il viso a pochi centimetri dal suolo.
Nella sala rimbombò il rumore.
Volsi lo sguardo all'interno della cucina e, al contempo, altri sette volti guardarono verso l'origine del misterioso suono di poco fa.
Era una di quelle scene solite dei film, dove il protagonista cade in posizioni strane e fa finta di... Non so...
Fare gli addominali...?
I problemi, in quell'istante, erano due.
Punto uno: non mi passò neanche per l'anticamera del cervello di fare una cosa così imbarazzante.
Punto due: anche se avessi avuto un'idea così stupida il mio corpo si sarebbe involontariamente rifiutato.Così me ne stavo lì, immobile.
Scrutavo attentamente gli sguardi sorpresi di ognuno di loro.
Fu questione di secondi, se non attimi.
Poi il mio sguardo incrociò quello di Jungkook.
Colui che poco prima era riuscito a farmi cambiare totalmente idea sul suo conto.
Colui di cui avrei voluto fidarmi, ma che si era rivelato un traditore.
Quel ragazzo così maledettamente attraente, quanto maledettamente odioso e prepotente.
Una di quelle persone che nessuno avrebbe mai voluto nella propria vita.
Tuttavia io e lui eravamo incatenati da un patto: nessuno poteva dire il segreto dell'altro.
Quel rapporto forzato non si sarebbe sciolto facilmente, perché nessuno dei due sarebbe voluto finire nei guai.
Di solito ero più accondiscendente con le altre persone.
Ma da lui non mi sarei aspettata una frase del genere...
Detta in quel modo, poi...
Così le mie braccia cedettero.
Un po' per la rabbia, un po' perché non ero troppo allenata.
Provocai dapprima qualche risolio trattenuto dai più grandi...
Che si trasformarono ben presto in risate sguainate e colme di beffardagine.
Mi rialzai subito, ma in quel momento mi sentivo talmente umiliata che ci mancava poco che piangessi.
Ma non lo feci.
Per rispetto contro me stessa e le mie ambizioni.
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↡↡ sᴡᴇᴇᴛ ʀᴀɪɴ ↡↡ || jєση jυηgkσσk
Fanfiction•*¨*•.¸¸☆*・゚✿*:・゚゚・*:.。*:゚・♡•*¨*•.¸¸☆*・゚✿*:・゚゚・*:.。 "Tu ora lavori per noi..." "Io cosa, scusa?!" "Se non lo farà tua sorella, lo farai tu, tanto per me non c'è alcuna differenza..." "No, non mi farò quasi arrestare per accontentare un gruppo di lad...