Human

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Tornare umana,non significava  riacquisire necessariamente la propria umanità.Anzi era tutto il contrario.
Appena misi piede all'uscio di casa,mi sembrava tutto così estraneo e familiare contemporaneamente,e quando la mamma mi vide,si alzò dal divanetto del
soggiorno e mi abbracciò con foga,rassicurandoli con parole che non compresi,per quanto velocemente venivano pronunciate,e anche se litigavamo spesso,rimaneva sempre una delle persone più importanti della mia vita.Quando mi permise di muovermi,con lo sguardo di tutti puntato contro,iniziai a girovagare a piedi nudi per la sala,passando le dite sui mobili e con gli occhi che analizzavano punto per punto la stanza,come per catturare ogni singola immagine.
Mi voltai e lasciai vagare l'attenzione anche sui ragazzi,ma non feci in tempo che la figura di Liam,si avvicinò stringendomi anche lui in un abbraccio. Dopo la nostra litigata,non ci eravamo più parlati,ne un saluto,niente; e fu per lo stupore che decisi di stringerlo ancora più forte,anche se non provavo niente,anche se non sentivo più niente,lo strinsi così forte,che quasi non mi sentivo le braccia.
<Mi dispiace tanto.> furono le parole che flebilmente riuscii ad udire; lo costrinsi a guardarmi e gli asciugai le lacrime che piano piano si erano fatte strada sul suo volto,e osservando ogni dettaglio del mio viso,poggiò la mano sopra la mia accarezzandola. Mi era mancata questa sensazione,mi era mancato lui è la sua buon'anima,il suo sorriso,ma soprattutto la nostra complicità.
Si stava facendo tardi,così alla fine, la piccola abitazione iniziò a svuotarsi,lasciando soltanto:la sottoscritta,e Theo, visto che Scott aveva riaccompagnato Malia a casa e la mamma era andata a lavoro- pur avendo insistito di voler rimanere in mia compagnia,in modo da non lasciarmi sola...con lui,ecco-inoltre tutti gli altri mi comunicarono la loro impazienza sul mio ritorno a scuola,ma io,sinceramente,non ne ero tanto sicura,a malapena sapevo impugnare una penna,non mi ero ancora abituata alla ricomparsa dei miei arti,a tal punto che mi ritrovai a pensare a quel coyote dal manto grigiastro,che mi aveva scoccato un'ultima occhiata,ed era ritornato nei boschi,ma avevo la strana sensazione che ci saremmo rivisti presto.
Mi sentivo alquanto osservata,alzai lo sguardo e ritrovai la chimera,che mi guardava in un modo che era difficile da codificare,come se non credesse a chi si trovava realmente davanti e ricordandomi del fatto che avevo ancora la maglietta di mio fratello addosso,mi sentii tremendamente in imbarazzo.Tuttavia lui non sembrò farci caso. La sua presenza non mi infastidiva,mi confortava,purtroppo però tutto lo sconforto che aveva causato non poteva essersi dissolto con un semplice abbraccio o grazie ad alcune occhiate:non era così che funzionava.
<Non c'è bisogno di te qui.> spezzai il silenzio che si era creato: < Puoi anche andartene>.Non aspettai nemmeno una risposta,perché sentire la sua voce avrebbe fatto cento volte più male.
Mi avrebbe fatto capire come stavano realmente le cose.
Qual era la realtà in cui ero piombata senza il minimo consenso.
Salii velocemente in quella che era la mia vecchia camera,chiudendomi la porta alle spalle,notai che tutto era in perfetto ordine,come se nessuno avesse mai abitato quella stanza,con il letto perfettamente ordinato e gli scaffali in ordine,le foto,i libri...era come se nessuno li avesse mai usati. Alla fine mi decisi di entrare in bagno e farmi una doccia,anche se nemmeno l'acqua calda riusciva a schiarirmi le idee,inoltre non riuscivo più a scaldarmi come una normalissima diciassettenne. Misi qualcosa di comodo e scesi nuovamente al piano di sotto per mangiare qualcosa che non fosse carne cruda: ne avevo consumata sin troppa.
Aprii uno sportello,picchiettando il dito sul bordo,ma niente mi soddisfava,così lo richiusi e mi girai per bere un bicchiere d'acqua che con una lunga sorsata buttai giù,finché Theo non mi fu davanti.
La tentazione di lanciargli quel bicchiere arrivava alle stelle:quando desideravo restare sola,non volevo nessuno attorno,logicamente,ma a quanto pare aveva la testa fatta di granito.
Con tutta la calma possibile,poggiai il bicchiere sulla mensola tanto che il tintinnio del vetro fu l'unico rumore che tagliò l'aria.
<Mi sembrava di averti detto che potevi andartene. Cos'è sei sordo,per caso?>
Osservandolo da capo a piedi mi resi conto che non era cambiato poi molto,tralasciando  le occhiaie che gli solcavano il viso,segno che da molto non riusciva a dormire.
Stava per aprire bocca quando lo precedetti,stanca di quel suo atteggiamento da cane bastonato:
<Puoi andartene.> Sentenziai a denti stretti e con un gesto della mano gli indicai l'uscita:<Tutt'un tratto sei pure cieco? La porta è da quella parte,accomodati.> Dissi riportando il bicchiere alle labbra.
<Io preferirei rimanere.> spiegò guardandomi negli occhi. La voce era madida d'insicurezza.
Strinsi gli occhi :< Sulla tua di volontà mi ci pulisco i piedi.> Uscii dalla cucina,diretta in soggiorno,ma riuscii a sentire ancora i suoi passi che seguivano i miei.
<Te ne vuoi andare si o no?> Esplosi; i battiti in un secondo accelerarono,e gli occhi sicuramente si tinsero di un blu elettrico,cercò di fare un passo avanti,ma io di conseguenza indietreggiai:
<Non mi toccare.>
<Luna ascoltami->
<Non mi devi toccare!> visto il suo silenzio,continuai a sfogarmi,a buttare fuori tutto quello che non avevo mai avuto il coraggio di dirgli:
<Tu non sei esisti più per me.
Mi avevi chiusa in una gabbia fatta d'oro.
Ma ora non è più così.>
<Da quel piccolo pezzo di paradiso,mi hai trascinata nell'imo della mia coscienza.Mi hai fatta sentire niente.> mi avvicinai di un passo,puntandogli un dito al petto:
<Tu mi hai uccisa.>
<Luna...io...non so cosa dire->sussurrò flebilmente le ultime parole.
<Niente. Lascia che il silenzio parli per te.>
Lui invece chiuse gli occhi,respirando profondamente.
<C'è...c'è qualcosa che posso fare?> Mi domandò,puntando quelle pozze cerulee su di me.
<Non aspettarmi...> piano piano il suo respiro accelerò.
<Io ti odio,Theo.> scossi la testa,sghignazzando della sua ingenuità.
I ruoli sembravano essersi invertiti.
<Io non riesco a provare niente che non sia odio per te.> sentenziai.
Tuttavia la convinzione che qualcosa di vivo in me ci fosse ancora rimase incastonata nei suoi occhi :
<E tu non puoi pretenderlo.>
<Cosa?>
<Non puoi pretendere che torni ad amarti.>

-xoxo
<3

I love you dangerously ♡ •Theo Raeken• ♡  (SEQUEL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora