Capitolo 8

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Non appena vidi arrivare Ippoboto, uno dei miei servitori più fedeli e giovani, non potei trattenermi dal sorridere compiaciuta, fantasticando sugli elogi che avrei ricevuto per aver portato a termine in modo eccellente la missione; dentro di me, però, ero ben cosciente che nulla sarebbe mai stato paragonabile alla soddisfazione che avrei provato nell'udire Thanos complimentarsi con me per il lavoro svolto.
-Mia regina- esordì Ippoboto, inginocchiandosi ai miei piedi; i suoi capelli biondi creavano un piacevole contrasto con la sua carnagione ambrata. -Purtroppo, lo sciagurato compito di raccontarvi l'impresa di tre dei nostri soldati migliori è toccato a me.
A quelle parole, tutte le mie speranze andarono letteralmente in frantumi e mi parve che le mie gambe avessero difficoltà a reggere il peso del corpo. Con un cenno, feci alzare il giovane servitore e questi mantenne lo sguardo fisso sul pavimento in marmo in segno di rispetto.
-Mia signora, è con dispiacere che le comunico che ci sono state delle complicazioni per quanto riguarda la spedizione su Midgard per eliminare William James Mitchell e Mathias Collins- continuò con tono solenne, ma era evidente l'enorme sforzo che stava facendo per evitare che la sua voce si spezzasse.
Sentii la testa girarmi e strinsi di più la mia mano sinistra intorno allo scettro: queste notizie mi avrebbero provocato non molti problemi, tra i quali quello di aver perso per sempre alcuni dei guerrieri più valorosi era di certo l'ultimo della lista.
Ippoboto stava continuando a parlare, ma la mia mente vagava alla ricerca di una soluzione: avrei potuto cercare di nascondere questo fallimento a Thanos e, nel frattempo, mandare più soldati, o addirittura occuparmene io stessa. Dopo essermi data della sciocca per aver anche solo pensato di riuscire a nascondere qualcosa al Titano, decisi che lo avrei affrontato e, qualora avesse espresso i suoi ripensamenti a riguardo, me ne sarei occupata immediatamente: non avrei permesso a nessuno di mettere in dubbio le mie capacità, men che meno a lui.
-La prego di voler perdonare la mia irriverenza, Sua Altezza, ma come spiegherà tale disgrazia a Thanos?- domandò Ippoboto con timore, riportandomi alla realtà bruscamente.
Strinsi i denti. -Come tu stesso hai detto, questo non ti riguarda; ti basti sapere che rimedierò a quello che è accaduto su Midgard. Se necessario, assumerò io il compito di eliminarli...- risposi con determinazione, per poi fare un cenno col capo e congedare quel povero giovane, che uscì dalla stanza a testa bassa.
Mi diressi rapidamente verso la mia camera, che era collegata direttamente alla sala del trono da un corridoio illuminato e che era stato riccamente decorato da mio padre prima ancora che io nascessi.
Lì, appoggiai lo scettro sul letto e mi sedetti alla scrivania, cercando di schiarire le idee.
Con fatica, avevo convinto Thanos che ero io la persona adatta a un compito tanto importante come quello di trovare e distruggere la Gemma dell'Ombra, o dell'Ego di Nemesis, facendo in modo che potesse finalmente agire indisturbato, senza temere che qualcuno la utilizzasse contro di lui per fermarlo. Lui mi aveva dato fiducia assegnandomi quel ruolo: l'umiliazione non era qualcosa che avevo intenzione di sperimentare e il pensiero che, invece, mi fosse così vicina mi stava mandando fuori di testa.
Frustrata, sbattei con violenza un pugno sulla scrivania: no, non l'avrei mai permesso. Meglio la morte, piuttosto; io volevo la gloria eterna e il riconoscimento di Thanos e dell'intero Ordine Nero, volevo che tutti sapessero che era solo merito mio, se il Titano aveva raggiunto il suo obiettivo.
Tutti si sarebbero ricordati di me per questo e allora nessuno avrebbe più osato mettere in dubbio il mio valore a causa del mio passato.

-Vieni avanti- ordinò l'enorme figura in penombra che sedeva su un trono grezzo in fondo alla sala, più angusta e spoglia rispetto alla mia.
Eseguii, stringendo il mio scettro e avanzando con passo sicuro. Certamente esercitava un certo potere su di me, ma non paura. Io non avevo paura di lui, al contrario dell'Ordine Nero o di chiunque altro.
-Angathe- disse, senza apparente traccia di rabbia o delusione. Tempo fa, aveva affermato che gli piaceva il mio nome e, per un qualche strano motivo, ogni volta che lo pronunciava, mi tornavano in mente le sue parole.
-Thanos- replicai, guardandolo negli occhi per quanto mi fosse possibile, essendo più alto di me.
Lui scese dal suo trono, torreggiando su di me nel vano tentativo di risultare ancora più intimidatorio. -Sono giunte delle voci per niente rassicuranti.- esordì con fare stranamente pacato. -Ma, come ben saprai, io sono solito diffidare da questo tipo di chiacchiere; preferisco attenermi solo a ciò che le mie orecchie sentono e che i miei occhi vedono...- dichiarò infine, facendo un passo nella mia direzione.
Sorrisi, annuendo. -Come è giusto che sia.- concordai. -Ed è esattamente per questo che sono qui: per mettere a tacere le voci.
Percepivo la mia vicina rimbombare e mi infastidiva, perché rendeva le mie parole meno comprensibili. -Come prestabilito, ho inviato su Midgard i soldati più valorosi di cui disponevo, sicura che nessuno avrebbe mai potuto sconfiggerli in forza e astuzia; infatti, come ben sai, sul mio pianeta, i guerrieri, uomini e donne, vengono allenati fin da giovani a sviluppare ogni tipo di abilità, dalle varie forme di combattimento corpo a corpo alla strategia di guerra.
Nonostante i problemi legati alla pessima acustica, lui ascoltava attentamente: si era sempre mostrato, a modo suo, interessato alla mia cultura e non potevo non esserne orgogliosa.
-Quindi mi stai dicendo che solo un essere molto potente e molto furbo potrebbe averli sconfitti?- chiese Thanos con fare irritato; tutto questo, di fatto, avrebbe ritardato ancora di più la messa in pratica del suo piano.
-Sto dicendo che, chiunque sia stato, va trovato al più presto e che, se me lo permetterai, sarei più che onorata di occuparmene io stessa- specificai; ora più che mai, ero determinata a dimostrare il mio valore ed ero elettrizzata all'idea di tornare sul campo di battaglia.
Il Titano fece una smorfia divertita. -Non è questo il tuo compito: regina Angathe, sei un'alleata utile, lo riconosco, ed è per questo che non lascerò che tu ti esponga troppo... Inoltre, non sappiamo con chi abbiamo a che fare: aspetteremo che faccia un passo falso, poi ce ne sbarazzeremo.
Avrei voluto contestare in qualche modo le sue parole: e se fosse stato troppo tardi per agire? E se non ci fossero stati passi falsi? Invece mi limitai ad assentire, soprattutto perché avevo intuito che non riteneva me e il mio esercito del tutto capace di affrontare questa minaccia e adesso avrei dovuto utilizzare qualunque mezzo a mia disposizione pur di riacquistare la sua fiducia e farlo ricredere.
Sentii lo sguardo di Thanos su di me, come se mi stesse giudicando in silenzio per i miei pensieri. -Ora puoi tornare a casa, ma voglio continui aggiornamenti riguardo la questione che abbiamo affrontato prima. Inoltre, vorrei ricordarti che l'Ordine Nero non aspetta altro che...
-No!- lo interruppi, battendo lo scettro contro il pavimento. Respirai profondamente, mentre lui mi guardava incuriosito. -Io non ho bisogno del loro aiuto... Io e il mio popolo non ne abbiamo bisogno.
Detto questo, disegnai un cerchio nell'aria con il mio scettro; non appena il portale si aprì, feci un cenno di saluto al Titano e lo attraversai senza battere ciglio.

***

Nuovo personaggio! Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti :3
Ho intenzione di pubblicare una volta al mese... Incrociate le dita per me ^-^

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