Capitolo 3.

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Quando quella mattina Louis si svegliò, trovò il suo letto più vuoto del solito. Si girò nell'altra metà del letto e quando il freddo delle coperte colpì il palmo della sua mano, si decise ad aprire gli occhi.

Il vuoto. Ecco cosa vide. Doveva aspettarselo di rimanere da solo. Nessuno resta da lui per troppo tempo. E una notte era già troppo.

Flashback

Arrivarono a casa di Louis con fatica, il castano si era sforzato di ricordare la strada ma in quel momento era davvero difficile. Quando finalmente arrivarono davanti al portone, Louis quasi non si reggeva in piedi. Era stanco, aveva un mal di testa tremendo e faticava anche a respirare. Con le lacrime che gli oscuravano la vista e gli rendevano difficile capire dove stesse esattamente andando riuscì finalmente ad entrare in casa, seguito da Harry. Il più piccolo lo portò fino al letto e lo aiutò a stendersi. Gli lasciò un piccolo bacio sulla tempia e si girò per andarsene. Ma c'era qualcuno che non era ancora pronto a lasciarlo andare. Ed era strano, lo conosceva solo da qualche ora, eppure non voleva che se ne andasse. Così lo afferrò per un polso e "Ti prego resta, solo per stanotte. Almeno tu." lo disse così piano che Harry quasi pensò di esserselo immaginato. Annuì e si tolse la maglietta, per poi girare intorno al letto e sdraiarsi nella parte vuota, accanto a Louis. Quest'ultimo, come per paura che potesse scappare da un momento all'altro, appoggiò la sua testa sul petto di Harry e piano si addormentò. Il più piccolo invece, ripensò alle parole di Louis, "almeno tu". Lo guardò mentre dormiva tranquillo tra le sue braccia, gli accarezzò i capelli e mentre si stava addormentando, decise che avrebbe fatto qualcosa per Louis. In quel momento, decise che lo avrebbe salvato, perché da qualche parte sapeva che non avrebbe più potuto far a meno di questo ragazzo che in una sola notte gli aveva sconvolto la vita. Lo avrebbe salvato, si, ma non oggi.

(...)

Erano passate ormai due settimane da quella fatidica notte e Louis non riusciva a smettere di pensare a Harry. Si era sentito così al sicuro tra le sue braccia, che per la prima volta dopo anni riuscì a dormire tranquillo, senza i suoi soliti incubi a tormentarlo.
Ogni notte era la stessa storia, nei suoi incubi più ricorrenti c'era un uomo con il volto oscurato che gli ricordava quanto solo  fosse, quanto tutte le persone accanto a lui lo se ne andavano, perché lui non valeva nulla, perché non era abbastanza. Si svegliava ogni volta all'alba con il cuore in gola e piangeva fino alla mattina. La cosa che più gli faceva male era che non aveva nessuno a cui raccontarlo, nessuno con cui sfogarsi. Era davvero solo.

(..)
Stava correndo per le strade, in ritardo per un colloquio di lavoro. Doveva fare bella figura e arrivare in ritardo non era di certo il modo giusto. Entrò di corsa nel primo bar che trovò, non essendo riuscito a fare colazione a casa, decise di farla mentre si avviava nel luogo dove avrebbe avuto il colloquio. Per fortuna il bar non era troppo pieno. Si avviò al bancone pronto a ordinare, quando riconobbe nel barista girato di spalle, la persona che meno voleva vedere in quel momento. Harry.

Cercò di uscire dal bar prima che il ragazzo si girasse, provando a fare meno rumore possibile. E c'era quasi riuscito, ma quando stava per aprire la porta sentì una voce chiamarlo, una voce che non avrebbe più dimenticato. "Louis!" Per un attimo considerò l'idea di fingere di non averlo sentito e scappare da lì il più velocemente possibile. Ma quando sentì quella stessa voce chiamarlo nuovamente, in modo più deciso, non poté fare a meno di girarsi. E Harry era lì, davanti a lui, in tutta la sua bellezza. Si perse qualche secondo a guardarlo, era davvero bello. Harry si avvicinò a lui e Louis istintivamente fece un passo indietro. Nessuno dei due parlava, nessuno dei due sapeva da dove iniziare.

Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente Harry iniziò a parlare. "Scusa" disse semplicemente. Louis sgranò gli occhi. Non capiva, di cosa si stava scusando? Di essersene andato? Oppure, gli stava chiedendo scusa perché aveva capito che non ne valeva la pena, forse si era pentito di averlo conosciuto? Quasi come se gli leggesse il pensiero, Harry si spiegò. "Scusa per essermene andato. Ho avuto paura, Louis. E non pensare che sia per quello che mi hai raccontato. E' che- è difficile anche per me, non riesco a stare con me stesso, come posso stare bene con qualcun altro? E' un momento complicato anche per me, Lou. E un giorno te lo racconterò, come tu hai fatto con me. Un giorno ti racconterò tutto, se tu vorrai." Louis non sapeva cosa dire ed Harry interpretò il suo silenzio come un rifiuto. Fece per andarsene ma, di nuovo, la mano di Louis si posò sul polso del più piccolo, e il pensiero di quella sera sfiorò entrambi. "Resta", non riuscì a dire altro. Non capiva perché si stesse attaccando così tanto a uno sconosciuto, perché stesse riponendo un pezzetto della sua vita e del suo cuore nelle mani di un ragazzo conosciuto per sbaglio. Sapeva solo che era la cosa giusta da fare. Sentiva che per una volta nella vita, c'era qualcosa, o meglio qualcuno, che ne valeva la pena.

Anche se lo conosceva appena, sapeva che Harry ne valeva la pena.

𝐋𝐚𝐬𝐜𝐢𝐚𝐭𝐢 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐚𝐫𝐞 || 𝐋𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐢𝐧𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora