Capitolo 6.

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"Sono Harry, mi apri?"

Louis era rimasto minuti interi fermo, in piedi davanti al citofono, non sapendo cosa fare.

Harry era lì, per lui? Credeva di stare sognando. Si destò dai suoi pensieri quando sentì la voce del castano dall'altra parte del citofono. "Louis, ci sei? Ti prego, aprimi, ho bisogno di parlare con te". Mario non sapeva davvero cosa fare. Voleva aprire, sentire cosa avesse Harry da dirgli, magari scusarsi. Ma c'era una parte di lui, quella che con gli anni aveva imparato a mettere come scudo, quasi a proteggersi dal mondo, che gli diceva di non farlo, perché lui non ne valeva la pena, non era abbastanza, che era meglio lasciar perdere e tornare al più presto alla sua vecchia vita, sempre che, senza Harry, potesse definirsi tale.

Restò qualche altro secondo a pensare, indeciso su cosa fare, ma alla fine l'istinto ebbe la meglio sulla razionalità e si ritrovò, quasi senza rendersene conto, ad aprire il portone.

Forse lui non ne valeva la pena, ma Harry si.

(*)

Dopo che Harry aveva varcato la soglia di casa di Louis, si erano presto ritrovati seduti sul divano di quest'ultimo.

Era strano per Louis avere qualcuno in casa ed era altrettanto strano per Harry essere lì, in una casa così diversa dalla sua.

La casa di Louis era nera. Ogni cosa in quello spazio aveva quel colore. Harry si ritrovò a pensare che è proprio vero, che il luogo in cui abiti rappresenta la tua personalità. Louis era come il nero. A primo impatto sembra buio, triste, a volte impuro. Ma in realtà se lo guardi con attenzione, puoi notare tutte le sue sfumature nascoste.

Tra di loro c'era un silenzio quasi imbarazzante. Harry stava cercando le parole giuste, non era mai stato bravo con quelle. Si era preparato un discorso da fare, un filo logico da seguire, ma si era scordato tutto. Questo era l'effetto che Louis gli faceva.

"Io-io non sono bravo a esprimere ciò che sento. Però una cosa volevo metterla in chiaro, Louis. Io non so cosa ti ha spinto a scappare dopo il nostro bacio, perché tu in questi mesi non mi hai mai parlato davvero di te e non te ne faccio una colpa, neanche io ti ho mai detto tanto di me, forse quasi niente, solo non riesco a capire la tua reazione. Non voglio che pensi che di te non mi importa, ho aspettato a parlarti perché pensavo che avessi bisogno di tempo e anche io ne avevo bisogno, per capire ciò che avevo fatto. Perché si, Louis, alla fine quel bacio te l'ho dato io. Sono stato io ad avvicinarmi a te e non riesco a pentirmene, ci ho provato, davvero, ma non posso. E sai perché? Perché io quel bacio lo volevo, Louis. Lo volevo più di ogni altra cosa al mondo. Mi è sembrato di tornare a vivere quando le tue labbra si sono posate sulle mie. So che è presto, che alla fine non sappiamo niente uno dell'altro, ma volevo solo tu sapessi che io ci tengo a te, ci tengo davvero. Capisco se tu non vorrai più vedermi, non importa, finché tu sei felice".

Louis rimase senza fiato quando Harry finì il suo discorso. La lacrime, che minacciavano di uscire, gli bruciavano gli occhi e gli appannavano la visuale, ma si sforzò di non lasciarle andare.

Provò a parlare, ma l'unica cosa che uscì fuori fu un flebile sospiro. "Louis  ti prego dì qualcosa, dimmi anche che mi odi, ma ti prego parla". E Louis ci provò davvero a mettere almeno due parole di fila, ma la voce non usci.
Harry interpretò quel suo silenzio come un rifiuto e così si alzò dal divano, dirigendosi verso la porta di quella casa che lo stava opprimendo. Aveva messo il suo cuore in mano a un'altra persona, si era promesso di non farlo mai più, ma pensava che per Louis ne sarebbe valsa la pena, invece anche questa volta, si era fatto male. Il suo cuore aveva un taglio in più, accanto agli altri, da dover ricucire, ma ce l'avrebbe fatta, come sempre, anche se questa volta faceva più male.

Quando Louis realizzò cosa stava facendo Harry, si alzò di scatto e "no" sussurrò appena, ma Harry lo sentì e si girò di scatto. Si fissarono negli occhi per qualche secondo, prima che Louis si fece coraggio e iniziò a parlare. "Non è vero che non sei bravo con le parole. Mi hai affidato i tuoi sentimenti mentre dicevi quelle cose, ti sei messo a nudo. E io l'unica cosa che sono riuscito a fare, è stata rimanere senza fiato, non riuscendo a creare una frase di senso compiuto. Perché è questo che mi fai, Haz. Mi lasci senza fiato. Ogni volta. Non importa cosa fai, tu mi togli il fiato, sempre. Ed è per questo che sono scappato. Avevo paura. Ma volevo dirti che anche io ci tengo a te, forse anche troppo. E mi spaventa da morire questa cosa. Ma io-".

La voce iniziò a tremargli, le parole si bloccarono in gola e una lacrima scese silenziosa sul suo viso. Harry si avvicinò a passo svelto a Louis e asciugò le sue guance che, lentamente, si stavano bagnando. Appoggiò la sua fronte a quella del moro e "anche io ho paura, Lou. Ma insieme possiamo superarla, insieme possiamo imparare a essere forti", disse piano, come se fosse un segreto solo loro.

Insieme possiamo imparare a essere forti.

Louis ripetè questa frase un paio di volte nella sua mente, prima di annuire. Perché si, ne era certo, insieme ce l'avrebbero fatta.

Così annullò quei centimetri che li dividevano e, stavolta, fu lui a baciare Harry.

E andava bene così.

𝐋𝐚𝐬𝐜𝐢𝐚𝐭𝐢 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐚𝐫𝐞 || 𝐋𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐢𝐧𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora