Prologo

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"Non posso accettare" Sussurrò flebilmente la rossa, con la voce strozzata dall'agonia e senza guardare negli occhi il ragazzo di fronte a lei.

Se qualcuno fosse passato di lì, in quel momento, avrebbe visto semplicemente due ragazzi.

Il giovane uomo dai meravigliosi ricci corvini, per la prima volta non arruffati, con gli occhi che ricordavano la foresta per la profondità e per la scala cromatica che possedevano, teneva le mani della giovane donna dai capelli rossi, acconciati in una treccia laterale.
Sembravano intimi, tranquilli...ma un occhio più attento avrebbe notato la tristezza disperata negli occhi del ragazzo e le lacrime che solcavano silenziosamente funeste il viso di lei.

"Perché Anna?" chiese egli, trattenendo i sussulti.

Gilbert Blythe aveva appena rivelato all'amore della sua vita di essere innamorato di lei, ricevendo un rifiuto.

Erano grandi ormai, tutti i loro amici si stavano fidanzando e c'era chi, come Diana e Charlie, sarebbe convolato a nozze in qualche mese.

"Perché? Chi mi da la garanzia che tu rimarrai qui? Come faccio a stare qui ad Avonlea non avendo la certezza di vederti tornare?" Lo rimproverò Anna.

Quando l'amico le aveva rivelato cosa provava nei suoi confronti il suo cuore aveva preso a galoppare, traboccante di felicità per quel sentimento.
Erano bastati pochi secondi, però, a farla rabbuiare.
Il ragazzo era già partito e tornato due volte, senza mai dare una garanzia concrete, senza giurare, senza scrivere...aveva a malapena salutato.
Come poteva consegnargli il suo cuore così, senza nessuna certezza? Non voleva, non poteva perderlo.
Era già difficile sopportare le sue partenze amandolo in segreto, come avrebbe vissuto se avessero portato il loro rapporto a qualcosa di più?

"Anna, io tornerò sempre da te! Sempre! Non ha un senso una vita lontano dalla tua persona! E comunque non ho intenzione di partire ancora. Mi allontanero solo per diventare ufficialmente medico e non mi ci vorrà molto. Poi lavorerò qui ad Avonlea. Ti prego Anna..." la supplicò lui, stringendo di più la sue mani.
"Non posso" esalò nuovamente.
"Non puoi o non vuoi? Anna se non ricambi i miei sentimenti posso capirlo, ma a questo possiamo trovare una soluzione"Affermò lui, serio come non mai.

Il pensiero che la rossa potesse amare un'altro uomo gli stilettò il cuore, ma nonostante tutto il dolore che quel singolo pensiero gli aveva causato, sarebbe stato in grado di accettarlo e di rimanere accanto a lei come amico.

Anna prese un profondo respiro, cercando di non farsi sopraffare troppo dall'angoscia che albergava nel suo petto, poi districò una mano dalla sua presa e la sollevò per accarezzare la guancia del giovane, leggermente ruvida, mentre il suo viso pallido si apriva in un sorriso affranto.

"Come posso non amarti, Gilbert Blythe? Ti amo così intensamente che mi manca il fiato ogni volta che i miei occhi si incatenano ai tuoi...per questo muoio al solo pensiero di saperti lontano e so che ogni volta sarà più difficile." Spiegò piano.

Il cuore di Gilbert sanguinò e gioì contemporaneamente.
Anna lo amava, ma non voleva sposarlo.

"E allora Anna rimani con me" tentò egli un'ultima volta, in tono disperato.
"Non posso vederti partire non sapendo nulla. Quando parti non scrivi mai. Quando sei andato a Trinidad potevo capirlo, ma quando sei partito per quel seminario di medicina no. Sei sparito per quattro mesi e siamo stati tutti dannatamente in pensiero. Non posso, mi dispiace" Ammise lei.
Anna gli posò delicatamente un bacio fuggente sulla guancia, poi si divincolo dalla sua presa e scappò verso Green Gables.
Gilbert la guardò andarsene inerme.
Quando i capelli rossi dell'amata scomparvero dalla sua vista, il ragazzo se ne andò, diretto verso casa.

Anna passò tutto il pomeriggio chiusa in camera sua.
Non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi.

Ruby e Diana avevano ricevuto la notizia del rifiuto della ragazza al giovane Blythe da Charlie e Jerry, i rispettivi fidanzati, esclusivamente perché quest'ultimi avevano incontrato Gilbert mentre si recava da Bash. Volevano consolarla, starle accanto, ben conosci dei suoi sentimenti, ma Anna aveva rifiutato qualunque tipo di contatto.

Marilla era preoccupata e angosciata, non aveva mai visto la sua adorata figlia stare così male.
Non poteva nemmeno contare sull'aiuto del fratello che era in città per alcuni affari.

Solo al crepuscolo capì lo stato d'animo di Anna: quando mai era capitato che Gilbert Blythe si presentasse a Green Gables con le pesanti occhiaie violacee e l'aspetto sciupato di chi ha subito un lutto?

"Gilbert stai bene?" Gli chiese davvero preoccupata.

Quel ragazzo era parte della famiglia per lei e, nonostante tutto, non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui.
Il giovane, Bash e Mary si erano sempre recati lì per le feste e questo aveva creato in tutti una grande gioia e un familiare spirito di solidarietà.
Erano uniti ed era bello così.

"Non vi preoccupate Marilla...piuttosto come sta Anna?" Domandò lui apprensivo.

Poteva anche avergli spezzato il cuore, ma il suo primo pensiero sarebbe sempre stata la rossa.

"Sinceramente non lo so...Non ha voluto vedere nessuno" ammise lei in un sussurro guardando a terra.
Ora lo sapeva.
Gilbert era la ragione delle lacrime di Anna ed Anna era la ragione per la sofferenza di Gilbert.

Come poteva un'amore così grande, perché tutti sapevano che il loro legame non poteva essere altro che amore, far loro così male?

Il ragazzo non rispose ma si guardò le scarpe.
"Vuoi vederla?" Propose esitante Marilla.
"Non penso voglia vedermi.
Potete, però, darle questo da parte mia?" Chiese lui, allungando verso l'anziana donna un pacco rettangolare, avvolto in un foglio di giornale e tenuto insieme con uno spago.
La donna annuì e si scambiarono qualche altra battuta di cortesia, prima di salutarsi.

Marilla non perse tempo e salì le scale il più velocemente possibile.
Bussò alla porta della rossa e, non ricevendo risposta, decise di entrare comunque.

Anna era rannicchiata nel suo letto, sotto le coperte sempre più leggere per via della stagione primaverile.
"Non ho fame Marilla" disse piano, cercando di nascondere l'incrinatura della voce.
"Non sono qui per la cena.
Gilbert Blythe è appena passato...e ha lasciato una cosa per te." Annunciò la donna.
A quelle parole la ragazza si alzò di scatto e osservò il pacchetto che la madre adottiva stava posando sulla scrivania.
"Se fossi in te farei un tentativo" Concluse senza aggiungere altro e lasciò la stanza silenziosamente, come era arrivata.

Anna osservò l'oggetto da lontano, cercando di raccogliere nel suo corpo la forza per alzarsi, troppo curiosa per aspettare più del necessario.

Prese il pacco e si sedette sul letto, poggiando il tutto sul grembo.

Sciolse piano il nodo dello spago e, come se fosse fatto di proposito, la carta si aprì mostrando delle lettere.

Anna le conto: undici lettere in tutto.

Tutte indirizzate a lei.

Erano divisibili in due pile: cinque erano ingiallite dal tempo, come se risalissero ad anni prima, mentre le altre sei sembravano più recenti.

La rossa le analizzò scrupolosamente e l'unica cosa che poté notare era che l'indirizzo delle più vecchie cambiava da lettera a lettera.

Anna trattenne il fiato.

Charlottetown, New York, un posto non definito nell'oceano, Cuba e, l'ultima, era da Trinidad.

Il groppo in gola sembro strozzarla quando si rese conto che quelle lettere erano state scritte dallo stesso Gilbert nel suo primo viaggio, ed erano per lei.

Perché avrebbe scritto a lei?
E perché non inviarle?

Le sei, invece, venivano tutte da Toronto, dove Gilbert era stato da maggio a settembre per un convegno medico.

Aveva pensato a lei anche in quella situazione.

Anna fu sopraffatta da tutte quelle emozioni e, con le mani tremanti e l'affanno, aprì la prima.

Letters to Miss Anne Shirley-CuthbertDove le storie prendono vita. Scoprilo ora