Si portò le mani sporche di sangue sul volto sporcando i ciuffi corvini che ricadevano sugli zigomi.
Il camice bianco era completamente zuppo del sangue del suo amato.
"Alice!" Gridò, scuotendo il corpo senza vita del giovane.
La porta si aprì, il medico di turno e delle infermiere entrarono nella stanza
"Lee, come sei entrato?" Disse il medico dai capelli biondi, poi posò lo sguardo su ciò che teneva stretto tra le braccia.
A terra un pezzo di specchio sporco di sangue.
Allontanarono il corvino, riportandolo nella sua stanza. Si abbassò sul corpo senza vita del giovane.
Gli aveva tagliato i polsi, la gola, le gambe. L'unica cosa che non aveva osato toccare era il suo viso.
Gli occhi pallidi sgranati dalla paura.
Aveva fallito.
Aveva promesso a Han che nessuno gli avrebbe fatto del male e invece non aveva avuto scampo da quel folle.
Lo avrebbe dovuto proteggere.
Chan chiuse gli occhi al povero ragazzo, mentre una lacrima gli solcava il volto.
Minho Lee, paziente della stanza accanto, aveva fatto di Han la sua ossessione. Lo vide solo una volta, mentre suonava il pianoforte, passando per il corridoio.
E da quel momento per Han iniziò il vero incubo.
L'indomani Han sarebbe stato dimesso, dopo tre lunghi anni di internato.
-L'amore è il più antico degli assassini-