La festa

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Un candido velo di neve ricopriva tutta la vallata, nonostante ciò, non era possibile percepire freddo. L’aria era piuttosto secca ma non gelida come ci si poteva aspettare. A causa della nebbia non si poteva vedere oltre l’orizzonte. Ciò che era prossimo alla vista, tuttavia, era nitido e vivido. Luca disse che sarebbe andato a trovare parcheggio e fece scendere tutti di fronte a un maestoso arco decorato con delicatissimi fiori bianchi e rose rosse. L’arco era a sua volta congiunto con dei roseti collegati l’uno all’altro per creare una lunghissima siepe. Il tutto creava una perfetta cornice per la mastodontica villa posta a pochi metri da dove si trovavano. Le tre ragazze riuscirono a non sprofondare con i tacchi nella neve sfruttando a loro vantaggio delle lisce mattonelle poste poco prima dell’arco e che proseguivano fino all’entrata dell’edificio. I colori esanimi dell’ambiente esterno suggerivano calma e pace. In lontananza videro arrivare due ragazze seguite dal bagliore di quella che poteva essere una torcia. Quella flebile luce si increspava nella fitta nebbia.
Alessandro, provando a non mostrarsi preoccupato, chiese dove si trovassero. Aurora estrassse il cellulare dalla tasca e sbigottita fece notare che non prendeva alcun tipo di segnale.

《No, neanche il GPS funziona. Dove siamo?!》disse Tasha.
Aurora non desiderava altro che chiedere ai suoi amici se anche loro si fossero addormentati durante il viaggio o se fosse stato tutto frutto della sua immaginazione, ma temeva di apparire strana o paranoica.
D’altro canto lei non poteva certo definirsi una valida compagna di viaggio. Ogni qual volta che doveva partire, finiva sempre per addormentarsi dopo la prima curva. Non c’era certo da stupirsi se ciò era accaduto anche oggi. Però questa volta era diverso: non era stata solo lei ad addormentarsi, anche Alessandro e Anna erano crollati dopo la prima curva e molto probabilmente Tasha li aveva seguiti subito dopo. E se invece  se lo fosse sognato? Aurora si guardò i piedi, poi alzò lo sguardo e portandosi le braccia in grembo si caricò di energia. Era pronta a fare delle domande per togliersi il pensiero, ma Alessandro chiese sottovoce: 《Non so se la sua centralina sia bruciata ma ho controllato i chilometri percorsi dalla sua auto e sembra che non ci siamo mossi per nulla. Appena saliti avevo letto 5.600 km circa e prima di scendere ho letto sempre 5.600 km. Questo posto non può essere dietro l’angolo della casa di Tasha giusto?》
Ciò non fece altro che confermare le assurde teorie che gironzolavano nella testa di Aurora. Il tempo sembrò fermarsi. Le ragazze guardarono fisso Alessandro senza trovare nulla da aggiungere a quanto avesse appena fatto notare. Qualche istante dopo Luca apparse alle loro spalle.
《Perchè non siete entrati?》
《Che razza di domanda è? Non sappiamo dove siamo o chi stiamo per incontrare, stavamo aspettando te per farci da Cicerone》lo rimproverò Anna puntandogli la borsetta contro e prendendo le distanze.
《Giusto, mea culpa. Seguitemi》
Incamminadosi, Tasha prese sotto braccio Anna e Alessandro provò a fare lo stesso con Aurora. Luca, però, glielo impedì tirando via con prepotenza il ragazzo e infilando il proprio braccio sotto quello di lei. Aurora trovandosi pochi centimetri più avanti del resto del gruppo e avendo già girato la nuca per incamminarsi notò di sfuggita ciò che era appena successo. Si sentiva lusingata e imbarazzata allo stesso tempo. Il suo istinto le suggeriva di rimproverare Luca. Come si era permesso a fare una cosa del genere al proprio migliore amico? Tutto questo era inaccettabile e ridicolo considerando che Luca lo avevano appena conosciuto. Si trattava di “gelosia insensata” o di “virilità insensata”? Ciononostante decise di lasciar perdere, aveva altro a cui pensare in quel momento. Voleva solo scoprire chi fossero i Senes e che cosa volessero da lei. Quindi lanciò uno sguardo di biasimo ad Alessandro il quale, fingendo di comprendere, indietreggiò.

Passo dopo passo si avvicinarono all’entrata della villa. Il giardino inglobato nella siepe era ricoperto da un fresco manto bianco che rendeva difficile ammirare le meravigliose sculture di marmo e i cespugli che decoravano l’esterno. Davanti al portone d’ingresso si facevano notare delle meravigliose colonne di ordine corinzio che sorreggevano una piccola tettoia.

Le sorti del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora