Possibile che quanto stesse osservando si sarebbe esaurito nel nulla anche per lei? Aurora osservava il paesaggio scorrere sotto i suoi occhi dal finestrino dell’auto di sua madre. Insieme si stavano dirigendo al cimitero per fare la loro visita quotidiana presso la lapide del padre. Lo sguardo della donna, vigile sulla strada, appariva vitreo e smorzato. Chissà se avrebbero mai avuto un’altra possibilità di abbracciarlo o di parlargli si chiese la ragazza osservando i lineamenti corrugati della madre… Entrambe lo avevano spesso rivisto in sogno e avevano avuto pure l’occasione di scambiare qualche parola, ma di certo non era come prima. Nulla era più come prima da quando non era più possibile sentire il calore del suo corpo o il suo profumo. Le parole di nonna Dorotea le balenarono in testa come un lampo: “oggi siamo qua, domani chissà”. Cosa c’è dopo la morte? Lo spirito ritorna allo spirito e la carne esegue il suo ciclo naturale incurante della storia che quella carne custodiva? Paradiso o inferno? E se avesse pregato la divinità sbagliata? E se non ci fosse nulla? Quest’ultima ipotesi però Aurora non l’aveva mai davvero tenuta in considerazione. Le appariva alquanto ridicolo e riduttivo che tutta la perfezione che la circondava potesse un giorno abbandonarla per far spazio a un nulla cosmico. Come avrebbe fatto a capire quando sarebbe stata la sua ora? Suo padre non aveva avuto di certo un preavviso. Non ti mandano mica una lettera con scritto “Salve, la invitiamo a prepararsi per lasciare le cuoia entro domani mattina”.
Questi interrogativi tormentavano la mente della povera ragazza ogni qual volta che andava a trovare suo padre.Appena giunti sulla cima della collina, scese dall’auto e si contrasse per il freddo, avrebbe fatto meglio a portarsi un cappotto più pesante come le aveva suggerito la madre. Osservò l’enorme cancello grigio e aprendolo sospirò. Sua madre nel frattempo chiuse le portiere e portò con sé un armonioso mazzo di fiori gialli e arancioni con qualche rosellina bianca di quelle che tanto piacevano al suo defunto marito. Poi dritto per venti metri, giù per le scale sulla destra, in seguito girare a destra, terza stradina sulla sinistra, lato destro, quarta colonna partendo da dove si trovavano e seconda riga orizzontale contando dal basso. Era facile perdersi in quel posto, ma sia lei che sua madre avevano ben memorizzato come arrivarci senza rischiare di dover perdere altre 2 ore per riuscire a capire dove si trovassero come era già successo in passato.
Era uno strazio dover assistere ogni volta al crollo psicologico di sua madre quando guardava quella foto incorniciata nel mezzo della lapide. Voleva mostrarsi forte per poter essere di sostegno ma spesso le capitava di scoppiare in un pianto isterico privo di controllo. “Perchè? Perchè proprio lui?” Si chiese.
Anche quel giorno sua madre si accasciò disperata ai piedi del muro. Aurora provò a resistere e per farlo tentò di concentrarsi su altro. Da lì, se pur da lontano, era possibile osservare tutta la costa. I defunti godevano di una vista meravigliosa da la sù. Pensò a quante persone, prima di lei, dovevano aver ammirato quello stesso paesaggio dopo aver fatto visita alle persone a loro care che sono venute a mancare. Poi osservò le altre lapidi: “padre amorevole”, “moglie devota”, “figlio adorato”, “1972” , “1889” ecc. Ognuno possedeva una propria storia, un proprio amore vissuto, magari più di uno o forse nessuno. E adesso? Chi avrebbe più preso nota delle loro memorie. Aurora chiuse gli occhi cercando di immaginarsi come potesse essere stata la loro vita. Magari le loro anime erano tutte lì ad osservare lei e tra quelle c’era proprio quella di suo padre che disperatamente e invano provava a comunicare la propria presenza. Sospirò e raddrizzò le spalle. La faccia contro il vento, le gambe che tremavano.
《Mamma, passami i fiori che li metto nel vaso》
《No, tesoro fai fare a me》 rispose asciugandosi le lacrime con la manica. Probabilmente si sentiva inutile e umiliata ogni volta che finiva per trascurare la figlia mentre si perdeva tra i suoi ricordi.
Lei la lasciò fare, la vide prendere il vaso, estrarre i fiori più secchi o marci, e allontanarsi per trovare una fontanella.Aurora restò sola e sfiorò la foto. Suo padre era un uomo affascinante, un po’ robusto, di carnagione scura. Aveva dei capelli neri e corti e degli occhi color nocciola con una forma molto simile alla sua. Da lui prendeva anche la fronte e le narici, per il resto assomigliava a sua madre, o almeno così credeva.
Una lacrima le scivolò giù da un occhio, passando per la guancia si infranse al suolo. Non poteva mostrarsi debole, sua madre avrebbe sofferto del suo dolore, non poteva essere così egoista. Si asciugò il solco lasciato dalla lacrima e fece un respiro profondo dal quale trasse energia.Dei brusii irritanti interruppero il fluire dei suoi pensieri prima ancora che potesse averne. Chi parla così sgarbatamente in un cimitero senza curarsi del rispetto per i morti e per chi viene a fargli visita? A un certo punto il brusio divenne chiacchiericcio. Non era possibile distinguere le parole ma era lo stesso una situazione sgradevole. Aurora si voltò per rimproverare con lo sguardo chiunque, in prossimità della tomba di suo padre, stesse profanando quel luogo con dei discorsetti da mercato.
Voltandosi però non vide nessuno. Che se lo fosse immaginato? Poi iniziò a sentirsi più debole. Si accasciò sulla lapide sostenendo il peso del suo corpo con il braccio destro. Da questo atto percepì come una scossa e poi una vampata di calore. Provò ad aprire gli occhi e vide tutto buio ad eccezione di qualcosa di lucente che si trovava sopra di lei. Sollevò il capo in preda al panico. Cosa stava accadendo?Si rivide insieme a suo padre poco prima dell’incidente. Quell’incidente maledetto. Poi ricordò sua madre mentre le raccontava cosa fosse appena accaduto mentre soffocava in un pianto dilaniante. Tutto era molto distorto e confusionario. Serrò i denti. Sentiva la sua voce a tratti.
《Tornando a casa… incidente mortale… non c’è più》
Provò a bloccare i ricordi ma fu inutile.
Si ritrovò al suo diciottesimo compleanno mentre tutti le cantavano l’irritantissima canzone “tanti auguri a te”. Tra tutti i presenti scorse il volto di suo padre mentre le faceva un video col cellulare.
Percepì delle vertigini e poi si sentì andare su e giù. Era su un'altalena che qualcuno stava spingendo. Il ricordo risaliva a più di dieci anni fa. Suo padre la stava facendo dondolare sulle giostre del lungomare di Locri.
《Papà! Più forte, voglio toccare la luna》
《Dai che ci sei quasi, ti spingo un po’ di più》
La sua voce era proprio come la ricordava, profonda e accogliente. Quanto le mancava.
Si sentì cadere verso il centro della Terra e per un istante fu sicura di essere riuscita a ricordare la prima volta che suo padre la prese in braccio.
D’un tratto aprì gli occhi e ritornò al presente. Cosa aveva appena visto? Era ancora appoggiata alla lapide e si sentì come se avesse semplicemente chiuso e riaperto gli occhi per un secondo. Si guardò intorno, udì un’ultimo brusio e vide un bagliore esaurire dietro l’angolo. Se alla sua mente poteva dare fiducia per quanto riguarda il flash di ricordi, per il senso della vista però si convinse di aver immaginato tutto.Poco dopo tornò sua madre e le chiese quanto fosse stata via. La donna rispose di essersi allontanata un po’ più del solito perché la fontanella che usavano solitamente era guasta, ma che comunque non era stata via più di tre o quattro minuti.
Quante cose erano successe in così poco tempo.Dopo aver posizionato il vaso rifecero il percorso al contrario per poter raggiungere il parcheggio. Nel vialetto di fronte al cancello vide una ragazza bionda e snella insieme a un ragazzo che da dietro somigliava molto a Luca procedere verso l’uscita. Forse anche lui era venuto lì a trovare qualcuno o forse era solo qualcuno che gli somigliava da dietro. Il quel momento però l’identità di quelle due persone era davvero poco rilevante.
Tutto ciò di cui aveva bisogno era raccontare tutto ai suoi amici. Dopo essere entrata in auto, estrasse il telefono dalla tasca e mentre sua madre accendeva il motore scrisse qualcosa sul gruppo:-Ciao ragazzi, ho bisogno di vedervi. Ci vediamo tra una mezz’oretta a casa mia? Vi devo dire cosa mi è successo oggi e quello che mi ha detto Luca mentre ballavamo al Placatis.-
Spazio autori
CIAO A TUTTI LETTORI E LETTRICI! ♥️Dopo questo mesetto di inattività siamo tornati! Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto😊 Scusate per il ritardo abbissale con il quale questo capitolo è stato pubblicato, ma abbiamo avuto alcuni problemi personali.😶
In ogni caso fateci sapere cosa ne pensate di questo capitolo con un commento, una stellina o un messaggio🌟📒
Vi invitiamo a seguirci sulla pagina instagram @anto_anna1401 dove presto daremo il via a un contest!😋
Antonio e Anna vi augurano un buon weekend 😍💚
STAI LEGGENDO
Le sorti del male
FantasyAurora è una ragazza che frequenta il Liceo e si sta per diplomare a pieni voti. La sua vita è sempre stata abbastanza monotona. L'incontro probabilmente casuale con un giovane misterioso le stravolgerà tutte le previsioni che si era imposta sul suo...