Cap.5
Come sempre mi annoiai, perché non sapevo cosa fare. La vita di un barbone era davvero noiosa, non c’erano delle attività particolarmente interessanti che potessimo fare. Va be’, io avevo la mia chitarra, ma per il resto era sempre tutto uguale.
Mi misi a contare quello che avevo ‘guadagnato’ quel giorno. Avevo visto alcuni di quelli che si erano fermati a vedere me e Gerard lasciarmi qualcosa, quindi… Contai finché non arrivai alla somma di trenta dollari, inclusi quella che mi aveva dato Gerard. Non avevo mai guadagnato così tanto in tutto il tempo che ero stato là sotto.
Raccolsi tutta la mia roba e dopo essermi messo la custodia della chitarra a tracolla, mi andai a comprare qualcosa da mangiare. In un bar vicino mi presi un sandwich e poi decisi che avrei usato un po’ dei soldi che mi erano avanzati per comprare qualcosa a Gerard. Era stato davvero carino con me in quei pochi giorni, e doveva capire quanto apprezzassi quello che faceva per me, non intendo i soldi, se mi bastavano per magiare, non me ne importava, intendo invece quello che aveva fatto veramente per me, mi aveva cambiato in un certo senso.
Girovagai per i dintorni alla ricerca di una bancarella che vendesse oggetti originali o un negozio con qualcosa di economico ma carino. Cercai in lungo e in largo, avevo bisogno di qualcosa di unico, non le solite cianfrusaglie, ma un regalo speciale, solo per lui.
Trovai un portachiavi a forma di chitarra, ma non mi sembrò sufficientemente originale, poi ad un banchino poco lontano scrivevano i nomi su penne e matite, all’inizio mi sembrò una trovata simpatica, anche perché lui era un artista, ma capii che anche quella era una cosa che potevano avere tutti.
Stavo quasi per rinunciare quando vidi un uomo piuttosto vecchio, sulla settantina, seduto per terra. Di fronte e a lui c’era un pezzo di cartone su cui erano distesi dei piccoli e strani oggetti. Appena mi avvicinai non capii cosa fossero, ma poi mi sembrò di averne visti da altre parti, erano degli scaccia sogni, però non ne avevo mai visti di così particolari. Erano grandi quanto il palmo di una mano, ed erano formati da un cerchio metallico fine a cui venivano avvolti tanti filini colorati a creare una specie di ragnatela dentro il cerchio. Poi, in cima al cerchio, c’era un filo per appendere l’oggetto ovunque e dalla parte opposta pendevano delle piume e dei campanellini. Erano davvero belli, e avevo la certezza che a Gerard sarebbe piaciuto uno di quelli.
“Mi scusi” richiamai l’attenzione del vecchio, “quanto viene uno di questi?”
Sperai con tutto me stesso di avere abbastanza soldi, non mi sarei mai potuto perdonare se non fossi riuscito a comprargli il regalo che volevo lui avesse.
Il vecchio alzò leggermente la testa e mi guardò. “Dipende.”
Lo guardai confuso. “Da cosa?” feci incerto.
“Dal motivo per cui vuoi comprare uno scaccia sogni.”
“Quindi lei me ne venderà uno, solo dopo che io le avrò raccontato il motivo per cui lo voglio comprare?”
“Esatto ragazzo” disse, “non mi sembra così complicato.”
“Mh, bene” borbottai. “E’ un regalo per una persona che mi sta aiutando molto in questo momento. Adesso mi dice quanto costa?”
“Hai troppa furia, e a me non piace la gente che ha furia. Dimmi, chi è questa ‘persona’?”
“E’ un mio amico” dissi svelto, mi stava dando sui nervi.
“Descrivimelo” mi ordinò.
“Si chiama Gerard, ha un’altezza media, ha i capelli poco sopra le spalle, lisci e neri, sempre spettinati. Ha la carnagione piuttosto pallida e i lineamenti regolari. Di solito porta una giacca nera e i jeans e ai piedi le scarpe da ginnastica, bianche, tutte sporche. Gli occhi potrebbero sembrare verdi, ma hanno mille colori che sono sicuro nemmeno lui ha mai classificato. Comunque ha una voce bellissima e canta meravigliosamente.”
Dissi tutto d’un fiato, senza mai fermarmi per respirare. Poi mi resi conto che avevo dato tantissimi dettagli inutili all’uomo.
Il vecchio mi sorrise. “Da quanto lo conosci?”
“Tre giorni, più o meno.”
“Bene” disse soddisfatto. Si chinò un attimo sugli scaccia sogni e me ne porse uno blu e bianco, forse il più bello e misterioso fra tutti.
“Digli di attaccarlo in camera da letto. Gli incubi sono intrappolati nella rete formata dai fili, che lasciano passare solo i sogni belli” mi spiegò.
“Aspetta” lo bloccai, “quanto costa?”
“Per te nulla.” Lo guardai stupito, che voleva dire nulla?
“Come?” chiesi. “Non capisco.”
Il vecchio mi sorrise di nuovo. “Ti avevo detto che il prezzo era in base al motivo per cui volevi quest’oggetto. Be’, per il motivo che hai tu, non devi pagare nulla. Conosci quel ragazzo da così poco eppure sai così tante cose su di lui. Non ti sembra un po’ strano?” No, non mi sembrava per nulla strano, ma preferirei non contraddirlo e lo lasciai continuare. “Ho capito che è davvero importante per te, e so anche che non hai molti soldi, e che fai questo regalo al tuo amico col cuore, quindi prendi lo scaccia sogni e va per la tua strada.”
Lo ringraziai con un sorriso e con un cenno della mano e poi me ne ritornai al mio fedele angolino, che ormai da più di un anno era la mia casa. Mi ‘riaccampai’ e mi preparai per passare la notte, nella speranza di riuscire a dormire almeno qualche ora.
In effetti, mi addormentai e dormii anche più del previsto, poco male, sarei stato più sveglio durante il giorno, forse.
Rimasi tutta la mattina a rigirarmi fra le mani quello scaccia sogni, pensando se funzionasse davvero oppure no. Insomma se realmente intrappolava i sogni brutti, era una cosa fortissima, ma anche se fosse stata tutta una cazzata, era comunque un oggetto bellissimo.
Continuavo a guardare la gente che passava, correva, parlava, mangiava, c’era anche chi mentre andava a prendere il treno canticchiava canzoncine, e quello mi faceva sorridere. Era divertente vedere le persone così felici, perché in quel momento lo ero anch’io, sì, non vedevo l’ora che quel cazzo di orologio gigante segnasse le quattro in punto. L’attesa era snervante, ma mi sentivo anche allegro e mi venne quasi da ridere pensando che non ero così sereno da tanto, troppo tempo.
Stavo cominciando a pensare che Gerard fosse una specie di angelo che qualcuno di buono aveva mandato per dare un senso alla mia giornata. Sì, forse tutto sommato era davvero un angelo, non quelli biondi, bellissimi con le ali che si vedeva nei dipinti, lui era diverso da loro. Non che non fosse bello, intendiamoci, ma non era biondo e nemmeno aveva quell’aria di so-tutto-io che quei mezzi uccelli spesso avevano, ma la sua funzione era la stessa, quella di aiutare le persone in difficoltà, far capire a chi non aveva più niente in cui credere, che c’è sempre qualcosa per cui vale la pensa vivere, basta cercare.
Quando mancavano dieci minuti all’appuntamento, misi tutte le mie cose, cioè la mia chitarra e il regalo per Gerard, dentro la custodia e dopo essermela messa a tracolla, aspettai in piedi il tempo restante. Anche in quell’occasione il tempo cominciò a scorrere in maniera assurda, ma ormai ci avevo fatto l’abitudine.
E poi lo vidi arrivare, il mio angelo.
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My way home is through you
Romance"Parliamoci chiaro, ero un barbone, quello ero, niente di più e niente di meno, ma lui non se ne era preoccupato tanto, non si era fermato a quello che sembravo, ma si era soffermato su quello che ero veramente. [...] Eravamo così simili eppure irri...