13 - Enjoy the silence

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  All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm

Enjoy the silence  

- "Enjoy the silence" , Depeche Mode

Si erano appena dati la buonanotte, ma nessuno dei due aveva intenzione davvero di dormire, forse a causa della vicinanza dell'altro.

Damian cercava di mantenere il silenzio per permetterle di addormentarsi ma avrebbe voluto parlare con lei e magari creare un'atmosfera diversa tra loro due, solo per quella notte, che sembrava essere un avvenimento speciale su una linea temporale noiosa e monotona.

Leonor invece sentiva l'esigenza di aprire bocca, magari di accendersi una sigaretta e parlare, parlare e parlare. Quel mutismo le faceva venire l'orticaria ma non lo avrebbe disturbato, era consapevole che quell'uomo avesse bisogno di dormire.

I suoi occhi andarono di nuovo ad ispezionare la camera e stavolta si concentrarono sui quadri in penombra, uno in particolare, una semplice fotografia incorniciata raffigurante Claudette e Damian, l'attirò facendola sorridere. Dalle sue labbra uscì un piccolo sibilo simile ad una risata e ciò richiamò l'attenzione dell'uomo che iniziò a fissarle la schiena, nell'attesa che la donna sentisse lo sguardo insistente su di lei.

Non ci volle molto prima che Len si girasse dall'altra parte e lo guardasse confusa. Che voleva adesso? L'uno aspettava una parola dell'altro, quel silenzio sembrava così debole in confronto alla voglia di parlare che dominava le loro sporche anime.

"Hai una camera molto elegante... mi piace. È totalmente diversa dalla mia" e sorrise all'uomo che per tutta risposta fece spallucce. Pallone gonfiato. Gli fece una linguaccia poi imitò il soffio di un gatto. Quanto era antipatico! Si appoggiò meglio al letto e il seno venne schiacciato diventando più grande e attirando gli occhi dell'uomo proprio lì.

Damian dentro di sé si fece un segno della croce, pur essendo blasfemo da parte sua, ma gliene fregò poco. Quanto erano stupidi gli uomini a credere in un dio onnipotente? Per non parlare del fatto che non avessero avuto neanche fantasia nel dargli un nome. Come erano arrivati a dimenticare i grandi dei greci? Non lo sapeva neanche lui, essendo parte di quella fetta d'umanità progredita fino a venerare anche solo un cellulare.

Si mise a pancia in su, mettendo in bella mostra i suoi addominali e portando le mani dietro la nuca. I muscoli si tesero ipnotizzando la donna al suo fianco, ma lui non se ne accorse perché troppo occupato a tenere gli occhi lontani da quel maledettissimo seno.

"Perché quella volta mi hai presa sul mio letto?" chiese lei, pur essendosi promessa di non insistere sull'argomento. Era importante saperlo, sentiva di doverlo sapere. Le era sembrato strano che quell'uomo, proclamatosi così schifato da lei avesse fatto un gesto così. Era davvero solo per avere il controllo su di lei?

Non avrebbe chiuso più occhio tranquillamente se non avesse avuto una risposta a quell'interrogativo e ciò lo percepì anche l'uomo che assottigliò gli occhi senza smettere di guardare il soffitto. Quella domanda lo aveva di certo stupito e preso in contropiede ma dentro di lui aveva sempre avuto il sentore che quel momento sarebbe arrivato nuovamente e che prima o poi avrebbe dovuto risponderle. Le due pozze grigie si spostarono, immergendosi in quel mare azzurro e bloccandosi lì, senza andare da nessun'altra parte. Un iceberg alla deriva. Avrebbe voluto calare lo sguardo e osservarle il collo e magari anche quelle forme tondeggianti schiacciate sul suo materasso, soprattutto perché quella domanda aveva fatto riaffiorare in lui ricordi decisamente focosi ma si costrinse a restare concentrato.

Maledizione!

Si rese anche conto del fatto che quella parola fosse diventata una delle più usate insieme a Miss Carter.

War of fire #WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora