Deal

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« Non mi dire che non vieni alla partita solo perché forse ci sarà lui e hai paura di fare un'altra figuraccia, perché non te lo permetto cara mia » Esordì Louis; ormai al telefono non si annunciava nemmeno più, cominciava a parlare e basta, soprattutto se voleva sfottermi.

« In realtà devo ancora finire i compiti e poi... Non ho un passaggio » buttai lì, sperando che si bevesse la mia bugia. Speranza vana.

« Fiorellino mio, domani è sabato, hai tutto il weekend per fare i compiti, e il tuo passaggio come sempre sono io, non hai scampo. Ammettilo che è perché non vuoi ammutolirti di nuovo accanto a lui » replicò abbassando la voce sulle ultime parole della frase, e io fui sicura che avesse il suo classico sorrisetto da sberle stampato in faccia.

Era vero, quella dannata partita allo stesso tempo mi attraeva e mi respingeva, un po' come faceva lui, Styles, quello nuovo. Gli avevano chiesto di andare a vedere la squadra di calcio della scuola quella stessa mattina agli armadietti (passavo di lì per caso, non certo di proposito) e lui aveva molto galantemente risposto che ci avrebbe pensato, ma era sicuro che ci sarebbe stato, nessuno, soprattutto non i nuovi, si perdeva la prima partita di calcio dell'anno: i ragazzi ci andavano per tifare la nostra squadra, le ragazze principalmente per guardare il capitano, nonché mio migliore amico, correre, sudare e alla fine della partita togliersi la maglia. La squadra di calcio era la punta di diamante della scuola, e Louis ne era senza dubbio la stella più brillante. Certo, quando non ne faceva una delle sue e cadeva in campo senza apparente motivo.

« Eddai, un riccio nuovo, con le fossette e gli occhi verdi non mi porterà via il mio porta fortuna, ci devi venire - continuò Louis - è già abbastanza strano vederti nascosta nell'armadietto quando passa per i corridoi, non puoi lasciare che ti condizioni così! »

« Se vengo la smetti di rompere, koala che non sei altro? »

« Sapevo che avresti cambiato idea, ti aspetto alle sei e mezza al solito posto. A dopo! »

Fu così che la nostra chiamata terminò: avevo poco più di mezz'ora per sistemarmi, farmi la doccia dopo la corsa e prepararmi psicologicamente a un possibile, anzi inevitabile vista la presenza di Louis, incontro ravvicinato con quel figo da paura che era Harry Styles: ricci ribelli, faccia d'angelo, fossette, occhi verdi e labbra di un colore incredibile, si abbinavano perfettamente a un fisico da urlo, pur essendo sempre nascosto dalla divisa scolastica. E faceva diventare le mie gambe più molli di una gelatina, faceva agitare le farfalle nello stomaco, mandava il mio cervello in tilt e mi faceva perdere qualsiasi connessione con il mondo esterno. Ero proprio la sicurezza in persona intorno a lui, insomma.

"Ivy sbrigati non voglio farmi quindici giri di campo perché tu sei in ritardo!" Urlò Louis aprendomi la portiera della sua macchina.

"Sono le sei e trentuno Louis, non urlare" replicai, chiudendo la porta di casa. In effetti non aveva tutti i torti, non sarebbe stata la prima volta che per colpa mia il capitano correva intorno al campo mentre i suoi compagni si preparavano alla sfida.

Arrivammo in perfetto orario al campo, lo abbracciai e andai fino alle gradinate, mentre lui si avvicinava, nervoso come sempre, agli spogliatoi. Ero tra i primi ad arrivare, c'era solo una mezza dozzina di persone, sicuramente parenti e famigliari, oltre ai pochi tifosi dell'altra squadra, ma in pochi minuti le gradinate erano quasi piene e io avevo il cuore che batteva fuori dal petto in attesa di scovare quei bei ricci castani, sperando e temendo allo stesso tempo, che si sedesse nell'unico posto libero del settore, quello a fianco a me. Sbuffai quando lo notai in piedi vicino alle gradinate, mentre mangiava dei nachos con il formaggio. Avevo immaginato una situazione ben diversa, a dir la verità. Ma sarei stata un'illusa a credere che fosse la mia unica occasione con lui.

Sex Ed - Louis Tomlinson/Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora