Lesson 10 - End of Class

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Uscii dal retro di casa di Harry senza voltarmi. 

Volevo raggiungere Louis il prima possibile, ne avevo bisogno, seppur  significasse attraversare tutto il parco a piedi, correndo, in preda agli agguati di ragazzini e vari.

Una volta uscita dalla trance in cui Harry mi trascinava ogni volta, riuscii a vedere le cose per come erano veramente: ero stata una stupida, avevo sempre avuto Louis davanti a me, mi ero sempre vantata di capirlo al volo senza che nemmeno parlasse, eppure non avevo capito la cosa più importante, non avevo capito niente di come si sentiva in quel periodo, persa com'ero in quel vortice di idiozie che stavo facendo. Non avevo capito i suoi discorsi, le sue reazioni, i suoi sentimenti: niente, non avevo capito niente di lui.

Le lacrime che ero quasi riuscita a trattenere fino a quel punto, presero a rigarmi il volto a quella realizzazione. Erano lacrime di rabbia verso me stessa, erano lacrime nate dalla tensione di quel momento, erano lacrime di paura, al pensiero di non trovare Louis.

Mi fermai un istante, inspirando a fondo e tentando di calmarmi. Era di Louis che stavo parlando, dannazione, mi avrebbe capita! 

Eppure, la paura di non trovarlo, il terrore che mi rifiutasse o di aver frainteso tutto, si impossessarono di me, costringendomi a riprendere la mia corsa.

I pezzi del puzzle stavano tornando al loro posto, a ritroso: lo sguardo che avevo notato quella sera non aveva nulla a che fare con Hannah, era per me che inconsciamente e stupidamente lo stavo tradendo con Harry. Chissà quante volte mi aveva guardato come se mi avesse perso, mentre io sognante parlavo con Harry. I silenzi, quando io gli raccontavo di Harry, erano un segno della gelosia che non aveva voluto mostrarmi per lasciarmi libera scelta, che io stupida avevo sbagliato completamente. I suoi consigli, le battutine, tutto il suo repertorio; non lo faceva per prendermi in giro, piuttosto per sfogare ciò che sentiva represso senza che io mi accorgessi di niente. I suoi sospiri non erano altro che il suo modo di tornare in sé e lasciarmi andare ogni volta che un contatto fisico lo coglieva alla sprovvista, il suo modo per riuscire a tenere le distanze.

Più correvo più il calore scivolava via da me, sentivo il freddo entrarmi dentro, eppure non volevo fermarmi. Lì, in quel parco, cominciavo a vedere Louis per quello che era, senza il filtro dell'affetto amichevole che mi ero ostinata a tenere: c'era un motivo se quella sera Louis aveva continuato a tornarmi in mente, il suo viso, la sua voce, il suo sorriso e, il quel momento, i suoi occhi: quell'azzurro confortevole e profondo allo stesso tempo, limpido come pochi altri, decorato al centro da un velo di marrone così chiaro da sembrare dorato, quelle ciglia lunghe e quello sguardo a cui non ero mai riuscita a dire di no, quello sguardo che anche quando era arrabbiato lasciava trasparire quanto affetto provava per le persone, quello sguardo che sapeva essere letale ma allo stesso tempo incantevole.

Lì, in quel parco, cominciavo a capire quanto fosse bello, quando quegli occhi si posavano su di me, guardandomi in un modo che andava oltre l'affetto amichevole, quanto fosse piacevole vedere le sue labbra curvarsi in un quanto più invisibile sorriso, da cui traspariva la scintilla di attrazione, di amore quasi, speravo.

Lì, in quel parco, sentivo una poco spiegabile rabbia nei confronti di ognuna delle ragazze con cui Louis era stato, perché io volevo averne il diritto esclusivo. Lì, in quel parco, capivo Louis, i suoi sguardi, i suoi sospiri e i suoi silenzi.

Avevo rotto la condizione principale del patto che avevamo stretto. Era stata fin da subito incrinata, e aveva ricevuto il colpo di grazia nel momento in cui ci eravamo uniti completamente, pur non avendo fatto rumore rompendosi.

Chissà da quanto tempo Louis l'aveva capito. Chissà per quanto aveva finto che non fosse cambiato nulla, per lasciare che io continuassi per la mia strada, per non fare l'egoista.

Sex Ed - Louis Tomlinson/Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora