Capitolo 3: Questo sono io, questo sei tu.

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Quattro anni e mezzo dopo.

Casey era pronto a spegnere le candeline, l'unica gioia, di compiere i suoi ventinove anni, ancora, in quella navicella.

Avrebbero dovuto impiegarci, massimo tre anni, però il viaggio non era stato affatto facile, la galassia stava cambiando velocemente, il sole stava quasi per arrivare alla sua fine, e quella navicella sembrava un aquilone in balia del vento. Non era così adatta al viaggio, non era così performante e ormai, in ognuno di loro albergava - in un tacito silenzio - la paura che non avrebbero mai raggiunto Cassopius.

Nessuno ne parlava, nessuno si esprimeva, si affidavano semplicemente agli ingegneri e alla donna autoritaria, che dopo un po' avevano capito si chiamasse Lauren.

Gli anni stavano trascorrendo e nello strano modo d'adattarsi, ognuno si era aggrappato a vecchie abitudini, a festeggiamenti vari, come a non mollare la presa, a non arrendersi.

Ed era quello che in realtà, stavano facendo anche Casey, Christie, Trevor, Phil e il piccolo Jaco che ormai di anni ne aveva quasi sei.

"Ricordati di esprimere un desiderio!" commentò Trevor, producendo un piccolo fischio con la bocca che rimbalzò nell'eco della stanza di Casey.

"Sì, così magari una stella ci colpisce e stiamo proprio a posto poi!" ironizzò Casey, non spiccando certo di simpatia.

Christie gli diede un piccolo schiaffetto dietro la nuca, producendo le risate di tutti, facendo esprimere finalmente quel desiderio al suo migliore amico.

"Questa torta è veramente disgustosa!" si lamentò Phil, incorniciando il suo volto con una smorfia di disgusto.

"Perché hai anche il coraggio di chiamarla torta?! Abbiamo semplicemente messo una stupida candela - specificando, usata altre sedici volte per ogni nostro compleanno in questi quattro anni - su dei cracker farciti di crema al formaggio!" lo assecondò Trevor, beccandosi un'occhiataccia dalla sua fidanzata.

"Ogni volta stiamo sempre ad osservare le stesse identiche cose, ripeterle, non le cambia mica, sapete!" rispose di rimando Christie, avvicinandosi a Casey, seduto sul suo letto, mentre masticava per inerzia la sua "porzione", evitando di riempirsi di briciole come stava succedendo al piccolo Jaco.

"Stai diventato sempre più triste, non che prima spiccassi di ilarità, però da quando abbiamo intrapreso il viaggio, sembri essere peggiorato" spiegò la ragazza, toccandosi i suoi capelli colorati, sempre più sbiaditi, ormai era diventato un tic, quello di accarezzarsi le punte dei capelli, mentre parlava di qualcosa che pensava da tempo e che tenesse la sua mente occupata.

"Ho desiderato di arrivare a Cassopius e di incontrare di nuovo Marvis" buttò fuori Casey, chiudendo gli occhi per un attimo, non riuscendo a mettere a fuoco il volto del suo migliore amico, di quel ragazzo che aveva salutato quando ancora avevano vent'anni.

"Fingerò di non averlo sentito, perché i desideri non si dicono, però sappi che si avvererà davvero." lo confortò Christie, facendogli un occhiolino.

"La ZetaKT ci sta mettendo così tanto tempo, hai sentito nell'ultima riunione cosa hanno detto, eravamo lontani dalla rotta per Cassopius e ora che siamo entrati nella Galassia giusta, c'è il problema che la navicella forse non può realmente sopportare il buco nero prima del pianeta, è diventato più grande e più potente... E se questa navicella è davvero solo un fallimento e hanno assecondato il sogno di una donna dalle manie di grandezza?" iniziò a straparlare il castano, cercando di mantenere quell'espressione indecifrabile, non riuscendo però a trattenere il luccichio del suo sguardo, umido, pronto a far scivolare quelle lacrime di frustrazione.

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