Capitolo 7: Non voglio la tua mancanza.

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Marvis lasciò che le labbra minuscole e umide di Klamber lo baciassero, lasciandogli il labbro superiore arrossato, mentre ricambiava il suo sguardo, sfiorandogli i capelli verdi, morbidi e lucenti.

"No, sono solo stanco, in queste ultime sere abbiamo fatto tardi e il lavoro di certo non risparmia" si giustificò Marvis, cercando di distrarsi e non pensare a Casey chiuso in camera, in un silenzio tombale.

Lo aveva visto in compagnia di Dumperbert varie volte, aveva notato uno sguardo più spento nel suo migliore amico, ma proprio non riusciva a raccapezzarsi di quale potesse essere il motivo del silenzio di Casey nei suoi confronti. Vivevano insieme e fino a qualche settimana prima andava tutto bene, o meglio, sembrava avesse quasi superato la rottura di Phil e - in qualche modo - erano ritornati ad essere il mitico duo.

"Lo capisco se vuoi tenermi fuori dai tuoi problemi, abbiamo pattuito dall'inizio che non ci saremo fatti coinvolgere da sentimenti incatenanti, però non me la dai a bere Marvis, non si tratta di lavoro." Colpì Klamber, osservando lo sguardo concentrato in altri pensieri del biondo.

L'alieno sapeva bene che da anni il cuore di quel ragazzo era occupato da qualcun altro, andava bene così, lo aveva capito dal primo istante in cui avevano fatto sesso, lo aveva capito da come fuggisse all'amore e a sentimenti superflui verso il prossimo.

Non ne soffriva, dopotutto non ne era innamorato, certo gli sarebbe mancano quel buon sesso con Marvis, ma lo avrebbe accettato, forse perché in quegli anni erano riusciti a diventare persino ottimi amici.

Benché Marvis non gli avesse parlato mai di qualcosa in particolare, Klamber era sempre riuscito a scorgere quella solitudine e quella malinconia che lo avvolgeva, anche se il carattere solare, deciso e sicuro di Marvis riusciva a tenerle nascoste.

"Mi vuoi fare da consulente?" ironizzò Marvis, facendo ridere anche l'alieno di fronte che prontamente si portò le coperte a sé, prima di incrociare le gambe e posizionarsi meglio affianco.

"Non mi spaventano due chiacchiere, almeno così posso ripagarti di tutte le volte che hai ascoltato i miei casini" rise Klamber, lasciando un piccolo buffetto sulla mano di Marvis, che gli aveva appena lasciato il segno di un pizzicotto giocoso.

"Si tratta di Casey, mi preoccupa" sussurrò finalmente il biondo, sentendo come se i polmoni avessero deciso di riprendere il loro meccanismo di respirazione.

Forse preoccupare non era il termine giusto, forse voleva dire che si sentiva profondamente ferito dal silenzio apparentemente immotivato di Casey.

Forse voleva dire che vederlo con Dumperbert dopo che si era lasciato con Phil, lo faceva andare letteralmente in bestia, era come vivere nuovamente la consapevolezza che il suo migliore amico non sarebbe mai stato suo, non almeno oltre la definizione di amicizia.

E forse, avrebbe voluto andare dritto nella sua camera, buttar giù la porta se fosse stato necessario e urlargli: "ti ricordi di quello stupido patto del cazzo?"

Stupido. Patto.

Perché lo aveva rovinato e illuso.

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"Stasera ti va di uscire?"

Erano le parole citate digitalmente su quel dispositivo che Casey aveva volontariamente evitato per più di mezza giornata, perché non aveva voglia di vedere Mallow, non aveva nemmeno voglia di vedere Christie e raccontargli di quanto si sentisse triste, sporco e persino subdolo, di quanto il cuore gli facesse male.

Non voleva nemmeno essere tenuto a dar spiegazioni sul silenzio verso Marvis.

Sapeva che il suo migliore amico non aveva nessuna colpa, sapeva persino che non gli aveva dato nessuna spiegazione e che probabilmente il biondo ora non smetteva di preoccuparsi, eppure non riusciva a guardarlo negli occhi.

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