Capitolo 3

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Non c'è proprio nulla da fare, non importa che fuori stia piovendo a dirotto e che si stia pian piano creando un nuovo Oceano, come sempre mia madre è entrata in stanza chiedendomi perchè non fossi uscita con le mie amiche. Forse perchè preferisco restare sotto le coperte e drogarmi di romanzi rosa fino a scoppiare, piuttosto che avere a che fare con quelle tonte delle mie compagne di classe che pensano solo a trucco e capelli, mamma?. Ovvio Ellie è esclusa, ma lei è leggermente più spigliata e sorridente di me, in questo devo dire che somiglia molto a Jake. Ho roteato gli occhi, e dopo dieci minuti asfissianti sono riuscita a finire il mio libro. Che agonia, fino all'ultimo ho pensato che sarebbe finita male e invece no, è andato tutto liscio, menomale, avrei odiato l'autrice del libro per giorni interi. Odio i libri che finiscono male, non ha senso, è vero, forse raccontano la vita reale, ma se uno li compra vuol dire che ha bisogno di sognare. Quindi che problema c'è ad accontentare il lettore? I libri sono fatti per entrare in uno di quei terreni inesplorati, immedesimarsi, farne parte, chi vuole morte o divisione nella sua vita? Nessuno. Non ha senso. O forse sì, forse qualcuno vuole insegnarci com'è la vita vera, e a noi non piace, quindi la respingiamo, perchè sappiamo che se qualcuno lotta con le unghie e con i denti per ottenere ciò che vuole fino alla fine ci riuscirà per davvero.

Mi alzo dal letto con i calzettoni e raggiungo la mia libreria personale, sono circa sei o sette gli scaffali pieni di libri, e quasi ne arrossisco. Forse mia madre non si sbaglia poi tanto, amo leggere in un modo che si potrebbe definire indescrivibile. Amo leggere di come le persone descrivono l'amore a modo loro. Ognuno diverso. Chi dolce, chi passionale, chi fatto d'odio. L'amore è vario, così come lo è il mondo e come lo sono le persone. Ognuno è libero di amare a modo proprio, chi facendosi le carezze e chi lanciandosi contro i piatti. E' come i colori, c'è a chi piace il rosso, a chi l'arancione, a chi il verde, a chi il giallo, a chi il blu, a chi il viola, a chi il nero, a chi l'arcobaleno, ognuno disprezza in una persona un qualcosa che qualcun altro amerà indissolubilmente.

E per me è così con un libro, così come spero lo sarà con un uomo.





















«Ma proprio oggi dovevamo rispolverare qui in mansarda?» Guardo disperata mia madre, unendo le mani a mo' di preghiera e facendole un adorabile labbruccio. «Possiamo venirci domani pomeriggio appena torno da scuola, e poi, mammina, sicuramente non ti sarai ancora ripresa del tutto dall'influenza, dovresti riposare ancora un po'.» La guardo innocentemente, sbattendo le ciglia.

«Sono due settimane che lo dici, ho smesso di crederci dal terzo giorno, quindi senza fare storie, prendi la tua roba e controlla ciò che c'è da buttare e cosa invece hai intenzione di tenere.» Borbotta, chinandosi su uno scatolone, con scritto il suo nome, e aprendolo con un taglierino.

Sbuffo, sedendomi su un baule impolverato e facendo lo stesso con il mio.

Fotografie, album, vecchi libri che ho intenzione di mettere in stanza e rileggere, fermagli, vestiti di casa, molle, bracciali, diari di scuola.

Ne afferro uno leggermente più piccolo, appartiene al primo superiore, e dentro c'è una fotografia almeno quattro volte più grand..Oddio, no! No! Pensavo di aver rimosso questo traumatico ricordo, ma eccolo tornare spietato. La foto di primo superiore! Santo cielo, avrei dovuto essere assente quel giorno, come ho potuto presentarmi a scuola in quelle orribili condizioni? Indosso un jeans leggermente più largo, sfortunatamente col passare degli anni i miei fianchi sono riusciti a riempirlo per bene. La maglietta è nera, se ne intravede solo un pezzo, perchè al di sopra mi ritrovo con una giacca anche questa nera, chiusa da un fine cinturino. Perchè?

Piagnucolo dentro di me, sarebbe meglio non guardarmi i capelli, sono tutta spettinata, e ho anche un filo di eyeliner sugli occhi, anche se sarebbe meglio definirlo un malandato tentativo di truccarmi. A quattordici anni credevo di essere bravissima con il make up. Aha, certo.

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