Capitolo 2.

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Non devo mostrarmi debole.

Sono queste le parole che rimbombano nella mia mente e che continuo a ripetermi mentre mi dirigo sul palco.

Katniss sembra terrorizzata, sembra quasi che sia sul punto di piangere. Io no. Io devo sembrare forte.

Giungo sul palco ed Effie Trinket annuncia -Ecco i tributi del Distretto 12- e fa una pausa perché si aspetta che gli abitanti del 12 ci acclamino, invece no, loro restano fermi, impassibili. Allora lei continua -Felici Hunger Games. E possa la buona sorte, sempre essere a vostro favore!-

Detto ciò un paio di Pacificatori ci scortano nelle stanze dove parenti, amici e familiari hanno tre minuti per salutarci.

Entrano mia madre, mio padre e i miei due fratelli. Mio padre ha pianto. C'è l'ha scritto in faccia. Ma ora sorride mentre mi porge una fetta di pane fresco e qualche biscotto, avvolti in un pezzo di carta. -Va tutto bene- dico. -Peeta...- iniza lui - Ci vediamo tra qualche settimana, okay?- sorrido -Okay- rispondo. Mia madre mi dà solo un bacio sulla guancia e un colpetto sulla spalla. Tempo scaduto. Addio, penso mentre concedo ad un'unica lacrima di farsi strada sul mio viso.

Visto che non c'è più nessuno che viene a salutarmi, esco fuori. Anche Katniss ha appena varcato la soglia della porta. Così ci conducono alla stazione. È piena di telecamere. Nonostante ciò Katniss continua ad avere un'espressione terrorizzata, e di tanto in tanto le scende qualche lacrima.

Entrati nel treno è lei a rivolgermi la parola.

-Ciao- dice dolcemente ma guardando altrove. -Ciao- rispondo con freddezza. Non voglio sembrare debole neanche ai suoi occhi. Non voglio che scopra che ho una cotta per lei da sempre. Devo sembrare indifferente. Come se non mi importasse nulla di quella ragazza.

Ma non posso fare a meno di pensare ad un giorno. Il giorno in cui Katniss è venne a conoscenza della mia esistenza.

Era una terribile giornata. Iniziò a piovere. Quando sentii mia madre sbraitare fuori dalla finestra. Vidi Katniss accanto ai nostri bidoni, chiaramente affamata, e in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti.

Mia madre mi urlò contro e, con i suoi soliti modi gentili -si fa per dire-, mi ordinò di controllare il pane.

Io mi avvicinai al forno, quando mi venne un'idea.

Lasciai le pagnotte a bruciare.

Arrivò mia madre, iniziò a sbraitarmi contro, prense una pagnotta e me la sbattè con violenza contro lo zigomo sinistro. Dopodiché mi ordinò di portare quelle pagnotte ai maiali, perché nessuno avrebbe mai comprato quel pane.
Perfetto,pensai.

Una volta uscito fuori controllai dietro di me, per essere sicuro che mia madre non mi vedesse, e lanciai alla ragazza le due pagnotte semi-bruciate.

Lei mi fissava incredula. Io voltai le spalle e rientrai in casa.

-Hai avuto coraggio a offrirti volontaria- mi lascio sfuggire.

-L'ho fatto per Prim- risponde.

-Lo so- commento, immagino che quel giorno era in cerca di cibo non per sé stessa, ma per la sua piccola sorellina. Tiene a lei più di quanto tenga alla sua stessa vita.

Un brusco rumore interrompe i miei pensieri. Si apre la porta del vagone e arriva Haymitch. Il nostro mentore. Entra barcollando, con una bottiglia vuota in mano. -Ecco i miei tributi!- dice -Sì...quando si inizia?- domando -Una cosa alla volta ragazzo- ribatte lui -Tu dovresti consigliarci?- chiede Katniss con una nota di rimprovero. -Ve lo do subito, un consiglio. Restate vivi - risponde, mentre scoppia in un'allegra risata. -Molto divertente- commento ironicamente -Ma non per noi- aggiungo, mentre faccio finire sul pavimento il bicchiere che il mio mentore aveva appena riempito. Così lui mi sferra un pugno alla mascella e l'impatto è così forte che cado giù dalla sedia. E, mentre Haymitch prende di nuovo la bottiglia, Katniss prende un coltello e lo pianta nel tavolo, tra le sue dita.

-Be', e questo cosa vorrebbe dire- chiede lui -Mi hanno dato una coppia di veri combattenti, quest'anno?

Mi tiro su e non riuscendo a sopportare il dolore, per evitare un livido prendo un po' di ghiaccio da mettere sulla mascella, quando Haymitch mi blocca -No- dice -Lascia che si veda il livido. Gli spettatori penseranno che hai fatto a pugni con un altro tributo prima ancora di arrivare nell'arena.

-È contro le regole- dico.

-Solo se ti beccano. Quel livido dirá che hai combattuto e che non sei stato beccato, ancora meglio- dice, poi si rivolge a Katniss -Riesci a colpire qualcosa con quel coltello, a parte il tavolo?-chiede.

In realtà Katniss se la cava bene con l'arco. Lei ha sempre portato la selvaggina a casa per sfamare sua madre e sua sorella. Ha sempre cacciato. Animali, però. Conoscendola non riuscirà nemmeno a puntare l'arco contro una parsona.

Contro le mie aspettative prende il coltello, che si conficca nella giuntura tra due pannelli. Però, la ragazza è brava, penso.

Haymitch ci fa sedere e ci dice che non siamo tanto male, siamo in forma e con l'aiuto degli stilisti saremo perfetti. Poi aggiunge -Bene, farò un patto con voi. Voi non ficcate il naso in quello che bevo e io resterò abbastanza sobrio per aiutarvi- fa una pausa -Però dovete fare esattamente quello che dico io.
Ah, la fortuna non è del tutto contro di me, oggi, penso. Anche se non è un granché, ma almeno è un passo in avanti.

-Ottimo- commento.

-Che strategia utilizzeremo?- azzarda Katniss, ma lui la blocca e dice -Una cosa alla volta- E ci spiega tutto ciò che ci attende appena arrivati a Capitol City. E precisa che, qualsiasi cosa ci facciano, non dobbiamo opporre resistenza.

Passiamo sotto una galleria che ci porterà nella capitale. Siamo vicini.

Giunti a destinazione, ci sono abitanti a ogni dove, ad aspettare l'arrivo dei treni per acclamare i tributi.

Quanto odio questa gente. Indossano abiti stravaganti, parrucche giganti e vaporose, sono truccati in un modo che io definirei ridicolo, molti sono pieni di tatuaggi, ma la maggioranza ha fatto così tante operazioni chirurgiche che ormai è irriconoscibile.

Katniss si avvicina al finestrino e inizia a salutare. Io la guardo intontito, cosa sta cercando di fare?

-Chissà- inizia -Magari uno di loro è ricco.

E così la ragazza che piangeva come una fontana, la ragazza che si è offerta volontaria al posto di sua sorella, per salvarla, non per vincere, proverà comunque a farlo.

L'ho sottovalutata troppo.
Dovrò ucciderla? domando a me stesso. Ma non riesco a pensarci. Non posso. Lei è la ragazza che osservavo da lontano, mentre tornava a casa. Lei è la ragazza che ho osservato per sette anni, ogni giorno.
L'amore fa essere deboli, se ti mostri debole potrebbe ucciderti prima che tu te ne accorga.

Così arrivo ad una conclusione.
Dovrò ucciderla prima io.

E se fosse andata diversamente?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora