Capitolo 3.

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Sono nel Centro Immagine. Il mio staff di preparatori mi sta ripulendo per bene per mostrarmi al mio stilista, di cui ancora non conosco il nome.

Sono praticamente nudo. Odio farmi vedere così. Spero che mi vestiranno al più presto.

-Va bene così. È pronto.- dice un uomo sulla trentina con dei capelli di un verde brillante, sopracciglia abbinate e trucco in abbondanza.

-Ora ti portiamo dalla tua stilista, ragazzo.- aggiunge una donna con i capelli corti di un rosa smorto e lunghe ciglia fucsia.

Mi portano in una sala e mi lasciano lì.

Dopo una decina di minuti, arriva.

È una donna che avrà quasi quarant'anni. Ha dei capelli corti e vaporosi, di uno strano beige. La sua faccia è cosparsa di trucco e ha una quantità di rossetto sulle labbra che basterebbe a dipingere tutta questa stanza di quel rosso cupo.
Disgusto.

Ecco cosa provo osservando ogni singolo abitante di Capitol City. Ogniuno di loro immerso nel lusso più totale, non curante dei milioni di sprechi che fa ogni giorno.

-Tu devi essere Peeta- dice.

-Sì- rispondo.

-Io sono Portia, la tua stilista- aggiunge sorridendo.

-Bene, sei qui per rendermi presentabile, giusto?

-Sì, sono qui per questo.

-E ci vestirete con abiti da minatori, come sempre, giusto?

-Mmh diciamo che io e lo stilista dell'altra ragazza..- fa per ricordarsi il suo nome quando concludo io la sua frase -Katniss.

-Oh, sì Katniss giusto! Io e lo stilista di Katniss abbiamo deciso di cambiare un po' il solito costume per il vostro distretto..è così monotono! Invece, con quello che indosserete, farete...scintille!- dice e poi fa una risatina.

La fisso con un'aria quasi riluttante, quando lei dice -Oh Peeta non preoccuparti, lo vedrai presto.

-Non vedo l'ora!- ironizzo.

-Non capisco perché sei così ostile. Come se ti avessi fatto chissà cosa.- dice -Beh. Tutti qui mi faranno "qualcosa". Quando guarderanno la mia morte in diretta e tiferanno per il mio assassino. O quando mi inciteranno mentre ucciderò, se arriverà il momento.

-Con qualcosa, che intendi?- domanda.

-Intendo che tutto questo è assurdo.- inizio, pensando che forse dovrei stare zitto, perché potrebbero vedermi proprio in questo istante. Oh ma che importa? Che cosa possono farmi ancora? Voglio dire, sono agli Hunger Games, penso.

-Mentre i miei cari sono a casa a piangersi addosso, voi assisterete allo spettacolo, perché i vostri figli sono a casa, hanno cibo in abbondanza e non sono in un'arena a uccidersi fra loro.- concludo lentamente in tono fermo, freddo.

-Be'...non tutti la vedono da questa prospettiva..Peeta.- dice.

-Lo so.-commento.

-Sì, ma sai anche che dire una cosa del genere in pubblico ti costerebbe la vita?- dice.

-Non mi interessa poi così tanto, la mia vita. E poi, da quando hanno estratto quel foglio col mio nome, ho già accettato il fatto della mia imminente morte.- la interrompo.

-Non mi hai fatto finire. Dire una cosa del genere in pubblico ti costerebbe la vita, o peggio.-

-Peggio?- chiedo.

-Peggio- conferma -Peggio come la morte dei tuoi familiari, amici, delle persone che ami e delle loro stesse famiglie. Peggio come rimanerti in vita, ma senza un motivo per cui vivere. Senza nessuno.- conclude.

Resto immobile. Pensando alla mia famiglia. A i miei amici e alla ragazza che amo. Nessuno deve sapere che ho una cotta per Katniss Everdeen. Nessuno deve sapere ciò che penso. Devo tenere i miei pensieri per me, fino all'inizio dei Giochi. Dove morirò. Farò in modo di far vincere Katniss. Perché, se qualcuno deve vincere e vivere, voglio che sia lei.
Censurare i miei pensieri. Salvare Katniss. Morire. Questi sono i miei piani.

-Peeta?- Portia mi riporta alla realtà. -Scusa se ti ho scosso ma l'ho detto per..

-Non preoccuparti.- la interrompo -Anzi, grazie.- dico con un sorriso.

-Volevo solo dirti di non preoccuparti di ciò che hai detto qui. In questa stanza non ci sono telecamere o roba simile.- dice mentre esce dalla stanza.

-Ottimo-commento.

Quando torna, ha in mano un completo nero.

-Ecco il tuo costume.- dice con un sorriso stampato sulla faccia.

Quel costume non ha nulla di speciale. È una calzamaglia nera, super aderente che mi copre dal collo alle caviglie. Con delle scarpe del medesimo colore.

-Ma..- inizio. -Ti sorprenderà.- sogghigna.

Lo indosso. Mi sta a perfezione.

Ci incamminiamo verso i carri e vedo Katniss che ha un costume uguale al mio.

-Saremo i più vistosi, con questi costumi colorati.- commento.

-E sarà proprio così, Peeta.- dice lo stilista di Katniss.

È un uomo semplice, fin troppo semplice, per gli standard di Capitol. Capelli castani, corti, occhi nocciola e solo una sottile striscia di eyeliner dorato sulle palpebre.

-Oh, certo Cinna- ridacchia Portia.

Ci posizioniamo sul carro. Cinna chiede: -Pronti?-

-Certo.- rispondo. Come chissà cosa dovremmo fare. Stare fermi su un carro e salutare i cittadini della capitale.

-Non preoccupatevi, è sicuro.-aggiunge Cinna.
Sicuro? Non capisco. A cosa si riferisce? Al carro forse?

Sto per fare una battuta sull'instabilità del carro.

Ed è allora che i nostri costumi prendono fuoco.

E se fosse andata diversamente?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora