Ciao a tutti!
Ho preso l'abitudine di consigliarvi delle canzoni adatte al capitolo che andrete a leggere, perciò ecco a voi la canzone di questo capitolo:
𝓛𝓲𝓼𝓪𝓷𝓭𝓻𝓪
«Lisandra, svegliati. Dobbiamo partire e tuo fratello è già in macchina». Mia madre mi scuote, esasperata.
Sto dormendo in un sacco a pelo per terra in mezzo al salotto spoglio.
«Mamma... Arrivo...»sbiascico.
Mia madre organizza questo trasloco da cinque anni: sono passati esattamente quei 2.629.746 minuti dalla morte di mio padre.
Mi chiamo Lisandra Mikelaus e ho quattordici anni.
Mio padre è morto e da quel giorno mia madre ha desiderato trasferirsi a Vatra Dornei, una cittadina sconosciuta in mezzo alle montagne della catena dei Carpazi. È la città natale di mio padre: lì è nato e cresciuto, finché non si è trasferito qui nel nord del Canada, dopo aver conosciuto mia madre durante un viaggio, quando aveva venticinque anni.
Mio padre era veramente un bell'uomo: alto, capelli corti neri e lisci e occhi neri. Grazie al suo aspetto riusciva a ottenere tutto ciò che desiderava, il che era molto utile per il suo lavoro. era l'amministratore delegato di un'impresa di cui non ricordo il nome e, per questo motivo, si vestiva di nero. È morto in un incendio doloso in un edificio dell'impresa, ma il suo corpo non è stato mai ritrovato.
Forse è diventato cenere...
Mia madre è stata devastata dal dolore e il giorno del suo funerale promise, a lui e a se stessa, di lavorare assiduamente per permetterci di trasferirci nella sua città natale, la famosa Vatra Dornei.
Io assomiglio molto a lui sia a livello fisico sia a livello caratteriale. Per quanto riguarda il mio aspetto, ho i suoi capelli lisci neri, ma lunghi, e dal punto di vista del carattere sono una persona testarda e piuttosto chiusa.
«Sbrigati!»mi ricorda mia madre prima di uscire.
Lei si chiama Jennyfer Stiel ed è una donna di cinquant'anni che lavora come infermiera neonatale. Ha i capelli mossi e lunghi fino alle spalle color carota, e gli occhi grandi e verdi, sono contornati da occhiaie grandi e scure.
Osservo mia mamma raccogliere le ultime cose dal salotto e, per la prima volta da cinque anni, noto che non indossa la sua divisa rosa e le scarpe bianche antinfortunistiche: è vestita con dei jeans blu, una maglia semplice nera a maniche lunghe e una giacchetta di pelle rosa pallido.
Come promesso, in questo arco di tempo la donna, che ho davanti, si è impegnata molto: ha lavorato così tanto, con doppi turni e straordinari, che sono stata cresciuta da mio fratello maggiore Licano. La vedevo raramente. Era sempre occupata e io ero solo una bambina di nove anni a cui era morto il padre e che veniva cresciuta dal fratello maggiore. Mio fratello ha diciott'anni ora, mentre all'epoca ne aveva solo tredici. Non è stato facile per lui crescere una bambina di nove anni come me: ha lasciato la scuola e ha iniziato a lavorare come muratore, perché mia madre metteva via tutti i soldi per il famoso, futuro, trasferimento, lui pagava le bollette della casa, l'assicurazione della macchina, la retta, la mensa della scuola e tutto ciò che avrebbe dovuto pagare la donna che mi ha messo al mondo. Devo tutto a mio fratello.
«Lic, dove è la mamma?»
«Al lavoro, Lis».
«Come sta la mamma?»
«Come sempre».
Queste erano le solite frasi che usavamo io e mio fratello negli ultimi cinque anni. Lic mi ha sempre detto che Jennyfer aveva avuto un esaurimento nervoso dopo la morte di nostro padre e, a un certo punto, visto che lei si comportava in modo poco adeguato per una madre, facevamo finta che non fosse mai esistita. Non era difficile, tutto sommato, perché lei non era mai a casa.
Un clacson irrompe e distrugge il silenzio inquietante della casa. Arrotolo velocemente il mio sacco a pelo, prendo lo zaino già pronto accanto a me e mi alzo.
La stanza è spoglia: le pareti sono grigie e il pavimento marrone scuro, con questa luce, assume un colore più buio e triste. Tutta la casa tace. Non trasmette più emozioni. Non trasmette più nulla.
In questa casa sono cresciuta. In questa casa sono diventata ciò che sono.
Dieci anni fa
«Papà! Papà! Papà!»urlo felice mentre corro in giro per casa.
È il giorno di Natale! La casa è addobbata con tutte le decorazioni possibili: appese sul bordo del camino ci sono quattro calze di diversi colori, accanto a loro si trova un grandissimo albero su cui sono appese ghirlande verdi, gialle, rosse e viola e palline di tutti i colori e grandezze possibili. Sotto l'albero si trovano tanti pacchetti, ma i miei sono tutti già aperti. Mia mamma e mio fratello sono in cucina a fare i biscotti natalizi, per questo la casa profuma. Sulle pareti sono appese cornici con diverse foto di famiglia, immagini mie e di mio fratello quando eravamo piccoli e del matrimonio dei miei genitori. La casa è viva, in ogni senso.
Mi hanno regalato tanti giocattoli: un pony a dondolo, dei giochi in scatola e molti altri.
«Guardami, Papà!»esclamo salendo sul cavallo giocattolo.
Lui mi guarda con un sorriso sereno stampato sulla faccia.
Mi dondolo così forte che, a un certo punto, cado per terra facendomi male alla testa.
Mi alzo piangendo, mentre mio padre accorre in mio soccorso.
«Vieni qui», dice prendendomi in braccio.
Osserva attentamente il piccolo taglio che ho sulla fronte e vi poggia un piccolo panno bianco per fermare il sangue. Smetto di piangere. «Papà, tu rimarrai sempre con me?»chiedo con il labbro tremante.
«Ma certo, piccola», dice accarezzandomi la schiena con una mano e dandomi un bacio sulla fronte, che ormai ha smesso di sanguinare.
Oggi
È stato il mio natale preferito. Sorrido pensando a quel vivido pensiero.
Il rumore del clacson interrompe il mio ricordo, facendolo svenire.
«Lic, sto arrivando!»urlo.
Infilo la giacca e tiro su la cerniera. Apro la porta. Volgo un ultimo sguardo verso il luogo in cui ho vissuto per tutta la vita e me ne vado per sempre.
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Legami di sangue: il risveglio
FantasyPrimo Libro della Saga dei Legami Estratto speciale di 10 Capitoli. 😍 Questa storia si può trovare facilmente su Amazon sia in cartaceo che in Kindle Lisandra è una ragazza normale con una vita tranquilla e serena. Ma è tutta apparenza. Il trasf...