Capitolo 2: La tenuta nel bosco

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N.A. La canzone di questo capitolo è...

𝓛𝓲𝓼𝓪𝓷𝓭𝓻𝓪

Subito dopo essere sbarcati in un porto della Spagna, scendiamo con l'auto dalla nave. Il mare è stato piuttosto calmo rendendo gradevole la nostra permanenza a bordo e superata la frontiera francese, Licano parcheggia l'auto in una stazione di servizio. Mia madre scende sbattendo la portiera, lasciandoci da soli per prendere dei panini per pranzo, mentre Licano chiude gli occhi, sospirando.

«Pensi che andare lì l'aiuterà?» sussurro appoggiando la testa al finestrino.

«Non lo so, ma oggi l'ho vista sorridere per la prima volta da anni». Si gira verso di me sorridendo.

Mia madre torna. «Forza! Andiamo!»esclama sbattendo una mano contro il parabrezza.

Chiudo gli occhi, faccio un grande respiro e mi addormento.

«Lis, svegliati!» dice mia madre scuotendomi.

«Sono sveglia», balbetto sbattendo le palpebre ripetutamente, cercando di mettere a fuoco la figura di mia madre sul sedile davanti.

«Siamo quasi arrivati», mormora mia madre con un sorriso tirato sulla faccia.

Annuisco e osservo i paesaggi all'esterno del veicolo: è notte e non si vede nulla, se non ombre scure di alberi molti alti e fitti

«Dove siamo?»chiedo.

«Siamo quasi arrivati», ripete seria mia madre.

La osservo da dietro: si strofina i palmi delle mani contro i pantaloni e fa dei respiri profondi. È nervosa.

«Licano, fermati qui e fammi guidare», afferma con voce incrinata ma allo stesso tempo decisa. Mio fratello si ferma, scende e risale accanto a me. Mia madre prende il posto del guidatore, fa un grosso respiro e accende il motore. Cerco gli occhi di Licano e lo abbraccio.

Mi tiene incollata al suo petto, che si alza e si abbassa, mentre mia madre guida senza dire una parola, con le mani rigide sul volante.

«Lic, perché è cosi nervosa? Ho l'ansia», sussurro.

«Andiamo dai genitori di papà», risponde dopo alcuni secondi mio fratello.

«Come?»

Mette un dito sulla bocca. «È già nervosa. Non peggiorare la situazione», dice accarezzandomi il capo.

«Licano?»chiamo sciogliendo l'abbraccio e guardandolo negli occhi.

«Sì?»sussurra.

«Tu non mi abbandonerai mai, vero?»esorto con le lacrime agli occhi.

«Mai». Mi prende e riporta la mia testa su di sé, stringendomi forte contro il suo petto.

Rimaniamo così per un tempo indefinito: il suo petto si alza e si abbassa mentre il cuore batte lentamente, cullandomi.

«Siamo arrivati», afferma Licano.

Alzo la testa e guardo fuori dal finestrino. Ci troviamo davanti a un grandissimo cancello, che ai miei occhi appare nero, con al centro lo stemma di un leone in piedi, con la bocca aperta, e con una grande M incisa in un carattere corsivo particolare.

Mikelaus ?

Mia madre apre la portiera, scende dalla macchina, e si dirige verso un piccolo altoparlante alla sinistra del cancello, quasi nascosto tra dei piccoli cespugli. Dopo alcuni minuti di attesa, vedo che si mette a parlare, ma non riesco a capire cosa stia dicendo. Risale in macchina e il grande cancello si apre lentamente, creando un'atmosfera piuttosto inquietante. Percorriamo un lungo vialetto in mezzo al fitto e scuro bosco quando, finalmente, riusciamo a scorgere una grossa tenuta, la cui strada si allarga in una rotonda piccola, che ci permette di portare la macchina direttamente davanti alla grande porta d'ingresso.

Legami di sangue: il risveglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora