Capitolo 1 - Left all behind u.

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Camminava lentamente con il telefono stretto tra le mani e puntato davanti a sè per farle luce. Non solo suo padre l'aveva costretta a partire con lui, ma la schiavizzava pure.

-Mica è colpa mia se all'aeroporto i tecnici ci mettono tanto a far tornare la luce!- aveva provato a protestare ma niente da fare. Toccava a lei fare da lampadina.

C'era stato un blackout in quasi tutta Roma e quello era il risultato. L'aeroporto di Fiumicino era stracolmo di gente che aspettava tornasse tutto normale, c'era chi sbatteva contro i muri o i portabagagli facendo un fracasso infernale, chi ne approfittava per mangiare le schifezze della Mc che aveva comprato prima di entrare dentro, chi quei momenti li consumava con le persone che stava per lasciare, oppure ci ripensava e aveva la tentazione di prender tutto e tornare a casa. Maia lo avrebbe fatto volentieri, ma c'era ormai abituata, almeno al pensiero, di ciò che l'aspettava ma era semplicemente stufa della situazione generale. Suo padre l'aveva trascinata fin li con le sue valige preparate quella stessa mattina tra le lacrime e le urla, strappandola alla sua vita e alla sua città per poi trapiantarla in Sicilia dove l'aspettava una vita ancora più di merda della sua. E tutto questo perché?

Perché si era innamorato. Cazzata.

Diciamo che la prima che aveva trovato sul mercato dopo ciò che era successo se l'era pigliata correndo. Maia non l'aveva mai neppure vista e sinceramente non ci teneva, anzi, certe volte sperava ancora nella sua inesistenza.

-Papà mi fanno male le gambe.

-Sempre a lamentarti sei, Maia.

Le luci si riaccesero di colpo.

-Mi lamento ma sopporto sempre tutto.

 ❀❀

-Massì, che facimm'? Svegliaaaa

Il ragazzo saltó sopra l'amico levandogli le coperte. Alla parola amico Massimiliano avrebbe storto il naso. Lui non ne aveva, amici.

-Che cazzo fai, Bobo!

-Se nun ci foss'io te come fareeeesti?

Massimiliano alzó gli occhi al cielo.

-Cristo che palle che sei...- grugnì affondando di nuovo il viso nel cuscino.

Entró nella stanza un uomo alto, sulla quarantina, di bell'aspetto con un taccuino e una penna in mano.

-Bè che è oggi, non si vuole svegliare il biondo?- chiese ironico poggiandosi sullo stipite della porta.

-No zero... E che è oggi, Ulisse, ci prendi le ordinazioni per la colazione in camera? Uuuuuuh che figo maronna!

L'uomo rise con dei denti bianchi e perfetti.

-Oh scemmm', oggi niente colazione se continuate così!

Il ragazzo riccio scese dal letto dell' "amico" e saltelló fino a Ulisse.

-Ulì te prego, fallo smettere!

-Di fare cosa, picciotto?

-Di stare così male.

L'uomo sospirò.

-Siamo assistenti sociali noi, mica supereroi.

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