Il primo pensiero di Massimiliano la mattina presto, appena sveglio, era quello di accendersi una sigaretta. Nessuna ragazza, nessun compito in classe, nessun messaggio da mandare. Solo una sigaretta. Gli bastava quello per cominciare bene una giornata, se di bene si può parlare, in un posto così.
La Prigione, come la chiamava lui, era un posto squallido, un palazzone enorme, a sei piani, in cui ogni sala era etichettata da una targa bianca corrosa dai graffi dei ragazzi o del tempo. Ogni piano aveva i suoi pazienti, che aspettavano chissà quale cura che potesse portarli via da quel luogo orribile, e in genere la loro età andava dai pochi mesi fino ai 20-30 anni massimo. Se ti andava bene, ne uscivi perchè una famiglia era disposta a prenderti sotto il suo tetto che sicuramente era migliore di quello in cui stavi a marcire prima, oppure, se ti andava male, crepavi di overdose.
Erano tre in tutto le categorie di pazienti che soggiornavano alla prigione, che la maggior parte degli assistenti sociali che vagabondavano là dentro chiamavano teneramente casa, diminutivo del più scomodo nome di casa famiglia: orfani, drogati, condannati per reati più o meno gravi che andavano dal furto all'omicidio erano i residenti maledetti nell'albergo degli orrori.
Massimiliano era il classico caso tripartito. Abbracciava tutte e tre le categorie, non aveva famiglia, non aveva la fedina penale pulita e nemmeno i polmoni e il cervello, corrosi dal fumo e da roba più pesante.
Si buttò come ogni mattina giù dal letto, aprì il pacco di sigarette che teneva sotto il cuscino e ne estrasse una. La accese e cominciò a vagabondare per i corridoi della prigione senza nemmeno scomodarsi di salutare le persone che gli rivolgevano un sorriso quando lo incrociavano. Gli facevano tutti una pena incredibile, specialmente i loro medici, gli assistenti sociali, che si prodigavano per rimetterli in sesto e farli tornare sulla retta via se mai ci fossero passati in vita loro almeno una volta. Era tempo perso, le persone come lui non sono recuperabili socialmente, era tutto un cercare di ingannare sè stessi e coloro che partecipavano alle loro ridicole attività, come le sedute di gruppo, o i cartelloni colorati con sopra scritti aforismi presi a caso che sembravano dare almeno a chi li scriveva un senso di cultura infinita, o gli alberi di Natale, o le preghiere, o i crocifissi appesi in ogni camera che non significavano nulla per coloro che in quelle camere ci spendevano le loro giornate a non morire.
Alessandra gli diede un buffetto sulla guancia appena lo incontrò.
-Buongiorno, principesso Odesso!
Massimiliano fece una smorfia e continuò a camminare imperterrito. Anche oggi tutti i prigionieri erano di buon umore, tranne lui.
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❀Sogni incollati fino a dentro le ossa.❀
Teen Fiction'Fa freddo, Massì.' 'Non senti niente, se il freddo ce l'hai dentro, Maia.' Siamo su questo mondo per un motivo, chi per cambiarlo, chi per distruggerlo, chi per passare sopra le cose e lasciarle esattamente come le aveva trovate in principio. Mass...