Teenage Dirtbag

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Ennesimo stupidissimo giorno di scuola.

Se mi era permesso dirlo … che palle.

La scuola non mi interessava gran che, sinceramente non sapevo cos’avrei fatto dopo il liceo, ma ero sicuro di una cosa: avrei mandato a fanculo tutti e me ne sarei andato da quella merda di città.

Io,mio padre e mia sorella vivevamo in una frazione di Brooklyn, che sinceramente faceva pena.

Mi alzai dal letto sbuffando, misi le mie carissime pantofole dell’uomo ragno e mi diressi in bagno,non prima di essermi guardato allo specchio.

I miei occhi verdi sembravano così stanchi,mentre i miei capelli erano appena usciti  da una notte selvaggia con una ragazza stupenda, bionda … occhi scuri … corpo da favola … già che bel sogno.

Uscii dalla mia stanza e mi diressi in bagno.

Feci scorrere l’acqua  finché non divenne ghiacciata e me la gettai sul viso.

Quel giorno avrei avuto anche i provini per la squadra di basket quindi dovevo essere ben sveglio.

in realtà non era per me, non me ne poteva fregare un cazzo del basket, avrei preferito di gran lunga andare a guardare gli allenamenti delle cheerleader, ma mio padre ci teneva … quindi lo avrei fatto.

Ero in ritardo così uscii dal bagno con ancora lo spazzolino tra i denti, nello stesso momento uscii dalla stanza accanto alla mia, quella di mia sorella,un ragazzo che non avevo mai visto intento a infilarsi una maglietta grigia.

“Ehi amico” disse squadrandomi con il suo sguardo da fottuto idiota.

Sospirai.

“chiunquetusia, ti do le dritte: mio padre si sveglierà tra esattamente …” guardai l’orologio appeso alla parete  “… cinque minuti. A partire da adesso: scendi le scale, gira a sinistra, vai sempre dritto. Esci di casa e … beh vai dove vuoi” dissi mentre l’ennesimo deficiente  che usciva dalla camera di mia sorella mi guardava con uno sguardo sorpreso.

Mi chiedevo perché se li scegliesse sempre così stupidi. Bah.

Sospirai. “te lo devo ripetere? Ora hai solo tre minuti, muovi le chiappe prima che mio padre ti faccia il culo” finsi un  sorriso mentre il ragazzone si fiondava sulle scale.

“Ahhh, un’ultima cosa.” Dissi richiamandolo dalle scale.

Mi accorsi che già era alla porta, wow era veloce per essere così stupido. Si voltò verso di me mentre l’apriva.

“non la chiamare,ne messaggiare ne qualunque cosa tu pensi di fare. È inutile” dissi e mene tornai in camera per prepararmi all’inferno mentre sentivo il portone sbattere.

Mia sorella era un tipo … particolare.

Aveva due anni più di me e frequentava l’ultimo anno di liceo, a soli 19 anni stava per pubblicare il suo primo libro …già. Penserete “Wow,così giovane! Dovresti esserne fiero” e io risponderò per l’ennesima volta un semplicissimo grande grosso “già”

Pronto, scesi le scale e trovai in cucina mio padre ai fornelli e mia sorella intenta a mangiare latte e cereali.

Mi buttai sulla sedia e mangiai il contenuto\poltiglia dentro la tazza.

“Gemmina cara la prossima volta che porti animali dentro casa almeno avvisami” rivolsi un magnifico sorriso alla ragazza di fronte a me mentre mio padre ci osservava incuriosito

“che c’è? Volevi accarezzarlo?”

Brivido di disgusto

“no, tranquilla. Lascio tutto il piacere a te” detto non la vidi neanche muoversi ma fatto sta che mi ritrovai la faccia al sapore di latte.

“puttana” le ringhiai contro

“Non parlare così a tua sorella! E vai a prepararti che è tardi signorino”

“va bene” strinsi i denti guardando con fuoco mia sorella sorridente e guardai mio padre correre a prepararsi a sua volta.

Anche mio padre era uno scrittore, piuttosto acclamato anche, ma da quando la  mamma si era risposata con un palestrato milionario, aveva perso la vena creativa.

Presi l’autobus per un pelo dato che persi tempo a cambiarmi la maglia, riuscii miracolosamente a trovare un posto libero.

Mi sedetti cercando di pensare all’unica cosa bella di quel giorno : il mio bellissimo sogno.

La bionda occhi scuri sopra me … visione paradisiaca.

Tornai alla realtà solo quando delle ragazze al sedile vicino al mio cominciarono a ridere, mi chiesi il perché quando abbassai lo sguardo e vidi le mie converse bianche:

il ragazzino brufoloso accanto a me mi aveva appena vomitato sulle scarpe

Purtroppo ero vicino ad un ragazzino dai capelli scuri che dal colorito verde sembrava star per vomitare da un momento all’altro.

Ed è quello che fece tre secondi dopo sulle mie carissime converse bianche.

“Ma porca puttana” imprecai guardandolo in cagnesco, dovevo avergli fatto davvero paura perché sbiancò più di quanto già non fosse.

“ehm io .. scusa amico …” lo sentii degludire

“scusa un cazzo.” Avrei voluto continuare ma il pullman si fermò alla mia fermata.

Biascicai un “vaffanculo” e scesi prima che le porte potessero chiudersi.

Mi presi un momento fissando il mucchio di pietra e legno che formava la mia puzzolente Helson’s High School

Quasi subito intercettai la figura che cercavo

“Cazzone” dissi dietro un ragazzo che avrei potuto riconoscere da chilometri,  Louis. Louis era il mio migliore amico da … davvero troppo tempo, non so come ho fatto a sopportarlo fino ad ora.

 “bro!” urlò prima di darmi una pacca sulla spalla.

Stava per iniziare a parlare quando mi fermò guardandomi le scarpe da bianche a marroni.

“merda”

“si lo so un ragazzino del cazzo mi ha vomitato sulle scarpe”

“Nono io intendo proprio merda, hai calpestato una cacca amico.”

Bene.

Quella giornata non sarebbe potuta cominciare meglio.

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