I'm thinking out loud

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Era il penultimo giorno di scuola prima delle vacanze invernali, non parlavo con Lydia da quella notte e non ne cercavo alcun contatto ma era impossibile dato che sembrava una calamita per me, inoltre sedevo nel banco vicino il suo a lettere. Non vedevo neanche Louis da quella notte, non veniva a scuola e non rispondeva alle chiamate, ero fottutamente preoccupato.

 Ero andato a casa sua e sua zia che , con il suo solito tono da camionista incazzato e il suo magnifico alito che sapeva d'erba, mi aveva risposto che non sapeva dove fosse.

Razza di bastarda. A quella donna non importava nulla di Louis e mai gliene sarebbe importato, se l’avessimo trovato morto ne sarebbe stata felice.

 Dio quanto mi mancava la signora Johanna.

Johanna era la madre di Louis, finché un ubriaco alla guida non aveva messo fine alla sua vita e così questa razza di balena ubriaca faceva da balia a Lou fino ai suoi diciott’anni.

Mi svegliai di mal’umore, la costante della mia vita nelle ultime settimane, misi le mie pantofole di spiderman e andai in bagno, feci colazione con la mia silenziosa famiglia e mi preparai.

Presi il pullman per un pelo, trascurando il gelo che si insinuava fin dentro le mie ossa. A quanto pare quel giorno sarebbe stato il mio “giorno no” dato che inoltre non trovai neanche un posto libero.

Merda.

Quel giorno avevo anche quella merda di presentazione della poesia che sapevo essere una delle cose peggiori avessi mai scritto, se non LA peggiore.

Sembravano un mucchio di cazzate messe insieme, beh forse lo erano dato che ero sotto effetto di canne mentre la scrivevo.

In piedi in autobus la ripassavo e più la rileggevo  più mi sembrava stupida, poi che motivo c’era di farla recitare di fronte a tutti? Era solo un nuovo modo di umiliazione per gli alunni? Stavo per avere un attacco di panico per tutti gli occhi puntati su di me? Si! Potevo soffrire di una forma d’ansia da palcoscenico … Ma chi prendevo in giro, solo di due occhi avevo paura.

Quella giornata stava volando troppo velocemente e si avvicinava sempre di più l’ora della mia umiliazione, e quando suonò la fine dell’ora del mammut, di cui per la prima fottuta volta, avrei voluto che continuasse la lezione anche inondandomi col suo fetore se ce ne fosse stato bisogno.

Ma ormai eccomi qui, a fissarla come facevo ogni giovedì in quel modo che per molti sembrava malsano, ma dopotutto che mene importava della loro opinione?

C’era solo una cosa che non andava.

Ricordo che faceva male … guardarla faceva male.

Seduta accanto a me con una matita sulle labbra intenta in chissà quali pensieri, sembrava un angelo. Un angelo in mezzo a ratti e serpi. Era così bella, faceva male agli occhi guardarla.

La scuola era una linea piatta, finchè non arrivò lei a farla muovere, ma quel movimento faceva così male.

E quando mi sorrideva? Beh, quando lo faceva il mio cuore, la mia mente, tutto di me cadeva a pezzi. Non riuscivo a capire perché. L’amore doveva essere una gioia, un sentimento che portava felicità, e allora mi chiedo:

Perché fa così male?

Più la guardavo più mi prosciugavo volendo sempre di più, aspettando che si arrivasse alla lettera S.

All’improvviso sotto i miei occhi apparve come quello che sembrava un aereo planino di carta uscito decisamente male.

“Stai lontano da Lydia o sei un uomo morto”

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 29, 2014 ⏰

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