Capitolo 5

104 7 0
                                    

Entrai in casa, cercando di fare meno rumore possibile con la speranza di riuscire a sgattaiolare sotto la doccia prima che Ele o Lolo potessero fermarmi per chiedermi come fosse andata. Ma mi ritrovai immobilizzata, appoggiata al portone. Senza respiro...
non riuscivo a muovermi. Quel bacio mi aveva letteralmente paralizzata.
Sentii Ele avvicinarsi e riuscii a ritrovare la capacità di muovermi.
"Ehi, accidenti l'hai presa in pieno l'acqua."
Il mio cucciolo in braccio a lei allungó le braccia perché potessi prenderlo in braccio. Mi avvicinai e gli diedi un forte bacione sulla guancia.
"Amore mio, la mamma è tutta bagnata. Mi asciugo e poi giochiamo insieme, va bene?"
Seppi che aveva capito, aveva otto mesi e un'intelligenza superiore alla media.
"Comunque si, ho pensato di non prendere l'ombrello perché era vicino e ovviamente, fortunata come sono, sono tornata fradicia.
Vado a fare una doccia calda e a mettere dei vestiti asciutti, riesci a tenermelo altri dieci minuti o hai lezione?"
Cercai in tutti i modi di evitare il suo sguardo, sapevo che ci avrebbe visto qualcosa di diverso. Mi conosceva troppo bene.
"Si tranquilla, ho lezione alle undici. Ho tempo. Così quando hai finito mi dici anche come è andata eh."
"Niente di che, abbiamo fatto colazione e poi sono tornata a casa. Non c'è niente da dire..."
Sparii dietro la porta della mia stanza dicendo quella frase. Ma sapevo che il discorso non sarebbe finito lì.
Mi tolsi velocemente i vestiti bagnati che stavano cominciando a farmi venire freddo e passai frettolosamente davanti allo specchio per dirigermi in bagno... tornai indietro mi fissai, nuda, cercando di trovare qualcosa, qualunque cosa che spiegasse perché un ragazzo così bello, dolce e gentile fosse interessato a me. Ma soprattutto cercavo qualcosa che spiegasse perché il mio corpo reagisse in un certo modo quando ero vicino a lui.
Vidi una ragazza giovane, alta, con tutte le curve al posto giusto, e per la prima volta vedermi in quello specchio non mi fece venire voglia di romperlo. Come poteva essere stato in grado, all'improvviso, di vedermi per quella che ero?!
Per un breve secondo mi fece star bene quella sensazione, sapere che qualcuno per la prima volta da tutta una vita era riuscito a farmi sentire bella! A farmi sentire accettata, non diversa o strana o problematica...
Scacciai il pensiero, rendendomi conto che non potevo fantasticare su un ragazzo appena conosciuto. Non potevo permettermi di star male ancora una volta...
Mentre mi girai per andare in bagno il telefono si illuminò.

Stephan El Shaarawy:
"Sono appena arrivato.
Grazie per questa mattina... non lo dimenticherò mai. Spero di rivederti ancora, magari a partire da stasera. Che ne pensi?"

Lessi tutto, con calma, più di una volta...  sorrisi, pensando al suo sorriso, alla sua voce, al suo sguardo inteso, a quegli occhi verdi. Sorrisi pensando a come mi ero sentita quando mi aveva presa per mano, al senso di vuoto che avessi provato quando l'aveva lasciata. Pensai a quel bacio, a come mi avesse fatto perdere l'equilibrio, e senza rendermi conto delle lacrime cominciarono a rigare il mio viso.

Sara Vega:
"Grazie per la colazione, le risate, la chiacchierata, tutto... ma non credo sia il caso di vederci ancora. Lasciamo le cose così..."
Rispose subito e questo non fece altro che farmi sentire peggio.

Stephan El Shaarawy:
"Cosa?! Perché?! È perché ti ho chiesto del tuo nome? Non mi importa Sara davvero, mi dispiace se ti ho turbata. Non dire così... vediamoci. Parliamone. Ho fatto qualcosa che non va?"

Sara Vega:
"Non posso... mi dispiace."

Lasciai il telefono sul letto. Sentivo i messaggi continuare ad arrivare, finché la vibrazione non divenne fissa. Mi stava chiamando.
Mi chiusi in bagno e sotto il getto dell'acqua calda, cercai di ricacciare indietro tutte le lacrime che ormai scendevano incontrollate sul mio viso.

Passai il resto della giornata tra i libri, il mio bambino e i lavori domestici, cercando di pensare il meno possibile a tutto quello che era successo in pochi giorni. Quella corazza che tanto duramente ero riuscita a costruire, che mi aveva protetta per tanto tempo, era crollata.
Avevo lasciato che qualcuno che nemmeno conoscevo la facesse a pezzi facendomi sentire nuda, vulnerabile. E non potevo permetterlo. Non dopo tutto quello che avevo già vissuto...

Erano ormai le otto inoltrate, Alex dormiva già ed Ele aveva deciso di andare qualche giorno su a Milano con il suo Lorenzo. Mi lasciò un post it sul frigo che mi intimava di mangiare qualcosa, ma il mio stomaco era completamente chiuso.
Sentivo il cellulare continuare a vibrare... non lo guardavo da quella mattina ma sapevo perfettamente che era lui. Ma era comprensibile. Avevo chiuso qualunque cosa ci fosse tra noi senza dargli troppe spiegazioni o senza effettivamente dargli neanche modo di replicare. E sapevo che non era giusto, ma era la cosa più semplice. E poi un ragazzo come lui, bello, intelligente, in gamba... si sarebbe stancato e avrebbe guardato altrove.
Cercai di far scivolare via i pensieri, non avevo alcuna intenzione di piangere. Sobbalzai però, sentendo il campanello suonare. Chi poteva essere alle undici di sera?
Corsi alla porta, sperando di riuscire ad aprire prima che l'ospite suonasse una seconda volta e facesse svegliare mio figlio. Quando aprii la porta e me lo ritrovai davanti, ancora una volta rimasi paralizzata. Immobile, fragile.
Finché lui non entrò, senza dire una parola, senza urlare, senza chiedere. Entrò dalla porta e mi attirò a se per baciarmi.
Un bacio molto diverso da quello che ci eravamo scambiati quella mattina. Questo era più urgente, più passionale. Come se da quel bacio dipendesse la vita di entrambi. Era esattamente così che mi sentivo, come se nel momento esatto in cui aveva poggiato le labbra sulle mie avesse avuto la forza di potermi salvare e allo stesso tempo di potermi distruggere.
Trovai la lucidità per allontanarlo via.
"Che stai facendo?"
"Ti dimostro che quello che ho sentito questa mattina l'hai sentito anche tu. Ti dimostro che ti sbagli su di noi."
"Senti non ho voglia di discutere con te, ti conosco appena. Siamo usciti una volta, è stato bello. Anche baciarti è stato molto bello ma non me la sento di cominciare una relazione, tutto qua. Non ho bisogno di questo, sto bene come sto."
Il mio tono era stranamente freddo, distaccato. Non capii neanche io dove avessi trovato la forza per non far tremare la mia voce nemmeno per un secondo.
Lo vidi indietreggiare, uno sguardo confuso sul viso, come se prima di allora nessuna lo avesse mai rifiutato.
"Pensavo di piacerti sul serio..."
"Ti sbagliavi. Era una semplice colazione, tutto qui."
"Ho capito. Non ti disturberò ancora allora..."
Il suo volto divenne scuro, era arrabbiato.
Mi spaventai in quel momento. Indietreggiai pensando in qualche brutta reazione.
Ma lui mi sorprese. Abbasso gli occhi, facendo un respiro profondo li chiuse. Poi dopo averli riaperti mi sorrise dandomi la buonanotte e augurandomi di essere felice e se ne andò.
E io mi sentii vuota, spenta, sola.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi afflosciai appoggiata ad essa, cominciando a piangere.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 12, 2018 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Crossbreed || Stephan El Shaarawy ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora