Capitolo 23 - Sto bene

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È piana mattina e di Clara ancora nessuna traccia, la stanza l'ho trovata esattamente come l'avevo lasciata. Cerco di chiamarla al telefono ma non mi risponde, così faccio l'unica cosa che ho voglia di fare.

Scendo in spiaggia, sistemo la borsa sotto l'ombrellone e mi stendo sul lettino.
Ripenso alle chiacchierata con Paulo, alle sue parole e a come siamo tornati in albergo, vicinissimi. Non c'era stato nulla di fisico tra di noi, piuttosto la nascita di qualcosa di più intimo e potente: la formazione di un legame.

Nella mente ho i suoi occhi chiari, il neo sulla guancia e il sorriso rilassato di chi sente un peso in meno sulle spalle. E che spalle!

Mi alzo, scattando verso il mare.
Ho bisogno di un bagno freddo.
Chiudo gli occhi e lascio che l'acqua mi circondi. Dovrebbe aiutarmi ma in realtà è anche peggio, perché quel colore strano, tra l'azzurro e il verde mi tormenta. Non ne vuole sapere di andare via.

Torno in superficie e sobbalzo quando mi rendo conto di avere un ragazzo a pochissimi centimetri di distanza. I capelli scuri appiccicati alla fronte, due occhi azzurri intensi e un fisico scolpito, è Diego il bagnino.

<<Ma...ma tu non dovresti essere a lavoro?>> balbetto, sentendomi un idiota.

<<Lo sono. Eri giù da un sacco, avevo paura ti fosse successo qualcosa.>> ammette, facendo spallucce. La fa passare per una cosa normale, ma lo è davvero?

Mi guarda attentamente e sento le guance bruciare d'imbarazzo. Non ho dimenticato la serata alcolica e nemmeno le sue braccia intorno al mio corpo, e soprattutto la fuga. Chi cavolo se la scorda?

<<Sto bene, grazie per aver controllato.>> rispondo, a disagio.

Mi aspetto che vada via, per tornare al suo lavoro, ma Diego continua a guardarmi con un espressione indecifrabile. Gli occhi azzurri puntati nei miei. Dovrei scusarmi? Forse si.

<<Senti...Mi dispiace per l'altra sera, quando esagero con l'alcol mi comporto da vera idiota.>> dico tutto d'un fiato, meglio togliersi il cerotto subito.

<<Ero preoccupato Europa, ti ho cercata per tutta la notte.>> esclama ruvido. Qualcuno qui è arrabbiato, e ha tutte le ragioni per esserlo, con lui mi sono comportata da stupida.

<<Scusami davvero, di solito non sono così.>> cerco di giustificarmi, anche se non lo sono.

<<Stranamente ti credo, che fine avevi fatto?>> domanda, curioso.

Deglutisco a vuoto, in preda al panico.
"No sai, ho trovato Paulo Dybala in spiaggia, l'ho buttato a terra per evitarti e mi sono addormentata di botto. Mi sono svegliata nella sua camera con solo la biancheria addosso, ma giuro che non abbiamo fatto nulla."
Una risposta onesta non mi sembra la cosa giusta, Diego potrebbe credermi oppure potrebbe pensare che sono matta. Così opto per una mezza verità.

<<Sono tornata in camera e sono collassata sul divano, sai com'è...>> blatero, con una risatina idiota. Dall'occhiata che mi lancia probabilmente non sa com'è... ottimo.

<<Ora come ti senti?>> chiede, facendo finta di nulla.

Ma non deve tornare a lavoro?
Dei bambini potrebbero creare problemi, farsi del male o qualcuno potrebbe tirare una pallonata in testa a qualcun'altro.
Un ragazzo alto, piazzato, con vari tatuaggi, con un sorriso...
Basta!

<<Ehm bene, sto bene.>> rispondo, cercando di fare chiarezza e scacciare via ogni pensiero legato a lui.

Diego si avvicina ancora di più, l'acqua si muove e me lo ritrovo a pochi millimetri di distanza. È parecchio più alto di me, delle goccioline gli scivolano sul petto e sugli addominali scolpiti. Alzo gli occhi sul suo viso e lo trovo concentrato sulle mie labbra.

<<Non ti credo.>> sussurra, roco.

Sgrano gli occhi, sorpresa.
Come lo sa?
Santo cielo, sono davvero così facile da leggere?

<<Li vedo i cerchi scuri intorno agli occhi, l'espressione tormentata. Il tuo corpo parla Europa, che tu lo voglia oppure no.>> continua, sfiorandomi uno zigomo con l'indice. È delicato ed intenso allo stesso tempo.

Diego è bellissimo ma...
Il cervello è spento, il cuore batte veloce quando mi rendo conto che si sta piegando verso il basso. Non avrà intenzione di...

<<Ma che...!>> sbotto, sentendo dolore al fianco.

Guardo il pallone da calcio e poi un gruppo di ragazzini più in là che si stanno guardando preoccupati. È possibile diventare una calamita per palloni?

<<Quante volte devo dirvi di non tirare forte! Ora ve lo sequestro così imparate la lezione!>> grida Diego, appropiandosi del pallone. I suoi occhi azzurri sprizzano scintille pericolose, quando sposta lo sguardo su di me lo porta subito al fianco.

<<Forse ti uscirà un livido.>> borbotta, sfiorando la pelle arrossata con l'indice.

<<Non importa, non fa male. È stato solo un incidente.>> dico, cercando di sorridere. In realtà un po' fa male, ma di certo non glielo dico.

<<I loro genitori mi sentiranno...>> ribatte, furioso.

Usciamo dall'acqua insieme, con Diego che si muove meglio di un modello professionista. Riesce ad essere sensuale ad un livello mai visto...

<<Che ne dici di andare a prendere qualcosa insieme stasera?>>

La butta lì, così.
Sgrano gli occhi, sorpresa.
Nonostante ciò che ho combinato l'altra sera vuole ancora conoscermi, incredibile!

<<Ehm, si. Si, mi farebbe piacere.>> rispondo, sorridendo raggiante.

Poi mi volto e dimentico la presenza di Diego al mio fianco, perché affacciato alla balaustra del bar c'è una persona che riconoscerei tra mille. È di spalle, con addosso una maglietta bianca.

Saluto sbrigativa il bagnino, tornato al suo lavoro, e mentre mi avvicino all'ombrellone riesco a mettere a fuoco più dettagli. I capelli scompigliati, il tatuaggio sul braccio e il costume militare, non ci sono dubbi. 

Paulo si volta, mi guarda e sorride furbo.
Resto di sasso.
Non so più sicura che si sia trattato di un innocente incidente.

Spazio autrice: La poverina è una calamita per i palloni...sarà stato un semplice incidente oppure c'è dell'altro sotto?
Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima 💎🌌

Colpita da una stella 🌌 /// Paulo Dybala (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora