5.

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Cammino senza sapere la direzione per tornare a casa e per di più senza un giubotto. Che situazione fantastica.
Cerco una via la stazione più vicina, ma a non trovo niente. Sto congelando.
Sento il telefono vibrare. Probabilmente sarà Irene. E se invece fosse Fabrizio? No, mi avrebbe chiamato prima. È ovvio che non gli importa niente.

Leggo il display e tiro un sospiro di sollievo non appena leggo il nome di Irene.
Certo sarei stata felice se mi avesse telefonato Fabrizio, ma non credo di poterlo perdonare per ciò che ha fatto.

-Ehi...- rispondo cercando di nascondere la voce tremolante.
-Ma dove sei!? Dovevi tornare più di mezz'ora fa!-
-Senti, ti spiego dopo... ora torno-

Riattacco e comincio a camminare un po' più velocemente.
Non ho raccontato a Irene il fatto che Fabrizio mi sarebbe venuto a prendere, nonostante sia lei che Niccolò mi abbiano tartassato di domande.
Hanno scelto la persona sbagliata da presentarmi.
Ma arriverà mai la persona giusta? Probabilmente no. Ci rinuncio.

Chiudo per un attimo gli occhi lasciandomi trasportare dal vento inverane che tira in questi giorni.
Fin da piccola questo mi rilassava quando avevo paura o ero ansiosa.

Tiro un respiro profondo e noto una stazione non poco lontano.
"SÌ!" dico tra me e me mentre mi avvicino sempre di più alla mia meta, ma qualcosa o meglio qualcuno mi blocca prendendomi il polso.

Quella mano.
Cerco di non pensare che sia lui anche se so perfettamente che lo è.
-Letì...-
Appunto.
Evito di girarmi, ma gli rispondo comunque.
-Quello di prima non ti è bastato?-

Sento per un attimo la stratta farsi più forte, ma poi ritorna subito leggera.
-Senti, 'o so che so' stato 'n cojone, ma visto che te stava a piacè er bacio...-
-Se a una persona piace un bacio non significa per forza che voglia andare oltre.-

Silenzio.
Un silenzio che però viene interrotto dalle macchine che passano senza fermarsi.
-Letizia, te prego...-
-Ti prego? Ti prego di cosa? Mi hai dimostrato quello che sospettavo fin dall'inizio.-

Finalmente mi giro mostrano gli occhi pieni di lacrime, che però non hanno voglia di scendere.
-Stai... stai a piagne...-
-Sì, sto piangendo, okay!? Sono una persona debole e lo ammetto! Una persona che non ha fatto altro che ricevere disgrazie una dopo l'altra. Io piango per sfogarmi. Piango perché ormai le lacrime sono una cosa quotidiana per me, ma non voglio andare oltre e raccontarti ogni dettaglio della mia vita!-

La sua espressione sorpresa e uguale a quella che vorrei fare in questo momento.
Non mi sarei mai aspettata di pronunciare queste parole, eppure ce l'ho fatta. Mi sono aperta con lui.
Lui.
Ed è un problema.

-Letì, se c'hai bisogno d'aiuto...-
-No. Non mi serve il tuo aiuto. Addio, Fabrizio.-

E dopo questa breve, ma intensa chiacchierata giro i tacchi e mi avvio verso la metro.
La gente mi fissa. Probabilmente si starà chiedendo il perché dei mie occhi arrossati, oppure mi guarda facendo qualche altro commento. Non amo quando la gente mi osserva, perché penso sempre che pensino cose brutte su di me.
Chissà forse anche Fabrizio in verità pensa male di me...

***

Dopo il breve viaggio in metro raggiungo finalmente casa mia. Irene sarà infuriata come una bestia, ne sono certa.
Busso con la mano tremolante e mi ritrovo un'Irene infuriata con un mestolo in mano.

-DOVE.SEI.STATA.- mi chiede puntandomi il mestolo sotto gli occhi.
Ora non ho voglia di scherzare. Le racconterò tutto. Non importa come la prenderà, ma deve saperlo.
-Irene, ti devo parlare...-
-Cosa è successo?- la sua espressione cambia completamente e assume un'aria preoccupata.
-Ora ti spiego...-

Ci sediamo a tavola e le racconto tutto l'accaduto. Lei rimane per tutto il tempo con l'aria stupita, come se non se lo aspettasse da lui.

-Quindi lui voleva...-
-Sì. Voleva farlo.-
-Oddio, mi dispiace...-
-Tranquilla...-

Tranquilla. Tranquilla un cavolo. La situazione è grave.
Non so come comportarmi, non so se dargli retta o no, non so niente.
Niente.

-Scusa, vado un attimo in camera mia...-
Irene annuisce mentre mi chiudo in camera scoppiando in un pianto liberatorio.
Non voglio vivere così. Non voglio vivere immersa nella paura. Paura che mi facciano del male o anche peggio...

Mi sdraio sul letto con un braccio sopra gli occhi che ormai sono completamente rossi. Credo di aver pianto fin troppo per oggi e la giornata non è ancora finita.

Sento di nuovo il telefono vibrare.
Non ho idea di chi sia. Sono poche le persone con cui parlo.
Irene non può essere, dato che sa che quando sto così non voglio essere disturbata. I miei genitori...molto improbabile. Forse Niccolò, anche se non so cosa voglia dirmi esattamente.

Prendo il telefono e appena vedo la notifica sbarro gli occhi.

"Sto a venì da te, Letì. C'ho bisogno de te"

Io mi scordo di dimenticarti {Fabrizio Moro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora