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Narratore esterno

Quella dannata sensazione nello stomaco che la consumava da un mese. Questo portava con sé la ragazza, completamente e perdutamente innamorata di quell'uomo tanto rude e tanto scorbutico, che in quei giorni era diventato fondamentale nella sua vita.
Era alquanto spaventata. Ed era comprensibile. Aveva spesso paura di dire o fare cose che avrebbero potuto innescare una determinata reazione da parte del romano.
Lui, dal canto suo, si stava davvero trattenendo con Letizia. Avrebbe voluto letteralmente saltarle addosso, baciarla e farla sua, ma stava aspettando.
E aveva paura.
Paura di farle male, di farla soffrire, di non essere quello giusto.
E -inevitabilmente- la sua band e i suoi amici continuavano a dirgli di darsi una mossa con la ragazza.
Ma lui voleva aspettare. Doveva aspettare. Sarebbe successo tutto all'improvviso, o almeno questo lo pensava lui quando la voglia di averla si faceva sentire, rimandando tutto a un domani lontano.
Quel giorno, il 3 novembre, avrebbero avuto appuntamento allo stadio Olimpico di Roma, dove il cantante aveva proposto di vedere una partita.
Letizia si era vestita con una normale felpa forse un po' grande per lei, i jeans e per una volta aveva badato davvero tanto al trucco. Cioè, aveva messo solo il minimo indispensabile (secondo Irene: la sua compagna di stanza, ovvio), dunque mascara, eyeliner e altre cose che non sto qui a elencarvi, dato che annoierebbero persino un elefante.
Fabrizio era vestito con i vestiti di tutti i giorni, dato che era solo una partita, in fondo.
Finì che i due si salutarono, entrarono nello stadio e si fecero anche dei selfie, dopo che Letizia ebbe spiegato a Fabrizio come si accendesse un Huawei.
La Roma vinse 2 a 1 contro l'Inter, e al secondo gol, quasi al novantesimo minuto, Letizia gli saltò addosso, abbracciandolo e urlando:
-Semo i più forti der monno!-.
Inutile dire che Fabrizio rimase positivamente colpito dal fatto che la ragazza se ne intendesse di calcio e anche di dialetto romano.
-Chi so' i più forti?- chiese allontanandola dal suo petto e costringendola a guardarlo negli occhi.
-Noi.- rispose lei sorridendo come non aveva mai fatto.
-Nun ho sentito bene, chi so' i più forti?- alzò la voce, date le urla dei presenti.
-Noi! Siamo sul tetto del mondo, Fabbrì!-
E in quel momento, se gli avessero chiesto quale fosse il suono più melodioso che avesse mai sentito, lui avrebbe risposto che quella frase era il suono più dolce mai esistito.
Siamo sul tetto del mondo, Fabbrì.
Era vero, secondo il Moro.
Erano sul tetto del mondo.
E tutto quello che accadeva intorno, era solo una minima parte del loro universo, e a dir la verità non la calcolavano nemmeno.
Ora niente era davvero importante. All'infuori della ragazza al suo fianco.
Lei era speciale.
E la avrebbe protetta, giurò.
Qualunque cosa fosse successa.
Dopo la partita, i due andarono a mangiare qualcosa. Ovviamente niente di impegnativo. Solo un hot dog preso da un venditore ambulante e qualche lattina di birra.
Forse un po' troppe.
Dunque tornarono a casa di Bizio, dato che Libero e Anita erano dai nonni, leggermente brilli.
Fabrizio lo sopportava bene l'alcool, al contrario di Letizia, che dopo due bicchieri iniziava a vedere tutto arancione.
-Fab, non mi reggo in piedi!- esclamò non appena entrata in casa, ridendo.
-Aspe piccolè, ti aiuto io.- disse prendendola in braccio e posandola sul divano.
-Nun te move. Mi hai capito bene?- ordinò lui afferrando il cellulare e componendo il numero di Niccolò.
-Aoh, ma che me chiami a fà a mezzanotte? Te sei rencretinito?- la risposta non tardò ad arrivare.
-C'ho Letizia ubriaca fradicia, qua. Che faccio?- chiese passandosi una mano fra i capelli.
-Portala a letto e falla dormì. Nun fate altre cose, me raccomanno, eh.- chiarì Niccolò.
-Sì, grazie ancora.- e chiuse la chiamata.
-Vieni, Letì, 'namo a letto va.-
-Non ho sonno, Brì...-
Brì. Stava impazzendo.
-E dormi 'o stesso, daje.-
-Non ho sonno, Brì.- puntualizzò Letizia.
-E spiegame 'n attemo: che vorresti fà?- sbottò spazientito il romano.
-Voglio te, Fabrizio. Voglio te.- affermò la ragazza.

Io mi scordo di dimenticarti {Fabrizio Moro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora