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-Piacere, so' Fabrizio- mi dice l'uomo sorridendo.
Cavolo. Il suo sorriso.
-Letizia, dovresti spostarti, sai?- ridacchia Irene facendomi notare che sono rimasta impalata come un palo davanti alla porta bloccando il percorso.
Complimenti Letizia, prima figuraccia fatta. E non oso immaginare quante altre ce ne saranno.

-So' ne 'a casa giusta?- chiede guardandosi intorno e venendo pericolosamente vicino a me.
Cavolo. Sono. Spacciata.
-Sì, hai azzecato casa pe' 'na volta- risponde Niccolò portandosi una mano sulla fronte.
-Scusame, ma se sbaglio 'na volta nun significa che sbaglio sempre. Sei te che nun sai dà 'e 'ndicazioni!- sbuffa lui entrando dentro.

Okay, devo cercare di controllarmi.
Okay, è umanamente impossibile con un figo come lui dentro casa.

Ma Letizia, cosa dici quello chissà quanti anni ha più di te. PERCHÉ STO PARLANDO DA SOLA!?

-Letizia?-
Irene mi risveglia dal mio stato di monologo interiore e mi fa cenno di raggiungerli al tavolo della cucina.
-Rimasta stupita?- chiede ridendo.
-Oh, ma smettila. Non farti certe idee. Non sono per niente interessata.-

Sto mentendo alla grande e non credo di essermene accorta solo io, dato che Irene mi fissa con un sorrisino vittorioso.
Povera me.

-Fabrì, te presento Letizia e Irene. Vabbe, Irene già 'a conosci perché t'ho parlato de lei, 'nvece Letizia è 'na persona nuova.- anche Niccolò mi guarda con un sorriso vittorioso mentre mi presenta a Fabrizio. Ma che cavolo si sono messi in testa, di farmi mettere insieme a lui magicamente? E se poi in verità è un delinquente che se ne vuole approfittare? No, io non rischio.

-Piacere, Fabrizio, ma penso che questo già 'o sai- risponde ridendo e porgendomi la mano.
Cavolo, la sua risata.
-Letì, sveglia!- urla Niccolò facendomi diventare sorda da un orecchio.
Figuraccia numero due: fatta.
-Ehm... sì, io sono Letizia... Letizia Falchi...- gli stringo la mano e probabilmente sarò diventata un peperoncino per come mi stanno fissando Irene e Niccolò. Non li sopporto quando fanno così.

-Beh, me spiegate perché me avete fatto venì qua?- chiede Fabrizio lasciandomi delicatamente la mano. Sento mille brividi percorrermi la schiena, ma questo non è il momento di pensare a smancerie varie. Ricorda Letizia, non fidarti mai delle apparenze.
E cavolo se non mi devo fidare delle apparenze. Le apparenze mi hanno portato solo disgrazie nella vita e ora non ho intenzione di riverne un'altra. Non dopo quello che è successo.

-Beh, pe' farce 'na chiacchierata e pe' farte conosce ste due donzelle!-
-E che donzelle! Lasciatelo dì che hai scelto popo bene. Hai capito a Niccolò! Te 'nvece, Letì? Fidanzata?-

Mi ha veramente chiamato Letì? Ci conosciamo da nemmeno dieci minuti e mi ha già chiamato Letì!? Bene, qui siamo a livelli proprio alti.

Un attimo.
Che mi ha chiesto?

-Ehm...come?- chiedo imbarazzata.
-Ti ha chiesto se sei fidanzata- risponde Irene ancora con quel dananto sorriso. Ho capito a cosa stanno puntando, ma quel sorriso è qualcosa di orribile! È tipo quello nei film horror che tiene l'assassino quando fissa il protagoniste e non è per niente bello.

-Ah... ehm... veramente no...-
-No? Bah, me sembra strano. Sei 'na ragazza carina dopotutto.-
Era un complimento? Penso di sì.

Forse l'ha detto per non farmi rattristire. Ma se lo pensa veramente? Santo iddio che confusione.
-Oh, scusate ragazzi, ma devo andare a comprare un regalo per una mia amica- ci comunica Irene alzandosi dal tavolo.
-E io 'a devo accompagnà perché s'è rotta 'a macchina. Nun ve dispiace stà da soli, no? No. Perfetto. Ce se vede dopo-

Detto questo li vedo uscire scoppiando dalle risate avviandosi non so dove.
Sicuramente non a comprare il regalo, dato che so che è solamente una scusa. E non voglio nemmeno pensare a quel che hanno intenzione di fare.

-Beh, c'hanno lasciati soli...- mi fa notare Fabrizio, come se non me ne fossi accorta.
-Già...-
-Beh, parlame 'n po' de te.-
Di me? Che cosa può interessargli di me? Un cavolo, ecco la risposta.
-Beh... ho ventun'anni, vado all'università... amo mangiare...-
L'ho detto seriamente? Figuraccia numero tre: fatta.
Fabrizio scoppia a ridere lasciandomi di nuovo ferma come un albero in mezzo a un campo.

-Sei simpatica- dice tra una risata e un'altra.
-Oh... ehm... grazie?-
È un altro complimento? Uff, mi sta facendo rimbecillire, però sembra un bravo ascoltatore.

Gli racconto un po' di me e lui di se stesso. Scopro che è molto più vecchio di me, ma i suoi anni li porta veramente bene. Eccome.

Dopo un po' ci rendiamo conto che ne è passato di tempo.
Beh, non è stato tanto male parlare con lui.
-So' felice de averti conosciuto, Letì- mi dice sorridendo e alzandosi. Probabilmente ora deve andare via.
-Anche io...-
Già. Devo ammetterlo. È stato uno dei migliori incontri della mia vita. Mi piacerebbe rivederlo, ma non credo sarà possibile.

Apre la porta, ma poi si ferma poco prima di uscire.
-Che ne dici se ce 'ncontriamo de novo?-

O forse sì.

-Ehm... va bene? Quando?-
-Domani sei libera?-
-Beh... la mattina devo andare all'università...-
-Beh, nun c'è problema! Te vengo a pijà io. Tiè.- prende un foglio dal mobile vicino alla porta e ci scrive quello che credo sia il suo numeero.
-Pe' qualsiasi cosa chiamame, okay?-
-O-okay...-
-Beh, ce vediamo domani, Letì-
E detto questo chiude la porta.

Credo di essere caduta di nuovo in quella stupida trappola.
Quella trappola che si chiama amore.

Io mi scordo di dimenticarti {Fabrizio Moro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora