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Avete presente quella bellissima sensazione di relax la domenica mattina, al caldo, sotto le coperte, ben riposati?
Io no. Penso di averla dimenticata da quando ho iniziato l'università.
Per me la domenica mattina equivale a:

1. Avere rimpianti per non aver dormito durante la notte.
2. Maledirmi per non aver messo il piumone nel letto.
3. Essere svegliati da una bestia di Satana che è in piedi alle sei di mattina, con una cuscinata peggio di un missile in faccia.

-SVEEEEEEEGLIA!-
Eccola qua.
-Irene, seriamente. Cosa ci trovi di tanto bello nel svegliarmi la domenica, alle nove di mattina con
una cuscinata? Spiegamelo.-

La bestia di Satana, chiamata anche semplicemente Irene, mi fa spallucce con un sorriso complice sul volto che mi inquieta molto.
In anni di amicizia ho capito che quel sorriso può significare molte cose. O si è finita tutti i biscotti, oppure ha organizzato qualcosa a mia insaputa come il mio ventunesimo schifoso compleanno qualche mese fa, oppure, nella peggiore delle ipotesi, vuole farmi conoscere qualcuno.

Sono single da un po' ormai, ma non mi interessa conoscere nessuno. Vivrò il resto della mia semplice vita sola soletta, probabilmente in compagnia di molti gatti, mangiando sul divano, accompagnata da Bohemian Rhapsody. Un futuro fantastico.

-Dai Letizia, muoviti! Io e Nic abbiamo organizzato una cosa e devi vestirti in... tipo dieci minuti- dice Irene tenendo ancora quel dannato sorriso sul volto.

È fidanzata con un ragazzo simpaticissimo con cui ho anche un buon rapporto: Niccolò. È anche all'inizio della sua carriera da cantante e devo ammettere che è davvero bravo.
Poi ci sono io che come migliore talento ho quello di saper tenere un cucchiaio in equilibrio sul naso.

-Aspet... come dieci minuti?! Che cavolo state combinando?!- mi alzo immediatamente dal letto inciampando in una pantofola e cadendo col sedere a terra.

La risposta arriva dal salotto direttamente dall'altro complice di questa situazione.
-Nun fà domande e sbrigate!- urla Niccolò con l'impeccabile accento romano.
Sbuffo e vado in bagno prendendo alcuni vestiti "decenti".

Appena mi specchio non posso far a meno di notare le orribili condizioni in cui sono.
Occhiaie da farmi sembrare una vecchia, capelli all'aria e il trucco un po' sbavato di ieri.

Sono uno schifo.

Mi preparo velocemente cercando di rendermi il più presentabile possibile, anche se con scarsi risultati.

-Finalmente, bella addormentata!- dice Irene ridendo. -Dormito bene?-
-Una meraviglia, guarda.-
-Uhh, qualcuno sta messa popo male, eh?- continua Niccolò ricambiando le risate di Irene.

-Che spiritoso. Piuttosto, ditemi che cavolo state combinando.-
Si guardano per un secondo con un sorrisino sul volto per poi spostare lo sguardo su di me.

-Niente de che, te volevamo sveglià pe' farce 'na risata-
Li fisso per secondi infiniti facendo un sorriso che probabilmente sembrerà quello di una pazza omicida che ha dormito poco.

-Voi...CHE COSA!?- esplodo avvicinandomi minacciosamente. Nessuno. Può. Interrompere. Il mio. Sonno.
-Ehi, ehi, sta scherzando. Ti abbiamo svegliato perché abbiamo visite, cara Letizia-

Visite? Di che cavolo stanno parlando?
Non ricevo visite dalla fine del liceo, a parte quelle dei miei genitori, che però avvengono massimo due volte all'anno.
-Visite?- chiedo alzando un sopracciglio.
-Sì. Vogliamo farte conosce 'na persona- risponde Niccolò con una risatina poco rassicurante.
-Persona? Nonono, vi ho detto un milione di volte che non voglio conoscere nessuno.-

La mia ultima relazione non è finita nel migliore dei modi. Per niente. Ma ora non mi sembra il momento di raccontare questo periodo della mia vita.

-Dai, nun fà 'a tragica, Letì. È 'n mio amico-
-Già questo fatto mi preoccupa.-
-Letizia, vedrai che ti piacerà- conclude Irene facendomi un occhiolino.
Che situazione assurda.

-Okay, mettiamo caso che questa persona non mi piaccia.- incrocio le braccia guardandoli male. E se mi presentano un vecchio decrepito con la faccia da maiale? Con quei due non si sa mai.
-Te piacerà, credime.-

Sono quindici minuti che mi guardano con quel sorrisino inquietante. Credono che mi piacerà questa persona? Credono che mi innamorerò? Si sbagliano.

Sento il campanello suonare e rimango immobile. Che devo fare? Come devo comportarmi? Se davvero mi ritrovo un vecchio
davanti?

Irene mi spinge verso la porta e mi fa cenno di aprire. La ammazzo.
-Vi odio.- sussurro aprendo la dannata porta che mi separa dallo sconosciuto.

Rimango a bocca aperta non appena vedo la persona davanti a me.
Capelli scuri tutti scompigliati, un sorriso bellissimo stampato sulla bocca un giubetto di pelle e... occhiali da sole? Un po' strano per il periodo in cui siamo, ma con quel corpo da urlo che si ritrova non ci faccio molto caso.

Alla faccia del vecchio decrepito.

-Letizia, te presento Fabrizio-

Fabrizio.
Porca miseria, io da qui non esco viva.

Io mi scordo di dimenticarti {Fabrizio Moro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora