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Ormai si era fatto tardi, desiderava solo tornare a casa, per potersi infilare tra le calde e rassicuranti coperte del suo letto.

Benché adorasse Wooyoung, declinava spesso il suo invito di restare a dormire per la notte, e tutto perché San non si sentiva per niente rassicurato nel dormire in un letto altrui. Adorava addormentarsi in qualcosa di estremamente familiare.

Dall'altro lato della strada, guardò casa sua, aspettando che l'ultima macchina passasse, e poi corse, come suo solito, perché correva sempre, quando era spaventato, era già buio, e San ne era terrorizzato.

Senza luci ad illuminare il buio totale, si sentiva quasi perso e vuoto.

Corse, finché finalmente fu di fronte casa sua, e poté lasciar andare un sospiro di sollievo, perché certe volte gli batava davvero poco per sentirsi al sicuro così come gli bastava poco per passare la notte in bianco, convinto ci fosse qualcuno nascosto nel buio della sua stanza.

Sorrise, e proprio quando si affrettò a correre ancora una volta verso la porta della sua casa, molto goffamente, inciampò, scivolando in una pozzanghera. Al buio non avrebbe mai potuto vederla.

Fortunatamente le sue mani si mossero velocemente, per attenuare la caduta, ma questo non gli impedì comunque di bagnarsi, o di ferirsi, o di perdere il suo preziosissimo disegno, quello che a Wooyoung era piaciuto tanto.

Sbatté addirittura la testa, e in un'attimo si ritrovò con il desiderio di un semplice bambino di dieci anni di scoppiare a piangere, e di essere confortato dalla propria madre.

Rimase a terra, seduto sulle ginocchia, guardandosi attorno. Quella notte era più terrificante del solito, ogni cosa lo metteva terribilmente in soggezione.
Non aveva mai sentito così tanta paura in vita sua, avrebbe voluto che sua madre corresse da lui, a consolarlo.

<<Mamma...>> piagnucolò, tremando, asciugandosi le guance già umide, con quelle dita, ormai piene di sassolini e tagli a causa della caduta <<Mamma...>> ripeté, disperato, scoppiando in un vero e proprio pianto.

Non riusciva a muoversi, sentiva qualcosa di umido scivolare lungo la gamba, e in cuor suo sapeva di essersi fatto male, e di star sanguinando. Voleva che sua madre venisse a prenderlo, a consolarlo, però San non riusciva ad alzarsi. Si era chiuso a riccio, e piangeva, nel buio non riusciva neanche più a ritrovare il suo disegno, ma sospettava che fosse inutile cercarlo, probabilmente si era rovinato.

Ci aveva messo tanta fatica, per riuscire a farlo, e adesso era tutto perduto. Se sua madre lo avesse visto in quello stato, lo avrebbe sicuramente sgridato perché correva sempre...

<<...cerchi questo?>> gli chiese qualcuno, facendogli alzare la testa. Solo in quel momento notò una persona davanti a sé, e questa aveva il suo disegno ormai bagnato e umido tra le mani. Anche se ormai era sporco e rovinato, rivederlo lo fece comunque accennare un debole sorriso. Il suo alieno misterioso, non sarebbe andato perduto in quel modo tanto imbarazzante...

<<Stai bene?>> gli chiese il ragazzo, riferendosi ovviamente alla caduta <<hai bisogno di un fazzolettino?>>

San si sorprese, per quanto gentile potesse essere il suo tono. Lo aveva immaginato in modo totalmente diverso, ma si era sbagliato, e adesso si ritrovava a guardarlo seduto a terra, con le ginocchia che probabilmente stavano perdendo sangue, e incapace di percepirne il dolore.

Stava bene, ma nonostante ciò, scosse la testa alla sua domanda. Si sentiva stordito, e confuso.

<<Passerà, non devi preoccuparti. Il dolore è temporaneo>> lo assicurò, calmo, allungandogli la mano <<non che io lo sappia, non ho molto spazio per correre in casa...>> aggiunse poi.

San si soffermò a fissare la sua mano tesa a lungo, prima di decidersi ad accettare il suo aiuto.

Nel momento esatto in cui le loro dita si toccarono, sentì che niente da quel momento in poi niente sarebbe stato più uguale a prima... c'era qualcosa di strano, in quel momento, che appesantiva l'aria.

Questo ragazzino superava sempre le sue aspettative, riuscendo a risplere più di quanto risplendesse nei suoi pensieri. Persino la sua voce era inaspettatamente attraente, formale e carina, infatti bastò questa per mettere fine alle sue paure e tranquillizzarlo. Si sentiva al sicuro, nonostante non sapesse nulla di lui.

Cosa ci faceva in giro a quell'ora? Si chiese subito dopo, scosso, e felice al tempo stesso, perché qualcuno era venuto in suo soccorso, quando pensava che invece non sarebbe arrivato nessuno.

Era tardi per camminare da soli, stava anche lui tornando a casa, e si era fermato solo perché lo aveva visto cadere e piangere? Adesso si, che si sentiva stupido, perché avava appena fatto una pessima figuraccia in sua presenza.
Erano sconosciuti, e tutto sembrava troppo sbagliato, per conoscere qualcuno. Principlamente perché si era comportato proprio come un mocciosetto, e quel ragazzo bellissimo e perfetto aveva assistito a tutta la scena.

Infatile, stupido, imbarazzante, si sentiva così.

Ma anche se San era un totale disastro in quel momento, perso ancora nei suoi singhiozzi e tremolii, lo sconosciuto gli sorrise, assicurandolo che molto probabilmente non era alla sua goffaggine che stava pensando in quel momento.

Non gli importava niente, di come appariva San, rispetto a lui. Non gli importava di quanto questo fosse poco benestante, o molto al disotto del suo livello, voleva semplicemente aiutarlo, ed era felice di poterlo fare.

Nonostante i suoi occhi fossero perennemente vuoti e intensi, notò, il suo sorriso era in realtà straordinariamente molto espressivo, e terribilmente carino.

<<Mi chiamo Choi San...>> si presentò, arrossendo, credendo di essero troppo goffo, per pensare anche solo di poter essere amico di un ragazzo così tanto superiore ai suoi soliti standard.

La debole luce dei lampioni illuminava abbastanza le strade, da permettergli di vedere al meglio il suo viso, ma questo appariva diverso dal bianco ammaliante che aveva visto, poche ore prima, quando stava andando da Wooyoung.

Non lo rendeva meno interessante, in realtà si chiedeva quante sfumature avesse, e forse era dovuto al fatto che solo adesso questo sembrava essere felice.
Fino a quel momento aveva sempre reputato che la vera bellezza fosse la rosa di Wooyoung, ma adesso gli riusciva davvero difficile staccare gli occhi da lui. Provava un'emozione nuova, mai provata prima, e sapeva solo che non potesse solo essere semplice ammirazione.

Lo confondeva, lo intimidiva, lo incuriosiva, lo ipnotizzava. Lo adorava, e non sapeva spiegarsi il perché, dal momento che non sapeva niente di lui.

<<Kang Yeosang...>> disse semplicemente, presentandosi con un debole inchino, del quale rimase sorpreso.

Era così tanto formale? Avrebbe dovuto fare lo stesso?

In altre circostanze lo avrebbe trovato quasi divertente, ma in quel momento pensò ci fosse una sorta di eleganza, in lui, ne era quasi invidioso, perché questa risplendeva ai suoi occhi.

<<Dovresti tornare a casa, San>> gli sorrise, mentre accennava al voltarsi, staccando così le loro mani da quel piacevole contatto. Non si era neanche reso conto di avergliela tenuta, per tutto il tempo <<ti staranno aspettando.>>

Furono le ultime parole che disse, prima di andarsene. Lasciandosi dietro un San, che per una qualche ragione sconosciuta, rimase comunque a guardare, mentre questo si allontanava.

"Kang Yeosang" ripeté nella sua mente, il suono di quel nome, assolutamente piacevole, così come la sua presenza, inaspettatamente rassicurante, al contrario del freddo che gli aveva trasmesso con il suo primo sguardo. Aveva addirittura dimenticato di avere paura del buio, mentre lo guardava andare via "mi piace."

Moonchild~SanSangDove le storie prendono vita. Scoprilo ora